Il braccio meccanico della pressa idraulica, disegna in area traiettorie secche e decise, afferra grandi fogli in lamiera, li fa vibrare in alto, per poi depositarli in uno stampo che li trasforma in scatole metalliche per lavatrici. Il reparto del taglio è un luogo dal torbido passato, zona di sangue in cui molti hanno aperto alla luce del sole (in questo caso sostituito da lunghe lampade al neon, anche di giorno) le loro più interne viscere. La lamiera, quel giorno, dopo essere stata sagomata produsse tre o più schegge impazzite che penetrarono, con gioia, la mia nerboruta carne.
Tratto da Omero e altri uomini illistri, ed Pendragon, 2009
/// Vincenzo Estremo
Teverola (CE)
e.durruti@gmail.com
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vincitore
Nasce a Caserta da Famiglia operaia. Nel 1999 viene iscritto all'Università di Napoli. Interessato ai fermenti del 2001; dopo il Social Forum di Napoli a Marzo, e il G8 di Genova, cambia aria. Diviene studente universitario ad Urbino. Nel 2004 inizia a scrivere.
La logica dell'automatismo scritturale, precedentemente solo soggiacente ad altre esperienze - il ricordo di canzoni inventate su ritmi mentali e poesie estemporanee - diviene il sostrato a molti dei periodi delle sue composizioni. La quotidianità, e la sfera personale inserita in contesti mentali portati a limiti narrativi, divengono la quinta scenica entro cui si muovono i personaggi. Una necessità narrativa, una scrittura democratica, che affronta la volontà di riprodurre la realtà così come è spesso immaginata.