La legge "Rivola" nasce con l’ambizione dichiarata (da parte dall’allora Presidente della Giunta regionale La Forgia) di fare da apripista per la legge nazionale di parità fra scuole pubbliche e private. Gli obiettivi espliciti della legge sono:

  1. la costruzione di un sistema integrato regionale fra scuola pubblica e privata, nel quale l’offerta sia governata, indirizzata, valutata e controllata a livello delle singole regioni;
  2. l’utilizzo della leva del diritto allo studio per intervenire direttamente sul terreno dell’istruzione, introducendo il concetto di libertà di scelta educativa (art. 1, comma 2, a) onde mettere sullo stesso piano la funzione della scuola pubblica e di quella privata convenzionata.

Se la reazione di tanti cittadini, della CGIL, della UIL, sfociata nella grande manifestazione di Bologna del 17 febbraio 1999, ha portato ad un ridimensionamento del primo obiettivo, grazie ai rilievi sollevati dal Governo sull’invasione delle competenze statali in materia di istruzione, gli altri obiettivi sono stati portati avanti anche dall’ultima versione della legge stessa:

  1. La legge disciplina all’art. 8 i "requisiti per la partecipazione delle scuole non statali agli interventi per il diritto allo studio", sovrapponendosi alla legge nazionale (L: 10/3/200, n.62);
  2. La legge introduce il rimborso a posteriori delle spese scolastiche in funzione dell’entità della spesa, oltre che del reddito e del livello di scuola frequentata. In tal modo incassa di più chi spende di più (cioè chi già frequenta le scuole private) e vengono penalizzate le famiglie a basso reddito, che, avendo scarsa capacità di spesa, spendono troppo poco per avere rimborsi.
  3. La legge eroga direttamente 5 miliardi e 200 milioni all’anno a tutte le scuole materne private della regione (portando i finanziamenti annuali dello Stato, della Regione e dei Comuni a loro favore alla cifra di 56 miliardi, cioè a oltre 47 milioni per classe) e un altro miliardo alle scuole private di ogni ordine e grado per finanziare i loro progetti educativi.

I dati del primo anno di applicazione della legge (anno 1999/2000)

  1. Non è vero che la legge favorisce tutte le famiglie con redditi bassi: ricevono gli assegni l’8,2% ( 428 su 5.200) del totale degli alunni delle private e solo il 4,7% (6343 su 134.000) di quelli della pubblica. A meno che non si dimostri che la maggioranza delle famiglie bisognose manda i figli alle scuole private (sic !) è evidente che la legge ha favorito l’utenza delle private.
  2. Solo 3.700 studenti dei 14.000 con redditi famigliari sotto i 30 milioni hanno ricevuto contributi, mentre con la legge precedente potevano usufruire di borse di studio, indipendenti dalle spese. Con la nuova oltre 10.000 studenti bisognosi non hanno ricevuto neanche una lira.
  3. Gli alunni delle private, che sono solo il 3,7% del totale ricevono un contributo medio più che doppio (1.800.000) di quello degli alunni pubblici (860.000), pari al 12% della cifra complessiva erogata, cioè pari a 800 milioni contro 5,6 miliardi.

Con la recente delibera applicativa per l’anno 2000/2001 la Giunta regionale cerca di correggere le distorsioni della legge, introducendo un rimborso forfetario di 720.000 lire per tutti gli studenti interessati. Nel contempo però applica la Legge nazionale, che prevede borse di studio di pari importo per gli alunni con reddito famigliare sotto i 30 milioni in modo distorto, prevedendo anche per gli alunni delle scuole elementari e medie il rimborso delle spese di iscrizione. In tal modo anche nella scuola di base si creeranno differenze nell’entità dell’assegno a favore degli alunni delle private.

C’è un solo modo per correggere le distorsioni della legge: eliminare dal testo i rimborsi delle rette, in modo che gli assegni siano uguali per tutti a parità di reddito e di grado di scuola.

Occorre poi abrogare oltre ai finanziamenti indiretti ogni finanziamento diretto alle scuole private.

Questi risultati si possono ottenere solo se verrà approvato dalla maggioranza dei cittadini della regione il referendum abrogativo parziale proposto da 60.000 elettori della regione nel marzo 2000, che si svolgerà a novembre del 2001.