Comunicato stampa

Nel merito dei dati del secondo anno di applicazione della legge n. 10/99 (anno 2000/2001) rileviamo che:
1) Anche la seconda applicazione della legge ha favorito gli studenti della scuola privata: ricevono gli assegni il 10% ( 519 su 5.200) del totale degli alunni delle private e solo l'8% (10.755 su 134.000) di quelli della pubblica (statale +enti locali). Secondo la legge "Rivola" la maggioranza delle famiglie bisognose manda i figli alle scuole private (sic !).
2) Solo 7.000 studenti dei 14.000 con redditi famigliari sotto i 30 milioni hanno ricevuto contributi, mentre con la legge del 1983 potevano usufruire di borse di studio, indipendenti dalle spese;
3) A parità di reddito ed di livello di scuola frequentata, gli alunni delle private, che sono solo il 3,7% del totale ricevono un contributo medio più alto del 50% (1.900.000) di quello degli alunni pubblici (1.300.000), pari al 7% della cifra complessiva erogata, cioè pari a 1 miliardo;
4) E' stata applicata la Legge nazionale n. 62/2000, che prevede borse di studio di pari importo per gli alunni delle scuole elementari e medie con reddito famigliare sotto i 30 milioni, in modo distorto, prevedendo anche per tali alunni il rimborso delle spese di iscrizione (rette). In tal modo anche nella scuola di base si sono create differenze nell'entità dell'assegno a favore degli alunni delle private: alle medie gli alunni del privato ricevono in media 485.000 contro le 400.000 degli studenti del pubblico.
5) La legge eroga direttamente 5 miliardi e 200 milioni all'anno a tutte le scuole materne private della regione (portando i finanziamenti annuali dello Stato, della Regione e dei Comuni a loro favore alla cifra di 56 miliardi, cioè a oltre 50 milioni per classe) e un altro miliardo alle scuole private di ogni ordine e grado per finanziare i loro progetti educativi.

Detto questo prendiamo atto che la seconda applicazione ha migliorato la situazione di discriminazione ai danni di chi frequenta la scuola pubblica.
Questo è un primo effetto delle 60.000 firme di cittadini della regione che hanno chiesto il referendum proprio per eliminare questa disparità di trattamento.
Se però oggi la maggioranza in Regione afferma di voler cambiare la legge evidentemente riconosce che è proprio questa che non va e che non basta intervenire sulla circolare applicativa.
Per invertire la strada intrapresa dal 1995 tesa a favorire la scuola privata a danno di quella pubblica occorre:
a) eliminare dal testo il rimborso delle spese sostenute, in modo che gli assegni siano uguali per tutti a parità di reddito e di grado di scuola;
b) eliminare ogni finanziamento diretto alle scuole private, che è incostituzionale, tanto è vero che proprio di ciò si occuperà la Corte Costituzionale il prossimo 10 luglio, quando discuterà la legittimità della Legge regionale dell'Emilia Romagna del 1995, madre della Legge Rivola;
c) reinvestire risorse consistenti a favore della scuola pubblica (servono centinaia di miliardi per la messa a norma degli edifici, occorrono investimenti nelle nuove tecnologie, occorre aprire nuove scuole dell'infanzia pubbliche per eliminare le attuali liste d'attesa e accogliere l'aumento demografico in atto…..)
Questi risultati si possono ottenere se verrà approvato dalla maggioranza dei cittadini della regione il referendum abrogativo parziale proposto da 60.000 elettori della regione nel marzo 2000, che si svolgerà il 18 novembre del 2001.

Bologna 29 giugno 2001