I dati OCSE mettono in luce i problemi della
nostra scuola, ma lo strabismo ministeriale vede solo costi e troppo personale.
L'OCSE non assolve la Gelmini,
anzi…
11-09-2008 | Scuola
La pubblicazione dell’annuale
relazione dell’OCSE sull’educazione ha messo in luce lo stato preoccupante
della nostra scuola. La relazione del presidente Andreas
Schleicher, che ha sottolineato
l’alto numero di insegnanti della scuola italiana e i loro bassi livelli
stipendiali, in particolare è sembrata una conferma delle cose che il governo e
il Ministro Gelmini vanno dicendo in questi giorni
per giustificare lo sfoltimento delle fila del nostro corpo docente, a partire
dal ritorno al maestro unico nella scuola elementare.
La scuola elementare costa ma è buona.
In proposito c’è però da dire che Schleicher,
(il quale non ottenne la stessa attenzione alcuni anni fa, ai tempi della Moratti, quando dall’inchiesta PISA, trasse le conclusioni
che la scuola che boccia e che separa i percorsi di studio non è una buona scuola)
ha elogiato la nostra scuola elementare per i suoi buoni risultati. L’ha
elogiata pur indicando che i suoi costi e il suo
organico sono alti e l’orario dei suoi insegnanti inferiore a quelli europei.
La sua attenzione si è semmai appuntata sulla secondaria per l’alto numero di
docenti e di discipline.
Ma intervenire sulla secondaria, si sa, è più
complicato che intervenire sulla primaria: più indirizzi, più discipline,
classi di concorso ecc. ecc. E poi lì si vorrebbe la botte piena e la moglie
ubriaca, cioè al tempo stesso diplomati più
specializzati (cosa che richiede più materie specifiche) e meno professori
(cosa che si addice ad un insegnamento più generalista).
Inoltre richiede più tempo: nuovi indirizzi diversi da quelli attuali e magari
più raggruppati richiedono una mappa scolastica diversa da quella
esistente e quindi un apposito lavoro delle amministrazioni regionali,
provinciali, comunali da cui dipende la localizzazione delle scuole. Ecco
allora perché il Ministro Gelmini, in linea con la demagogia
del “tutto e presto” dei suoi colleghi di governo (e ripetendo l’errore della Moratti) ha pensato bene di volgere la sua attenzione alla
scuola elementare, che è il pezzo di scuola che va meglio, che molti nel mondo ci invidiano e che proprio non andrebbe toccato.
La percentuale spesa in
stipendi non è molto diversa dagli altri paesi.
In realtà poi i dati OCSE smentiscono la Gelmini
proprio su uno dei suoi cavalli di battaglia: quello della spesa per gli
stipendi degli insegnanti e del personale della scuola. Nei giorni scorsi, a partire dalla famigerata intervista a “Radio Anch’io” il
ministro Gelmini ha sostenuto che il 97% della spesa
del Ministero va in stipendi per gli insegnanti e per gli altri lavoratori
della scuola. Da ciò ne ha dedotto la necessità di
ridurre il numero degli insegnanti sia per ridurre la spesa in ubbidienza a Tremonti, sia, sperando con ciò di sollecitare qualche
cannibalismo in categoria, per consentire che una parte di questa riduzione (al
massimo un terzo!) venga riconvertita in stipendi più alti (magari secondo il
cosiddetto merito).
Secondo l’OCSE invece a coprire il 93,7% (non il 97%) della
spesa non sono gli stipendi, ma la cosiddetta spesa corrente. Di quest’ultima gli stipendi coprono l’80,4% (cioè il 75,33% della spesa complessiva), quelli per i soli
insegnanti il 64%. E il dato non è così straordinario perché è in linea con la
media OCSE e con la percentuale di spesa degli altri paesi, in particolare di
quelli dell’Unione Europea, visto che fanno eccezione solo
Svezia, Finlandia, Slovacchia, Polonia e Repubblica Ceca.
Insomma se il Ministero non investe in strutture e altri strumenti non è perché
la spesa per gli stipendi è alta rispetto al resto, ma perché il resto proprio
non c’è!
Ecco di seguito alcuni dati che
tutti possono verificare e approfondire sul sito della OCSE.
Roma, 11 settembre 2008