RIFORMA MORATTI E SUPERIORI

 

 

Il 18 gennaio il Ministero ha emanato la bozza di decreto che riguarda le superiori. Esso prevede lo stravolgimento della scuola superiore, nel quadro della più vasta legge 53 del 2003 (“riforma Moratti”).

Sappiamo che la scuola superiore così com’è non va. Troppe bocciature,troppa distanza dai bisogni degli studenti. Ma la Moratti sta cambiando esattamente nella direzione opposta alle necessità:

-porta indietro l’obbligo scolastico quando dovrebbe essere portato a 18 anni;

-confonde scuola e formazione professionale, quando quest’ultima dovrebbe

essere riservata a percorsi successivi l’obbligo scolastico;

-canalizza precocemente i ragazzi quando questi avrebbero bisogno di più tempo e di più opportunità per scegliersi il proprio destino di vita, anche unificando l’attuale biennio delle superiori;

-compromette l’approccio laboratoriale e pratico della scuola, demandandola alle imprese private.

Lo scorso anno scolastico un forte movimento ha bloccato la distruzione del tempo pieno: non ha vinto, ma ha costretto la Moratti a fermarsi.

E’ ora che anche le superiori si mobilitino.

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IL DOPPIO CANALE

 

Attualmente le scuole superiori sono suddivise in una serie di indirizzi in gran parte raggruppabili in: licei, tecnici, professionali.

Nei primi hanno largo spazio le materie di “cultura generale”, mentre negli ultimi hanno più spazio le materie “professionalizzanti”. I tecnici sono a metà strada.

In ogni caso si tratta di scuole: durano cinque anni, al termine c’è un esame di stato, superato il quale si consegue un diploma che permette poi l’accesso

all’università.

Fuori dalla scuola c’è la formazione professionale.

Si tratta di corsi (della durata di 2-3 anni e che rilasciano una qualifica) prevalentemente gestiti da enti privati e che hanno il fine di preparare ad una professione. I professionali (che sono scuola) e i corsi di formazione professionale (che scuola non sono) non hanno dunque nulla in comune. Nei primi, ad esempio, le materie di cultura generale sono il doppio di quelle presenti nei secondi. La riforma cancella queste suddivisioni istituendo due canali seccamente separati: quello dei licei e quello della formazione e istruzione professionale.

Il canale liceale assorbirà gli attuali licei e, forse, una parte dei tecnici.

Il secondo canale assorbirà gran parte dei tecnici, tutti i professionali e la formazione professionale. Questo secondo canale avrà la durata di quattro anni, non rilascerà un diploma, e non darà accesso all’università. Dallo stesso Ministero è definito “terminale”.

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OGGI:

-SCUOLA:  licei, tecnici, professionali: durata di 5 anni;

al termine esame di maturità, diploma, accesso all’università

 

-FORMAZIONE E ISTRUZIONE PROFESSIONALE

 

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domani:

- licei : durata di 5 anni;

al termine esame di stato, diploma, accesso all’università

 

- formazione e istruzione professionale : durata di 4 anni;

al termine qualifica e nessun accesso all’università

 

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La riforma Moratti dunque divide la scuola e i giovani in due fasce nettamente separate.

In teoria sarebbe possibile passare da un canale ad un altro, e alla fine del secondo canale frequentare appositi moduli per sostenere un esame che consenta di accedere all’università.

Nei fatti ciò sarà impraticabile, dato che il primo canale avrà un carattere "culturale”, mentre il secondo nettamente “professionalizzante” (verrà infatti confuso con la formazione professionale) e potrà essere svolto in parte anche in regime di apprendistato, cioé senza andare a scuola. Come sarà possibile in

questo caso per uno studente acquisire la preparazione necessaria per saltare da un canale all’altro o per sostenere un esame di stato per accedere all’università?

In realtà il secondo canale sarà la scuola di serie B, regionalizzata (dunque con titoli senza validità nazionale), fortemente integrata con le aziende. Basti pensare che nella gran parte delle scuole professionali oggi i ragazzi hanno 40 ore settimanali. Nel secondo canale della Moratti invece ne avranno 30, ma un

quarto di queste non saranno obbligatorie.

Inoltre “almeno” il 25% di queste ore dovranno essere svolte in “ambito lavorativo”. Il che significa che i ragazzi iscritti a questo canale potrebbero anche non fare nessuna ora di scuola.

Tutti i ragazzi e le ragazze dovranno scegliere a 12-13 anni il proprio destino di vita: università o lavoro manuale.

 

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L’OBBLIGO SCOLASTICO

 

La riforma Moratti porta indietro l’obbligo scolastico dai 15 ai 14 anni. L’Italia è l’unico Paese al mondo che ha visto retrocedere l’età dell’obbligo.

Questa misura è già attuativa e i risultati si vedono nel calo di iscrizioni alle scuole superiori.

La Moratti confonde l’obbligo scolastico (che si fa a scuola) con l’obbligo formativo (che si può fare nella formazione professionale o lavorando in azienda come apprendisti).

Per questo afferma che lei l’obbligo l’ha portato a 18 anni. L’obbligo era stato elevato nel 1999 da 14 a 15 anni. All’epoca si temeva che ciò avrebbe portato nelle scuole una marea di studenti che non avevano voglia e che dopo un

anno avrebbero lasciato. In realtà dei 70000 ragazzi che sono stati spinti dalla nuova legge ad iscriversi, l’81% ha deciso, dopo aver assolto l’obbligo, di restare a scuola. Questo dimostra il carattere progressista dell’obbligo scolastico e la necessità che aumenti sempre più.

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L’ALTERNANZA SCUOLA LAVORO

 

La riforma Moratti prevede che a partire dai 15 anni i diplomi e le qualifiche possano essere conseguite attraverso l’alternanza scuola-lavoro o l’apprendistato.

- L’apprendistato è un contratto di lavoro che, secondo la legge 30, non prevede una quantità di ore di formazione obbligatoria da parte dell’azienda.

- L’alternanza scuola lavoro prevede che,attraverso un accordo tra scuola e azienda,lo studente possa andare a lavorare in azienda senza contratto e, si suppone, senza stipendio.

L’azienda è determinante affinché quel periodo lavorativo possa valere per lo “studente” come “credito” per ottenere la qualifica. Si può immaginare a quali possibilità di ricatto possa dar vita questa modalità.

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LA RIDUZIONE DEL TEMPO SCUOLA

 

Il decreto sulle superiori prevede la riduzione generalizzata delle ore di lezione non solo nel canale professionale, ma anche nei licei.

Qui le ore sono divise in obbligatorie (27), opzionali obbligatorie (in media 3) e opzionali facoltative.

Il decreto chiarisce che tutte queste ore devono contare sulla “dotazione di personale docente assegnato all’istituto”. Dunque le ore facoltative non sono garantite.

Oggi tutti i tecnici e i professionali e gran parte dei licei (specie quelli numerosi che hanno adottato delle sperimentazioni) offrono un tempo scuola “garantito” superiore alle 30 ore settimanali.

 

per contatti: retescuolesup@yahoo.it

 

per informarti: http://www.retescuole.net

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