L’ambiente in città
Statistiche in breve -  10 gennaio 2001


Informazioni e chiarimenti
Dipartimento delle statistiche sociali Progetto Metodologie e statistiche ambientali
Via A. Ravà, 150 – 00142 Roma
Mara Cammarrota
Tel. +39 06.5952.4378


Con l"Osservatorio ambientale sulle città", l’Istat raccoglie ogni anno, a partire dal 1996, dati ambientali a livello locale. In particolare, per i comuni capoluogo di regione, elabora indicatori su inquinamento atmosferico e acustico, rifiuti, trasporti, acqua, energia, verde urbano.
Dai risultati del 1998 emerge una crescente sensibilizzazione degli amministratori comunali attorno a tali problematiche, confortata da iniziative per la dotazione di strumenti di tutela per l’ambiente.

Grafico 1 – Densità di popolazione in alcuni comuni – Anno 1998 (abitanti per km2)

Fonte: Istat

Complessivamente, i 22 comuni presi in esame rappresentano l’1,63% del territorio italiano e circa 10 milioni di persone, pari al 18% della popolazione totale del paese. La densità massima si registra nel comune di Napoli con 8.699 abitanti per km2. Quella minima nel comune di L’Aquila, con 149 abitanti per km2.

Nel 1998, la quasi totalità dei comuni dispone di centraline di monitoraggio della qualità dell’aria.

Gli interventi di bonifica da rumore sono sempre più frequenti, sebbene soltanto in cinque casi risulta approvato un piano di zonizzazione acustica. Torino e Firenze hanno provveduto alla posa in opera di asfalto fonoassorbente. Bologna, Roma e Torino hanno eretto barriere autostradali antirumore. Nel comune partenopeo sono stati realizzati interventi per l'insonorizzazione di trasformatori della centrale ENEL e per il rumore aeroportuale.

La percentuale di popolazione servita dalla raccolta differenziata è pari al 100% in quasi tutti i comuni; fanno eccezione Ancona (99,4%), Campobasso (90%) e Potenza (70,9%).
 
 

Inquinamento atmosferico

Le amministrazioni comunali, delegate al controllo della qualità dell’aria, hanno organizzato sul territorio di loro competenza un sistema di punti fissi di rilevamento ("stazioni" o "centraline") per valutare la rispondenza dello stato dell’aria agli standard di qualità definiti dalla legislazione vigente. Le reti di rilevamento si stanno estendendo all’intero territorio nazionale. Inoltre, è stato ampliato il numero delle sostanze inquinanti da monitorare: benzene, toluene, xileni e PM10 (particolato con diametro inferiore ai 10 micron) e PAN (perossiacelnitrato).

Alla fine del 1998 sono soltanto quattro i comuni sprovvisti di centraline per rilevare l’inquinamento atmosferico.

Sono sempre più numerose le sostanze inquinanti sotto controllo: se nel 1996 soltanto Trento provvede a rilevare il benzene, due anni dopo fanno altrettanto dodici comuni su ventidue. Nello stesso periodo passano da due a nove i comuni che monitorano toluene e xileni.

Le centraline non sono dislocate in modo uniforme sul territorio comunale; ad Aosta se ne trovano 28,1 per 100 km2; a Milano 12,1 mentre a Roma si rileva il valore più basso (0,9 per 100 Km).

Un altro indicatore dell’inquinamento atmosferico è rappresentato dalle giornate di superamento dei livelli di attenzione ed allarme per i principali inquinanti. La legislazione vigente prevede una serie di provvedimenti che le autorità locali devono adottare in simili casi, oltre a predisporre piani di intervento preventivi. Il provvedimento più adottato in situazioni di emergenza è la limitazione del traffico, cui se ne aggiungono altri a lungo termine quali il controllo dei gas di scarico, il potenziamento dei trasporti pubblici o la creazione di nuove zone pedonali.

Tra i ventidue comuni esaminati soltanto cinque, nel corso del 1998, hanno predisposto giornate di blocco del traffico (Torino, Genova, Firenze, Roma e Napoli). A Napoli su 78 giornate di blocco del traffico soltanto 3 sono state determinate da superamenti dei livelli di allarme, mentre le rimanenti rappresentano interventi preventivi effettuati in modo sistematico durante la settimana.

Tavola 1 – Indicatori per l’inquinamento atmosferico in alcuni comuni – Anno 1998
 

COMUNI Centraline per 100.000 abitanti Centraline per 100 Km2 Numero di inquinanti rilevati Numero di giornate di superamento dei livelli di attenzione Numero di giornate di superamento dei livelli di allarme Numero di giornate di blocco del traffico

SO2

Pts

NO2

CO

O3

SO2

Pts

NO2

CO

O3

Torino

1,0

6,9

5

-

214

27

9

9

-

40

-

-

-

2

Aosta

17,2

28,1

8

2

80

2

2

-

-

4

-

-

-

-

Milano

1,7

12,1

6

-

-

12

2

54

-

-

-

-

1

-

Bolzano- en

4,1

7,6

8

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

Trento

3,8

2,5

10

-

-

-

-

6

-

-

-

-

-

-

Venezia

2,7

1,7

9

-

31

5

13

42

-

-

-

-

-

-

Trieste 

3,7

9,5

7

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

Genova

4,1

10,7

9

-

-

-

-

36

-

-

-

-

-

3

Bologna

1,6

4,3

7

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

Firenze

2,1

7,8

8

-

-

4

1

28

-

-

-

-

-

5

Perugia

5,2

1,8

8

-

12

-

30

3

-

-

-

-

-

-

Ancona

3,0

2,4

6

.

1

.

.

.

-

1

-

-

-

-

Roma

0,5

0,9

5

-

-

1

11

82

-

-

-

-

-

2

L'Aquila

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

Campobasso

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

Napoli

0,9

7,7

5

-

-

50

4

26

-

-

3

-

-

78

Bari

1,8

5,2

7

-

1

8

5

1

-

-

1

-

-

-

Potenza(*)

5,8

2,3

9

….

….

….

….

….

….

….

….

….

….

-

Catanzaro

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

Palermo

1,0

4,4

9

-

41

56

24

14

-

1

1

-

-

-

Catania

5,0

9,4

13

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

Cagliari

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

Fonte: Istat, Osservatorio ambientale sulle città
(*) A Potenza sono in funzione 4 centraline a partire dal mese di gennaio 1999.
 
 

Inquinamento acustico

Malgrado esista una vera emergenza "decibel", l’attenzione delle amministrazioni locali verso il problema dell’inquinamento acustico è tuttora contenuto. I sistemi di rilevazione sono assenti in molti comuni, né si è provveduto ad avviare la zonizzazione acustica o a predisporre piani di risanamento acustico. Tra i 22 comuni analizzati soltanto 5, almeno fino ai primi mesi dell’anno 2000, hanno approvato la zonizzazione acustica, mentre altri 16 hanno avviato i lavori.

Nessuno ha ancora approvato un piano di risanamento acustico ma la maggioranza dei comuni, nel 1998, ha formalizzato un progetto in tale direzione.

Nel 1998, Torino e Firenze hanno realizzato interventi di bonifica da rumore con la posa in opera di asfalto fonoassorbente; sempre Torino, oltre a Bologna e Roma, ha eretto barriere autostradali antirumore, mentre a Napoli sono stati realizzati interventi per l'insonorizzazione di trasformatori della centrale ENEL e per il rumore aeroportuale.

Data la carenza di rilevazioni sistematiche e tenendo presente che la valutazione del rumore è largamente soggettiva, l’inquinamento acustico può essere studiato alla luce di alcuni indicatori indiretti. Ad esempio, il numero di richieste di intervento da parte della popolazione legate a disturbi da rumore, quali il traffico stradale e quello ferroviario, le discoteche e i circoli musicali, le attività industriali ed artigianali. A Milano, dove si registra il valore più elevato relativamente ai comuni analizzati, la maggior parte delle segnalazioni della popolazione é legata a schiamazzi e rumore provocati dai vicini, a Bologna alle discoteche e ai circoli musicali, a Napoli al traffico stradale.

Un altro indicatore è dato dal numero di sanzioni contestate per la violazione delle norme sulla limitazione dei rumori e sull’uso dei dispositivi di segnalazione acustica inserite nel codice stradale. A Napoli si rileva il maggior numero di multe rispetto ai veicoli circolanti (circa 296 ogni 100.000 veicoli); seguono Roma (156) e Trieste (circa 108 multe ogni 100.000 veicoli).

Tavola 2 – Indicatori per l’inquinamento acustico in alcuni comuni – Anno 1998
 

COMUNI

Centraline fisse per il monitoraggio del rumore

Campagne di monitoraggio

Interventi di bonifica 
dal rumore

Autorizzazioni rilasciate per attività temporanee per 100 km2

Richieste di intervento per 100.000 abitanti

Multe art. 155-156 C.d.S.

per 100.000 veicoli

Numero  Km
Torino

1

-

2

1,5

59,2

12,0

85,2

Aosta

-

1

-

-

519,4

23,0

….

Milano

-

-

-

-

135,4

1539,9

49,3

Bolzano-Bozen

1

-

1

0,4

9,6

94,8

73,5

Trento

-

1

-

-

216,6

15,4

107,5

Venezia

-

11

3

4

3,7

16,5

….

Trieste 

-

-

-

-

421,4

8,3

108,3

Genova

4

-

-

-

1.167,5

58,6

65,9

Bologna

2

2

1

2,4

1.615,1

617,3

41,5

Firenze

-

-

1

1,2

20,5

55,2

53,0

Perugia

-

-

-

-

18,2

34,1

10,3

Ancona

-

1

-

-

81,6

69,0

61,2

Roma

-

1

2

….

….

4,7

155,9

L'Aquila

-

1

-

-

25,9

80,4

29,6

Campobasso

-

-

-

-

-

-

0,0

Napoli

7

-

2

….

….

220,4

295,9

Bari

-

-

-

-

35,3

26,8

45,9

Potenza

-

1

-

-

….

2,9

0,0

Catanzaro

-

-

-

-

9,9

-

0,0

Palermo

6

-

-

-

129,0

5,4

59,6

Catania

-

1

-

-

479,9

14,7

71,7

Cagliari

-

-

-

-

-

-

10,1

Fonte: Istat, Osservatorio ambientale sulle città
 
 

Rifiuti

Nel 1998, il carico di rifiuti immessi nell’ambiente risulta particolarmente preoccupante per Venezia e Trento, che ne hanno prodotti rispettivamente 649,9 e 614,8 kg per abitante. Catanzaro si pone all’ultimo posto in questa graduatoria, con 420,6 kg di rifiuti pro-capite.

La percentuale di popolazione servita dalla raccolta differenziata è, in quasi tutti i comuni, pari al 100%, ad eccezione di Ancona (99,4%), Campobasso (90%) e Potenza (70,9%).

Milano è il comune in cui si raccoglie la più alta quantità di rifiuti differenziati (159,1 kg per abitante); Cagliari, Napoli e Catania presentano la raccolta più bassa.

Tavola 3 – Indicatori per i rifiuti in alcuni comuni – Anno 1998
 

Rifiuti urbani (kg. per abitante) Raccolta differenziata sul totale della raccolta (%) Numero di contenitori per la raccolta dei rifiuti urbani (a)
COMUNI

Raccolta indifferenziata

Raccolta differenziata

Raccolta selettiva

Totale

Per 1000 abitanti

Per km2

Torino

423,6

78,6

0,2

502,4

15,6

45,9

320,7

Aosta

431,5

65,0

0,6

497,1

13,1

48,8

79,5

Milano

366,6

159,1

0,4

526,1

30,2

61,1

437,9

Bolzano-Bozen

398,5

83,6

1,7

483,8

17,3

31,6

58,6

Trento

553,4

60,9

0,5

614,8

9,9

72,4

47,8

Venezia

525,9

123,6

0,4

649,9

19,0

24,1

15,3

Trieste 

419,0

39,5

0,3

458,7

8,6

32,4

83,4

Genova

444,1

37,5

0,1

481,7

7,8

30,7

81,0

Bologna

475,0

79,9

0,2

555,0

14,4

39,3

106,8

Firenze

519,6

81,9

0,3

601,9

13,6

31,1

114,4

Perugia

487,8

99,8

2,2

589,8

16,9

24,7

8,5

Ancona

507,3

52,4

0,3

560,0

9,4

32,5

25,9

Roma

489,6

22,2

0,1

511,9

4,3

28,8

59,4

L'Aquila

433,4

32,4

0,1

465,9

7,0

26,7

4,0

Campobasso

502,0

6,7

0,1

508,8

1,3

27,1

25,1

Napoli

559,2

3,0

0,1

562,3

0,5

15,9

138,6

Bari

518,3

19,7

0,1

538,1

3,7

27,8

79,3

Potenza

391,5

38,4

0,0

429,9

8,9

28,0

11,2

Catanzaro

400,0

20,6

0,0

420,6

4,9

37,8

33,0

Palermo

584,3

11,1

0,1

595,5

1,9

18,9

81,8

Catania

559,6

5,0

0,0

564,7

0,9

15,8

29,6

Cagliari

559,0

1,6

0,1

560,8

0,3

28,8

56,4

Fonte: Istat, Osservatorio ambientale sulle città

  1. Nel calcolo degli indicatori sono stati considerati i contenitori per la raccolta indifferenziata, differenziata e selettiva. Non sono stati inclusi altre tipologie di contenitori quali, ad esempio, i cestini gettacarte o trespoli.

Il decreto Ronchi del febbraio 1997 ha stabilito che in ogni ambito territoriale ottimale deve essere assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti prodotti, pari al 15% entro due anni dall’entrata in vigore del decreto, al 25% entro 4 anni e al 35% a partire dal sesto anno. I limiti posti dal decreto Ronchi sono già stati raggiunti o sono in via di raggiungimento a Milano (30,2%), Venezia (19%), Bolzano (17,3%), Perugia (16,9%) e Torino (15,6%). Tuttavia, nel calcolo dell’indicatore non vengono considerate le quantità di rifiuti oggetto di raccolta selettiva, ad esempio, pile e farmaci scaduti. Essi, infatti, non rispondono alla definizione di raccolta differenziata prevista dalla legislazione perché non destinati al riutilizzo, al riciclaggio o al recupero di materia prima.

Tra il 1996 e il 1998 la raccolta differenziata cresce in quasi tutti i comuni. In particolare, Bari, Potenza, Palermo e Cagliari, pur non raggiungendo ancora tali limiti, fanno registrare un significativo incremento.

La carta e il vetro sono stati i primi materiali ad essere raccolti in modo differenziato. Attualmente la raccolta differenziata interessa nuovi materiali e in 11 dei 22 comuni presi in esame essa comprende anche i rifiuti organici. A Milano questi ultimi rappresentano il 34% della raccolta differenziata totale.

Il numero dei contenitori per abitante utilizzati per le varie tipologie di raccolta - indifferenziata, differenziata e selettiva – è particolarmente basso a Catania e Napoli (circa 16 contenitori per 1000 abitanti), mentre Trento (72 ogni 1000 abitanti) si colloca in testa alla graduatoria. Milano detiene invece il primato sul territorio, con 438 contenitori ogni 100 km2.

Grafico 2 - Raccolta differenziata – Anni 1996 e 1998 (percentuale rispetto al totale della raccolta di rifiuti)

Fonte: Istat, Osservatorio ambientale sulle città
 
 

Consumi di acqua ed energia

I consumi di risorse, quali acqua ed energia, rappresentano importanti indicatori di pressione ambientale.

I consumi di acqua per uso domestico pro-capite mostrano valori piuttosto eterogenei fra i comuni analizzati, con Firenze attestata sul valore minimo (45,6 m3 per abitante) e Torino (100,3 m3) su quello massimo. La causa di tale disomogeneità territoriale può essere individuata sia nelle condizioni di offerta del servizio sia nelle preferenze manifestate dai consumatori.

Lo stesso accade per i consumi di energia elettrica e di gas, la cui eterogeneità tra i comuni è legata tanto a motivi strutturali, ovvero a condizioni ambientali, quanto a cause soggettive connesse con le preferenze e i modelli di consumo individuali.

Tavola 4 – Consumi di acqua ed energia– Anno 1998
 

COMUNI

Consumi di acqua per uso domestico (m3/ab.)

Consumi di energia elettrica per uso domestico (Kwh/ab.)

Consumi di gas per uso domestico e per riscaldamento (m3/ab.)

Torino

100,3

1122,5

524,2

Aosta

67,8

1412,3

116,6

Milano

….

1224,6

603,7

Bolzano-Bozen

65,1

1123,4

664,9

Trento

72,6

1067,7

587,4

Venezia

68,0

1062,1

701,8

Trieste

62,7

1116,2

482,9

Genova

83,8

1023,5

458,2

Bologna

69,9

1233,0

667,7

Firenze

45,6

1191,0

482,6

Perugia

64,1

1056,9

419,1

Ancona

66,9

975,2

593,5

Roma

85,8

1309,4

316,6

L'Aquila

64,9

946,2

522,5

Campobasso

51,6

796,6

443,3

Napoli

72,7

1058,6

153,2

Bari

55,3

1093,4

199,8

Potenza

76,0

809,8

333,1

Catanzaro

75,1

959,2

182,8

Palermo

57,7

1180,2

46,0

Catania

72,4

1072,4

38,7

Cagliari

69,2

1491,7

13,0

Fonte: Istat, Osservatorio ambientale sulle città.
 
 

Verde urbano

La disponibilità di aree verdi viene considerata uno degli elementi che migliora la vivibilità e la qualità dell’ambiente urbano. I dati rilevati dall’Osservatorio si riferiscono al verde di gestione comunale.

Torino, Bologna e Palermo offrono aree più vaste di verde rispetto alla superficie comunale. Considerando la disponibilità di verde per abitante, la maggior parte dei comuni, tra cui Catanzaro, Perugia, Bologna ed Ancona, registra valori ben al di sopra dei 9 m2 che costituiscono lo standard minimo (verde di sosta; verde delle circoscrizioni attrezzato con giochi per bambini, campi polivalenti, piste ciclabili; verde delle ville storiche e verde archeologico) previsto dal DM 1414 del 2 aprile 1968. Soltanto sei comuni si collocano sotto tale standard.

Tuttavia, la quantità complessiva di verde è svincolata dalla qualità e dalle possibilità di fruizione da parte dei cittadini. In primo luogo perché tipologie diverse di verde - attrezzato, parchi urbani, di ville storiche o di arredo - assolvono funzioni diverse, che vanno dalla semplice soddisfazione del piacere estetico alla possibilità di godimento del tempo libero all’interno delle città o nelle immediate vicinanze. Inoltre, la concentrazione del verde in alcune zone a scapito di altre modifica in maniera rilevante le possibilità e le modalità di fruizione del verde stesso. Per i comuni con una dotazione di verde inferiore al minimo previsto, occorrerebbe, infine, considerare le aree non gestite dal comune o quelle localizzate in prossimità del comune stesso.

I parchi urbani rappresentano la metà di tutto il verde presente nei comuni e, in alcuni casi, esauriscono quasi completamente la superficie verde nel territorio comunale. È questo il caso di Palermo dove un unico parco, quello della Favorita, copre l’86,5% di tutto il verde comunale; o di Catanzaro, dove i parchi urbani coprono l’81,6% di tutta la superficie comunale. Il verde attrezzato, ovvero la tipologia di verde più facilmente fruibile dai cittadini anche a livello circoscrizionale, costituisce il 52,4% della superficie verde di Venezia e il 43% di quella di Bari e L’Aquila. A Bologna, Ancona e Bolzano si registra, invece, il maggior spazio verde attrezzato pro-capite.

Tabella 5 – Indicatori per il verde urbano in alcuni comuni – Anno 1998
 

Disponibilità di verde urbano per tipologia (m2 per abitante)

COMUNI

Verde attrezzato

Parchi urbani 

Verde storico

Aree di arredo urbano

Aree speciali 

Totale

Densità di verde urbano rispetto alla superficie comunale

(valori percentuali)

Torino

3,3

5,4

0,5

0,8

3,3

13,3

10,1

Aosta

1,3

3,3

-

3,4

-

7,9

1,3

Milano

1,8

3,1

0,8

2,0

1,4

9,1

6,7

Bolzano-Bozen

7,7

-

-

1,2

8,4

17,3

3,5

Trento

6,8

3,0

0,8

4,0

5,7

20,4

1,4

Venezia

6,4

1,6

0,1

0,5

2,9

11,5

0,8

Trieste 

0,5

7,8

0,5

0,2

1,2

10,3

3,0

Genova

0,8

18,7

1,4

0,5

0,2

21,5

5,9

Bologna

9,3

9,7

-

3,4

6,5

28,9

8,1

Firenze

4,3

1,6

2,3

0,3

4,8

13,2

5,0

Perugia

5,5

18,8

0,4

8,8

2,9

36,4

1,3

Ancona

8,3

13,6

3,3

….

-

25,3

2,3

Roma

2,2

6,2

2,1

1,3

0,3

12,1

2,7

L'Aquila

3,8

1,4

-

1,1

0,3

6,7

0,1

Campobasso

0,6

3,1

0,5

0,3

0,6

5,1

0,5

Napoli

0,2

0,5

0,1

0,4

0,8

2,1

1,8

Bari

1,3

-

0,4

0,8

0,4

2,8

0,8

Potenza

0,3

6,6

0,3

0,2

2,8

10,2

0,4

Catanzaro

0,1

41,8

0,3

0,0

8,8

51,0

4,5

Palermo

0,6

14,6

0,4

0,3

0,9

16,8

7,3

Catania

0,1

1,8

0,2

1,2

0,5

3,8

0,7

Cagliari

3,1

2,3

1,2

3,3

11,7

21,5

4,3

Fonte: Istat, Osservatorio ambientale sulle città
 
 

Mobilità

Il mezzo di trasporto privato, scelto dalla maggioranza degli italiani per i loro spostamenti quotidiani, è il maggior responsabile del traffico e dell’inquinamento atmosferico ed acustico.

Nei 22 comuni presi in esame risultano circolanti circa 7,7 milioni di veicoli, di cui 6,2 milioni di autovetture. Il tasso di motorizzazione raggiunge le 67,5 autovetture ogni 100 abitanti a Perugia, 66,6 a Roma e 66,0 a Milano. L’occupazione del suolo si attesta sulle 5.543 autovetture ogni km2 di territorio comunale a Napoli, 4.732 a Milano e 4.521 a Torino. Tralasciando Venezia dove comunque si registrano 42,1 autovetture ogni 100 abitanti, il comune che presenta la situazione migliore è Genova, con 47,9 autovetture per 100 abitanti e L’Aquila, con 92 autovetture per km2.

Analizzando le autovetture circolanti per tipologia di alimentazione ed anzianità, variabili rilevanti per le emissioni inquinanti prodotte, si osserva che soltanto il 13,9% delle autovetture a benzina presenti a Napoli sono alimentate con benzina senza piombo, a fronte del 40,4% delle autovetture circolanti nel comune di Firenze. D'altra parte la composizione per classi di anzianità conferma che il 59% delle autovetture circolanti a Napoli ha un'anzianità superiore ai 10 anni rispetto al 23,6% delle auto di Firenze. Qui gli incentivi statali alla rottamazione hanno favorito il rinnovo tecnologico del parco veicoli e l'aumento delle autovetture dotate di dispositivi catalitici.

La diffusione dei motoveicoli risulta ancora molto ridotta. A Genova si registrano 12,9 motoveicoli ogni 100 abitanti, seguono Trieste (9,0), Firenze (8,8) e Ancona (8,4). Potenza e Campobasso presentano i valori più bassi, rispettivamente pari a 2,8 e 3,1 motoveicoli ogni 100 abitanti.

In base alle direttive emanate dal Ministero dei Lavori Pubblici di concerto con il Ministro dell’ambiente, i comuni con popolazione residente superiore a 30.000 abitanti, o comunque interessati da rilevanti problematiche di circolazione stradale, sono tenuti ad adottare i Piani Urbani del Traffico (PUT). Tuttavia, alla fine del 1998 soltanto 10 dei 22 comuni considerati hanno approvato il PUT: Roma e Trento hanno regolarizzato tale adempimento nel corso del 1999.

Più frequentemente i comuni attuano provvedimenti specifici e parziali per scoraggiare gli spostamenti in automobile. Rispetto alle auto circolanti Venezia, Bologna e Perugia presentano l’offerta maggiore di parcheggi in corrispondenza di trasporti pubblici, mentre Bologna e Torino dispongono del maggior numero di posti auto a pagamento ogni 1000 autovetture circolanti.

Nel 1998 la superficie di aree pedonali raggiunge 78 m2 a Firenze, 32 m2 a Bari e 29 m2 a Napoli. Le zone a traffico limitato, calcolate per 100 km2 di territorio comunale, risultano elevate ad Ancona, Perugia, Roma e Napoli.

La politica di tariffazione del suolo pubblico per la sosta dei veicoli è stata affiancata da ulteriori iniziative volte al controllo e alla gestione del traffico urbano. Il controllo telematico del traffico mediante impianti semaforici centralizzati è stato realizzato a Torino, Trento, Genova, Roma, Ancona e Bari, mentre a Roma, Firenze, Bologna e Napoli é in fase di avanzata sperimentazione il controllo elettronico degli accessi alle zone a traffico limitato. A Firenze è attivo un sistema di gestione del parco autobus. Iniziative particolarmente innovative sono in corso di implementazione a Genova, dove è stata costruita una piattaforma software per le simulazioni del traffico cittadino e a Roma, dove si prevede l’utilizzo sperimentale delle spire di rilievo dei flussi di traffico. Infine, a Roma e a Napoli è stato introdotto un servizio di taxi collettivo gestito dai privati ed alcuni autobus elettrici per il trasporto pubblico circolano a Roma e a Firenze.

Tavola 6 – Indicatori ambientali per la mobilità in alcuni comuni – Anno 1998
 

COMUNI Numero di autovetture per 100 abitanti Numero di autovetture per km2

Numero di autovetture alimentate a benzina verde per 100 abitanti 

Numero di posti auto per 1.000 autovetture circolanti
a pagamento in parcheggi di corrispondenza 
Torino

64,7

4521

24,5

71,4

-

Aosta

….

….

….

….

….

Milano

66,0

4732

24,2

16,3

12,4

Bolzano-Bozen

56,9

1056

21,6

32,4

27,2

Trento

58,1

383

22,8

15,7

-

Venezia

42,1

268

14,1

14,7

107,9

Trieste

52,7

1359

21,2

7,4

4,4

Genova

47,9

1261

18,2

6,5

1,6

Bologna

58,5

1589

23,2

108,5

35,7

Firenze

59,0

2171

23,8

32,4

4,3

Perugia

67,5

233

20,5

12,3

28,2

Ancona

62,4

497

23,4

-

7,3

Roma

66,6

1371

20,2

22,4

5,5

L'Aquila

61,9

92

18,8

18,6

-

Campobasso

54,4

504

12,7

57,1

-

Napoli

63,7

5543

8,8

29,2

3,8

Bari

52,0

1483

12,6

11,8

-

Potenza

57,3

229

16,3

37,7

5,0

Catanzaro

53,2

463

15,9

-

12,6

Palermo

55,5

2400

15,1

2,6

5,9

Catania

59,3

1112

11,2

13,4

3,3

Cagliari

65,0

1274

21,4

16,5

18,4

Fonte: Istat, Osservatorio ambientale sulle città; ACI (dati provvisori)

Nota metodologica

Dal 1996 l’Osservatorio ambientale dell’Istat rileva annualmente dati per il calcolo di indicatori su inquinamento atmosferico e acustico, rifiuti, mobilità, acqua, energia e verde urbano. Le unità territoriali di riferimento sono i comuni capoluogo di regione (inclusi Trento e Bolzano), ai quali si aggiunge il comune di Catania, in quanto area metropolitana.

Gli indicatori individuati per ogni settore rispondono ai modelli predisposti a livello internazionale. In particolare, nel 1993 l’OCSE ha proposto un insieme preliminare di indicatori per l’ambiente, concepito secondo il modello PSR (Pressure, State, Response) che vede distinti pressione, effetti ambientali e risposte delle amministrazioni per ogni singola componente ambientale. Nel 1997, l’Agenzia Europea per l’Ambiente ed Eurostat hanno introdotto altri due aspetti - le cause primarie (Driving forces) e gli effetti sui diversi recettori ambientali (Impacts)- dando vita al modello DPSIR a cinque categorie (Driving forces, Pressures, State, Impacts, Responses), poste in relazione di causalità a più livelli.

Gli indicatori presentati per le diverse tematiche non sempre rispecchiano fedelmente lo schema DPSIR a causa della carenza di dati disponibili. In generale, per ciascun comune sono calcolate le pressioni generate sull’ambiente dall’uomo, come, ad esempio, i consumi di acqua, la produzione di rifiuti solidi urbani e il tasso di motorizzazione; lo stato dell’ambiente fisico - ad esempio, la disponibilità di verde urbano - e le risposte che le amministrazioni comunali hanno predisposto per migliorare la qualità ambientale delle città, quali la realizzazione della raccolta differenziata, l’adozione della zonizzazione acustica e l’introduzione di zone a traffico limitato.

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