La legge come garanzia di libertà

Cicerone, Pro Cluentio* , 146


Cicerone volle esercitare la sua attività di avvocato con rigido scrupolo e in questo brano tratto dalla Pro Cluentio, una delle sue più abili orazioni giudiziarie, esprime il valore e l’importanza delle leggi nella sua società; rende evidente il fatto che lo stato si fonda sulle leggi e che è quindi indispensabile rispettarle, proprio perché queste sono il fondamento della repubblica e sono alla base della libertà e della giustizia. Asserisce poi che tutti i principi della res publica sono riposti nelle leggi; lo stato e la legge dipendono quindi l’uno dall’altra e Cicerone sottolinea questo fatto appoggiandosi su una similitudine che mette a confronto il rapporto mente-corpo e legge-stato. L’autore insiste poi su questo concetto affermando che l’intera società è subordinata alle leggi e conferma la sua tesi usando una figura retorica che stabilisce un parallelismo tra l’essere schiavi delle leggi e la libertà che da esse deriva. Cicerone quindi esalta la legge in quanto fondamento di libertà per il cittadino e vede la libertà come diritto, mostrando così un’altissima considerazione verso la legge romana.

Tu mihi concedas necesse est multo esse indignius in ea civitate quae legibus contineatur discedi ab legibus. Hoc enim vinculum est huius dignitatis qua fruimur in re publica, hoc fundamentum libertatis, hic fons aequitatis; mens et animus et consilium et sententia civitatis posita est in legibus. Ut corpora nostra sine mente, sic civitas sine lege suis partibus ut nervis ac sanguine et membris uti non potest. Legum ministri magistratus, legum interpretes iudices, legum denique idcirco omnes servi sumus ut liberi esse possimus.

Concedimi: devi ammettere che è cosa molto più indegna allontanarsi dalle leggi in quella società che sia regolata da leggi. Questo è infatti il vincolo di questa dignità della quale godiamo nella repubblica, questo è il fondamento della libertà, questa è la fonte della giustizia; la mente e l’anima, il consiglio e il parere dello stato sono posti nelle leggi. Non possono funzionare i nostri corpi senza la mente, come del resto la società senza legge non può far funzionare le sue parti, paragonabili a nervi, sangue e membra. I magistrati sono i servitori delle leggi, i giudici sono gli interpreti delle leggi; noi tutti infine dobbiamo essere servi delle leggi proprio perché possiamo essere liberi.

* Orazione del 66 a.C.; l'opera è scritta durante la sua attività di pretore.


(C. Boriani, C. Coltra, T. Cuccoli, C. Fabbri, C. Mazzanti, F. Regno)