Rappresentazioni rupestri
L'arte rupestre, ossia l'arte delle pitture su roccia, si sviluppò nella preistoria: infatti l'uomo primitivo cominciò a pitturare nelle grotte quando ancora era NOMADE; dipingeva scena di vita quotidiana e di caccia, usando strumenti da lui stesso inventati, ad esempio ossa di animali in cui il colore veniva soffiato o, successivamente, veri e propri pennelli. I colori, a base di terre pestate e mischiate a tinture vegetali e grassi animali, erano quasi sempre di tonalità calda.
Oltre a queste pitture, l'uomo dell'età della pietra usava incidere la roccia per mezzo di pietre acuminate (graffiti).
Gli uomini che eseguivano queste raffigurazioni sulle pareti delle grotte si nutrivano di bacche e frutti selvatici, ma soprattutto di animali che essi stessi cacciavano. Di conseguenza alcuni studiosi sono convinti che le pitture e i graffiti avessero un fine pratico, cioè in mancanza di un sistema di comunicazione scritta, essi servissero a tramandare di generazione in generazione tra i cacciatori informazioni visive sulle tecniche di caccia.
Altri studiosi invece ritengono, data la solennità e la forza di queste immagini, che esse fossero legate a cerimonie propiziatorie, basate sulla magia.
Un'interpretazione recente attribuisce infine alle pitture rupestri un valore religioso. Ciò proverebbe che le grotte furono dei veri e propri santuari di caccia, in una società organizzata da cacciatori.
(Manuela Morara, 4S1)