Progetto "Bologna Si-Cura", i richiedenti asilo si impegnano a tutelare il decoro della città

Hanno cominciato la loro attività il 2 luglio nei luoghi più frequentati del centro storico di Bologna, dove si concentrano le energie per la rigenerazione urbana e per incentivare la frequentazione corretta degli spazi pubblici: piazza Verdi, piazza San Francesco e il Parco della Montagnola. Sono i primi 30 richiedenti asilo, provenienti da Nigeria, Burkina Faso, Gambia, Biafra, Senegal, Guinea, Pakistan e Costa D’avorio e accolti nel progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), che si sono offerti per attività di volontariato sul territorio, grazie al progetto Bologna Si-Cura, che promuove l'integrazione e la collaborazione civica per migliorare la qualità della convivenza e il decoro urbano. Si tratta di 27 ragazzi e 3 ragazze, di età compresa tra i 18 e i 31 anni, che hanno deciso di dare una mano alla comunità che li sta accogliendo nella loro fuga da situazioni di guerra e povertà e lavoreranno a fianco delle associazioni già attive e alle Gev (Guardie Ecologiche Volontarie).

Dopo i primi incontri di formazione a fine giugno, serviti anche a fare squadra, i volontari richiedenti asilo sono partiti da piccoli interventi di cura e pulizia dei beni e degli spazi comuni urbani, ma presto potranno anche occuparsi della pulizia dei graffiti, dopo un'ulteriore fase di formazione.
Il progetto Bologna Si-Cura è guidato dagli assessori comunali alla sicurezza urbana integrata, Alberto Aitini, e al welfare, Giuliano Barigazzi, in collaborazione con Asp Città di Bologna e dopo questa prima sperimentazione si estenderà a tutto il centro storico, ai parchi pubblici e alle periferie dei quartieri, coinvolgendo fino a 150 volontari.
I richiedenti asilo partecipano alle attività in modo volontario e gratuitamente, così come per i cittadini italiani che svolgono le stesse attività. Il progetto è finanziato con risorse comunali per i circa 10.000 euro dei costi assicurativi obbligatori e per la formazione. Altre risorse saranno investite tramite il fondo Fami (Fondo Asilo Migrazione Integrazione) per l’estensione del progetto e per la fornitura di attrezzature e prodotti, come avviene per tutte le altre esperienze di collaborazione civica volontaria.