Sinistra per la conoscenza
Un contributo alla scuola della Costituzione
Ci rivolgiamo a coloro che la scuola la fanno e la
vivono ogni giorno, a tutto il mondo della sinistra che ha a cuore la scuola
pubblica, affinché si riprenda con passione e determinazione il dibattito
sulla conoscenza e sui saperi, sulla centralità della scuola per lo sviluppo
del nostro Paese.
Riteniamo perciò necessario, anche alla luce dello scenario politico che si
sta configurando, aprire un dibattito serio sulla conoscenza, come priorità
per il Paese, prendendo spunto dal testo che vogliamo sottoporvi non come
sintesi, ma come avvio di una riflessione collettiva e aperta.
Non è più il momento di giocare di rimessa o di pensare che sia sufficiente
la riduzione del danno. Occorre mettere a fuoco alcuni
contenuti in positivo, per costruire un progetto alternativo,
soprattutto di fronte a quelle scelte di privatizzazione che arrivano a
considerare anche accettabile un sistema dell’istruzione e della formazione
professionale che svuota di valore il sistema pubblico, per mettere sullo
stesso piano scuola pubblica e scuola privata, in ciò palesemente
contraddicendo lo spirito della nostra Costituzione (vedi la legge regionale
n.19/2007 di Formigoni in Lombardia).
Sta emergendo il rischio che posizioni centriste tendano a convergere; emerge
un “modernismo di facciata”, che in realtà maschera posizioni molto vicine su
questioni fondamentali quali i finanziamenti pubblici alla scuola privata,
l’ammontare esiguo degli investimenti, il processo di aziendalizzazione della
scuola pubblica, l’efficientismo a scapito della qualità dell’istruzione.
Emerge un attacco incrociato alla scuola pubblica e laica, una tendenza
trasversale ad annullare o a rimuovere dalla memoria collettiva quel processo
che ha caratterizzato l’evoluzione del nostro sistema scolastico, con il suo patrimonio
straordinario di storie, persone, esperienze, sperimentazioni e voglia di
migliorare.
L’ipotesi di un accordo sul reciproco ritiro da parte del Ministero della
Pubblica Istruzione e della Regione Lombardia dei rispettivi ricorsi in sede
di Corte Costituzionale, dà di fatto il via
all’attuazione della Legge regionale n.19 del 2007, che prevede il modello
formigoniano già sperimentato nella sanità lombarda e che di fatto si
caratterizza per un attacco frontale alla scuola pubblica.
Un bene comune
La conoscenza, premessa, veicolo, obiettivo di democrazia è un bene comune e,
come l’acqua e l'aria, indispensabile alla vita.
I saperi, le culture e il loro incontro promuovono cittadinanza, danno
dignità e speranza alle donne e agli uomini di ogni
paese e sono fondamento per la loro emancipazione.
Il diritto di cittadinanza trova concretezza anche tramite il diritto allo
studio che si attua in una scuola intesa come luogo privilegiato di relazioni
e saperi, formali e informali, tra generi e generazioni.
Pensiamo ad una scuola luogo di elaborazione di
pensiero critico e di un progetto culturale alternativo a quello
individualistico e neoliberista oggi dominante.
Una scuola che, accanto ad una garanzia di accesso,
si pone l’obiettivo di superare le disuguaglianze (sociali, di genere, di
territorio), le diversità vissute come discriminazione, la disparità
dell’offerta formativa.
Una scuola aperta a tutte e a tutti.
Una scuola che, attraverso un’educazione permanente,
accompagni e sostenga con competenza la piena realizzazione della persona,
rendendola protagonista della sua vita e delle sue scelte in un percorso di
formazione collettivo di cittadine e di cittadini.
Una scuola pubblica, laica, democratica e antifascista: la scuola della
Costituzione.
Una ricchezza strategica
La conoscenza è una straordinaria ricchezza strategica per l’oggi e per il
domani, strumento di inclusione e coesione sociale
e, come tale, non può essere ricondotta a logiche di mercato ma, al
contrario, va sostenuta con risorse e adeguati finanziamenti, garantendone la
gratuità.
La convinzione che la cultura nelle sue diverse articolazioni sia
l’espressione, tra le più alte, del lavoro dell’uomo è un punto centrale
della nostra riflessione, per cui avvertiamo come
particolarmente importante anche a livello scolastico la stretta connessione
tra preparazione culturale e prospettiva di lavoro. Per questa ragione
riteniamo che la precarietà, assunta come modello dell’organizzazione
capitalistica del lavoro, non presupponga una formazione culturale
qualificata né, di conseguenza, investimenti adeguati. Peraltro, la
condizione di precarietà di chi opera nel mondo della formazione
impedisce la costruzione di una stabile relazione educativa tra studente e
docente, metodo concreto per un vero apprendimento.
La centralità del lavoro non significa prevalenza del mercato. Rifiutiamo una
visione di scuola aziendalistica ed efficientista, che certifica precocemente
le difficoltà delle persone, non garantisce le stesse opportunità di apprendimento nella fascia dell’obbligo di istruzione,
ripropone e accentua le disuguaglianze sociali.
Lo Stato, interprete dei bisogni dei propri cittadini e garante dei loro
diritti, deve invece assicurare un’offerta formativa che attui un progetto di
scuola di tutti e per ciascuno sull’intero territorio nazionale, garantendo
una formazione di base qualificata e prevedendo l’inserimento lavorativo solo
dopo il percorso dell’obbligo di istruzione.
Scuola e territorio
La scuola ha un patrimonio immenso: esperienze, professionalità, competenze,
idee e progetti.
La complessità e le caratteristiche stesse del sistema formativo richiedono
alla scuola una riflessione costante sul suo agire e sulla sua funzione,
anche se la riuscita di un percorso educativo non dipende solo dal contesto scolastico. Scuola, famiglia e società civile
rappresentano i luoghi cruciali nella costruzione delle identità.
È urgente un nuovo progetto: una struttura a rete che, mantenendo la sua
centralità all’interno della scuola e nel riconoscimento del protagonismo
delle componenti scolastiche, delle competenze e dei
livelli di responsabilità esistenti, si alimenti del contributo degli Enti
Locali, delle forze sociali, culturali e sindacali, in una logica di
programmazione territoriale condivisa e partecipata. In un’alleanza tra
saperi e esperienze, tra ricerca e buone pratiche.
Alcuni obiettivi
Una scuola pubblica intesa come luogo di incontro, di formazione e di
benessere collettivo, richiede di essere definita e consolidata anche
attraverso il perseguimento di obiettivi concreti, quali:
nido d’infanzia con ruolo educativo e sociale, organizzato e gestito secondo
i bisogni espressi dal territorio;
scuola per l’infanzia garantita, con l’obbligo di frequenza per l’ultimo
anno, in riferimento al suo alto valore educativo;
tempo pieno e prolungato riconosciuto come scelta pedagogica rispondente ad
una società inclusiva, da promuovere su tutto il territorio nazionale e per
tutti coloro che lo richiedano;
obbligo d’istruzione ai 16 anni (tendenzialmente a 18 anni), con un biennio
unitario e orientativo finalizzato al superamento della dicotomia tra
indirizzi esclusivamente professionalizzanti e indirizzi formativo-culturali;
educazione degli adulti e formazione permanente, come condizione
indispensabile per rispondere efficacemente ai bisogni di conoscenza e per
contrastare il fenomeno dell’analfabetismo, anche di ritorno.
Il futuro
Oggi, perché sia davvero rivoluzionaria, la conoscenza ha bisogno di
rifondarsi, con coraggio, con onestà. Il fenomeno dell’immigrazione suscita
resistenze, difficoltà, denuncia incapacità nell’affrontarlo, tuttavia è la
sfida civile e solidale che ci sentiamo di assumere perché diventi la risorsa
straordinaria su cui puntare per condividere un futuro comune.
L’incontro con l’altro ridefinisce e arricchisce le nostre identità
coinvolgendole in un cammino imprevedibile. Se la
conoscenza è strumento di democrazia, allora la scuola per prima deve
misurarsi con questa realtà ripensandosi complessivamente. Non basta
aggiungere ore, frasi ai programmi, aule, progetti ad
hoc…
Formazione dei docenti, programmi disciplinari, metodi e didattica,
competenze, composizione delle classi…, tutto il sistema scolastico va
ripensato. Si impone una riflessione profonda, una
proposta forte, innovativa, nostra.
Già in diverse scuole d’infanzia le bambine e i bambini, provenienti da altri
paesi sono in numero maggiore degli autoctoni. Potranno frequentare la scuola
superiore e potranno affrontare studi universitari
solo se gliene daremo la possibilità. Siamo convinti e abbiamo sperimentato
che chi proviene da altri paesi porta con sé origini diverse,
affetti e nostalgie, ma anche volontà e speranza.
Per questo c’è bisogno di una scuola nuova, che offra
a tutte e a tutti pari opportunità, sulla base della pratica del rispetto
della persona e dei suoi diritti, così come sono sanciti dalla nostra
Costituzione.
La valorizzazione delle diversità e l’integrazione
interculturale comportano fatica, a volte conflitto, anche interiore, ma è un
investimento che parte da lontano, dal credere che le relazioni umane siano
il vero antidoto contro l’isolamento, l’esclusione, l’infelicità.
Occorre che vecchi e nuovi saperi abbiano piena cittadinanza, siano strumento
di arricchimento personale e collettivo, soprattutto
ci rendano cittadine e cittadini del mondo, più vicini e più uguali,
assumendo l’altro come parte di noi.
Diritti civili, globali e solidarietà saranno
l’orizzonte strategico di una nuova conoscenza.
marzo 2008
Firmatari: Mario Agostinelli, Sandro Barzaghi, Ines Biemmi, Roberto Biorcio,
Patrizia Bortolini, Giovanna Capelli, Adele Costa, Tina D’Amicis, Gemma
Demagistris, Raffaele Di Paolo, Marco Donati, Giuseppe Farinella, Jole
Garuti, Giorgio Giovannetti, Giuseppe Landonio, Giuseppe Lassandro, Liliana
Leotta, Loredana Fraleone, Gennaro Loffredo, Fabio De Nardis, Dina Rimauro,
Giuseppe Deiana, Giacomo Manfredi, Luciano Muhlbauer, Andrea Papoff, Stefano
Piccinini, Franco Calamida, Silvia Ricci, Patrizia Quartieri, Basilio Rizzo,
Giannella Sanna, Dini Barra, Pasetti Luciano, Vincenzo Viola, Alberto Mazza,
Gennaro Maurello, Paolo Repossi, Giulio Cengia, Muro Nani, Angela Persici,
Giancarlo Pennacchietti, Ester Prestini, Giuseppe Maria Greco, Silvia
Cortesi, Antonio Oldani, Pina Sardella, Osvaldo Squassina, Luca Stanzione,
Laura Vicariotto, Cristina Dall'Orto, Elisabetta Longari, Lorenza Ungaro,
Domenico Jervolino, Giuseppe Fiorito, Tiziana Pozzi, Francesco Pensa,
Francesca Savoia, Livia Rossi, Amalia Navoni, Daniela Campiotti, Beatrice
Damiani, Gian Alfredo Dell'Avo, Manuela Garavaglia, Sara Pezzei, Nice Oliari,
Mariagrazia Savardi, Tiziana Catto, Licia Betterelli, Pierangela Costa,
Flavio Albrici.
Per adesioni inviare mail a manifestoperlaconoscenza@yahoo.it
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