Seminario n. 1

“Autonomia scolastica e sistema nazionale dell’istruzione”

 

relazione introduttiva   di A. Grazia Stammati ( Cobas)

coordinamento e sintesi dei lavori di Maria Brigida ( FLC Cgil)

 

 

Il Gruppo era costituito da circa 25 persone.

 

La prima considerazione riguarda il clima positivo della discussione su un tema su cui permangono punti di vista ancora molto distanti, non conciliabili fra loro.

 

Il confronto si è incentrato quasi esclusivamente sull’autonomia,  mentre il tema del rapporto Stato, Regioni Enti Locali è rimasto sullo sfondo.

 

Su alcuni aspetti sono comunque emerse convergenze che vale la pena sottolineare:

 

Nello specifico dell’autonomia, pur partendo già nella relazione introduttiva, dal riconoscimento che la spinta iniziale ( Convegno Cgil Matera 1972) per rendere autonomo il sistema scolastico dal Ministero verso la scuola della Repubblica, era una “ buona intenzione”, sulla realizzazione di questo principio si sono espressi giudizi e valutazioni differenziati e fra loro contrapposti.

 

Per esigenze di sintesi, rappresento le due macro aree che sono emerse, specificando che anche al loro interno ci sono sensibilità diverse:

 

1)     non si tratta di discutere su autonomia si/ autonomia no, ma di quale autonomia;

2)     l’autonomia vera è quella realizzata ad esempio in Inghilterra; è quindi una parola malata;ne va cercata un’altra che rappresenti il rifiuto deciso di quel modello.

 

Ne consegue che:

1)     per una parte consistente l’autonomia è stata utile, insieme ad altri fattori, per contrastare la legislazione Moratti (la conferma del POF degli anni precedenti in molti casi ha consentito questo risultato);

2)     il contrasto nelle scuole alla Moratti è stato possibile facendo perno sul collegio docenti; l’autonomia non centra!

 

Un nodo evidenziato è stato il Dirigente Scolastico ed il ruolo svolto:

 

1)     primus inter pares, per il quale si tratta di “distorsioni”, di “ abusi” rispetto al dettato della legge, che si verificano a fronte di una scarsa consapevolezza del Collegio docenti delle proprie prerogative;

2)     è la rappresentazione simbolica della cultura aziendalistica dentro la scuola.

 

 

Dalle analisi differenti alla prospettiva:

 

1)     va ripensato il modello istituzionale. Occorre passare da un’impostazione gerarchica/verticistica, presente nell’attuale impianto, ad un’autonomia orizzontale, che pone la scuola nelle condizioni di essere soggetto del territorio. Il rapporto con i soggetti del territorio ( enti locali famiglie, studenti) è la sfida positiva dell’autonomia, da costruire in alcuni casi, da rafforzare in altri.

 Di questo aspetto è stata sottolineata la rilevanza in particolare da parte degli 

 studenti presenti: consente di far sentire gli studenti protagonisti di un percorso che

 troppo spesso li vede invece estranei. Da qui anche la possibilità di contrastare la 

 dispersione scolastica. La lettura dell’oggi, di ciò che è accaduto ha fatto dire a

 molti che questa è la strada.

2)     Altri hanno ribadito che i rischi dell’aziendalizzazione, dell’apertura al mercato sono molto forti e che per questo va bloccato sul nascere qualunque elemento che possa portare a quell’esito. In Italia siamo ancora lontani dalla concreta realizzazione di questo pericolo, ma i prodromi vanno bloccati subito.

 

Altro nodo evidenziato è la formazione:c’è chi ha sottolineato che solo i Dirigenti scolastici sono stati coinvolti in un processo diffuso di informazione/formazione, teso a sottolineare gli aspetti “più manageriali” dell’attuale impianto e che è causa delle distorsioni e degli abusi che si verificano nelle scuole.

Mentre i docenti ne sono stati quasi esclusi. Nelle scuole c’è comunque poca formazione. Da qui il vuoto che consente ai Dirigenti di abusare di prerogative che la legge non attribuisce loro.

 

La consapevolezza diffusa ( studenti, genitori, docenti) è un obiettivo da raggiungere: su questa esigenza c’è stata una condivisione sostanziale del gruppo.

 

Alcune considerazioni:

 

 

 

Nessuno dei partecipanti ha inteso sostenere in alcun modo l’autonomia secondo il modello inglese. Si tratta, quindi, di intendersi, e lavorare per rendere praticabile l’obiettivo del miglioramento della scuola pubblica, che in tutti i casi va difesa e valorizzata.

 

Il metodo da adottare è quello del confronto e del dialogo, per non ricadere in incomprensioni che potrebbero bloccare persino processi di cambiamento positivo, se non condivisi perchè ambigui nelle loro finalità.