Nella seduta di oggi, 20 aprile, a seguito dell'intervento della Presidente del Consiglio comunale Simona Lembi in ricordo di Nella Baroncini, il Consiglio comunale e il sindaco Virginio Merola hanno osservato un minuto di silenzio.
L'intervento della presidente Simona Lembi:
"Signor Sindaco, Signori consiglieri, Signore consigliere,
sono stata informata nella giornata di ieri dalla Presidente di Aned Bologna, Irene Priolo, della scomparsa, di Nella Baroncini.
Ricorderete, perché è stata ricordata anche in un altro contesto sempre in Consiglio comunale la sua figura che voglio oggi richiamare. Di origini umili, nata il 26 agosto 1925 a Bologna, collaborò fin da giovanissima nella 7.a Brigata GAP Gianni Garibaldi e nel febbraio 1944 fu arrestata dalle SS assieme a tutta la famiglia: al padre, alla madre, alle sorelle Iole e Lina. Inizialmente finirono parte di lor nel carcere di San Giovanni in Monte e altre al comando delle SS in viale Risorgimento, passarono poi nel campo di Fossoli di Carpi dove restarono tre mesi, e poi furono destinati a campi di prigionia in Germania. Le donne vennero internate a Ravensbrück il 6 agosto del 1944. Come ricorderete, abbiamo avuto modo di farlo in Consiglio comunale, raccontare la Resistenza e l'internamento delle donne nei campi di concentramento non fu cosa semplice richiese molto tempo. L'esperienza di questa famiglia ed in particolare di Nella Baroncini è stata richiamata in un libro della metà del secolo scorso di Beccaria Ridolfi/Bruzzone “Le donne di Ravensbrück. Testimonianze di deportate politiche italiane” di cui Primo Levi, in una recensione del libro, pubblicata su “La Stampa” del '78 ebbe a dire la testimonianza delle sorelle Lina e Nella Baroncini come “la più commovente: viene deportata l'intera famiglia, madre, padre e tre figlie, e nelle parole ingenue e coraggiose delle due sole superstiti affiora il dolore più atroce, quello che si prova per i famigliari che ti muoiono davanti, giorno per giorno, al di là di ogni possibile soccorso”.
Ho già detto che abbiamo già avuto modo di ricordare i una seduta solenne dedicata a questi fatti la figura di Nella Baroncini, che avevamo invitato a partecipare ma che non riuscì per ovvi motivi ad accogliere il nostro invito ma ebbe a dire qualcosa che voglio ricordare oggi, lo disse a me nel momento dell'invito, "Non raccontate di me, io sono solo una delle tante, raccontate quei fatti". E allora voglio raccontare parte della sua storia, quella in cui il 24 febbraio del 1944 la sua famiglia fu interamente deportata, il padre padre perse la vita ad Hartheim, vicino a Mauthausen, le donne a Ravensbrück. "Non ci volle molto - ebbe a dire della sua esperienza Nella Baroncini - a capire la realtà: tutt'attorno vedemmo subito masse di donne di ogni età, ridotte a pelle e ossa. Ci fecero la doccia, poi ci denudarono tutte, ci passarono in rassegna, poi ci diedero due stracci per coprirci un po’ e ci misero nelle baracche e ci numerarono; io avevo il numero 49553. Ci ammalavamo tutte. Ci dissero che eravamo già state destinate ai forni crematori e non c’era che da aspettare il turno, ormai vicinissimo: non volevano lasciare testimoni. E invece una mattina, sentii un gran trambusto di fuori e infine arrivarono i russi. Era il 30 aprile 1945. A casa trovai Lina e fu una grande gioia. Ma ormai la nostra famiglia era distrutta: papa, mamma e Jole avevano finito la loro vita nell'inferno nazista.”
Voglio a nome del Consiglio comunale esprimere le nostre più sentite condoglianze ai familiari della signora Baroncini in particolare alla nipote Giorgia Poli. Per questo invito il Consiglio comunale di Bologna a tenere un minuto di silenzio in memoria della signora Baroncini".