Scuola della Repubblica
Associazione Onlus

Lettera aperta ai partiti della sinistra sulla scuola
dall'Assemblea Nazionale dell'Associazione "Comitato per la scuola della Repubblica" Bologna , febbraio 2002

Uno dei punti centrali di differenziazione tra la destra al governo e la sinistra è certamente quello della scuola pubblica, della sua funzione sociale, perché attraverso essa passa la costruzione della società futura, il progetto di società del quale si è portatori.
Ne sono ben consapevoli gli insegnanti che in tutto il paese si stanno mobilitando, al di là delle appartenenze sindacali , per contrastare il modello proposto/imposto dalla ministro Moratti.
E' sempre stato chiaro a tutta la sinistra del paese, dalla più centrista alla più estrema, il valore programmatico dell'art. 3 della Costituzione, soprattutto là dove esso affida alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli di carattere economico e sociale che rendono disuguali uomini e donne, per consentire loro di partecipare con pari dignità e consapevolezza alla vita economica e sociale.
La scuola pubblica è stata un potente strumento di rimozione delle disuguaglianze, di educazione e formazione umana, prima che professionale, luogo del sapere dunque e non luogo dei saperi che strizzano l'occhio ad un ipotetico mercato del lavoro..
E' allora indispensabile ripensare alle politiche degli ultimi anni sulla scuola e disconoscere quella parte della politica scolastica che è stata indulgente verso il mondo delle imprese al quale ha accettato di piegare la scuola e la formazione.
E' essenziale riscoprire il valore strategico della scuola della Repubblica, di quella scuola gestita dai pubblici poteri che è la sola in grado di realizzare il pluralismo nelle istituzioni scolastiche abbandonando la ricerca del pluralismo delle istituzioni scolastiche.
La scuola pubblica, a tutti i livelli, è la sola a poter garantire la laicità e la libertà dell'insegnamento attraverso il ruolo essenziale degli insegnanti. Da qui la necessità di un sistema scolastico unitario per tutto il paese che garantisca l'autogoverno della scuola, basato sulla partecipazione democratica delle sue componenti e che abbia nella collegialità delle rappresentanze di studenti, genitori e insegnanti lo strumento principe della gestione delle strutture dell'autonomia. Un'autonomia che assicuri uguale accesso alle risorse, un sistema di reclutamento degli insegnanti privo di canali privilegiati, un progetto culturale nel quale trovi spazio e sia valorizzata la libertà di insegnamento.
La riscoperta di queste radici, di questa identità significa nel concreto:
a) Battaglia ad ogni livello con strumenti parlamentari, giuridici e referendari contro la legge che immette in ruolo gli insegnati di religione, creando un canale privilegiato di reclutamento degli insegnati;
b) Lotta contro ogni ipotesi di frammentazione regionale del sistema di istruzione con esclusione delle regioni e degli enti locali da ogni ingerenza nella scelta dei programmi, dei libri di testo, degli insegnanti, del governo della scuola
c) Piena autonomia gestionale e autogoverno della scuola pubblica attraverso organi collegiali che valorizzino la continuità della presenza nella scuola del corpo insegnate;
d) Scolarizzazione obbligatoria di ogni bambino in età scolare, indipendentemente dalla condizione personale o dei genitori. L'istruzione non è un servizio pubblico qualsiasi ma è diritto inalienabile primario che va reso disponibile come diritto fondamentale per cittadini e stranieri.
e) Divieto di ogni finanziamento alla scuola privata alla quale va assicurata piena libertà. Garanzia agli alunni della scuola privata di ogni diritto assicurato agli alunni della scuola pubblica.

Se c'è il bisogno di costruire una vasta alleanza che abbia come nucleo alcune idee forti, capaci di aggregare forze anche al di la degli schieramenti politici , allora la scuola assume un valore strategico. Occorre un ripensamento della politica scolastica seguita dai partiti del centro sinistra, per richiamare la partecipazione di quel vasto settore della società civile che, indipendentemente dalla sua collocazione politica, ha sostenuto e sostiene le ragioni della scuola pubblica.
E' significativo che le proposte referendarie abrogative delle leggi regionali sulla parità scolastica che di fatto attaccano il ruolo e la funzione della scuola pubblica abbiano raccolto il consenso di 60 mila elettori in Emilia Romagna e recentemente di 35 mila elettori in Veneto.
Vi è dunque spazio per un mutamento di linea politica che avrebbe l'effetto di riportare nella sinistra quell'entusiasmo e quella partecipazione da lungo tempo assente e di ridare al Paese una scuola pubblica potenziata nel suo ruolo sociale, con più risorse, portatrice di un progetto di società futura che assicuri dignità e libertà a tutti.