BOZZA NON CORRETTA |
COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE
Resoconto stenografico
AUDIZIONE
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE VALENTINA APREA
La seduta comincia alle 10,50.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei
lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione
televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
Audizione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della
ricerca, Mariastella Gelmini, sulle linee
programmatiche del suo dicastero, limitatamente agli aspetti
attinenti il settore dell'istruzione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca
l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2 del Regolamento, del Ministro
dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Mariastella Gelmini, sulle linee programmatiche del suo dicastero,
limitatamente agli aspetti attinenti il settore dell'istruzione.
Prima di lasciare la parola al Ministro Gelmini per
lo svolgimento dell'audizione, da tutti molto attesa
anche fuori da quest'aula, a nome di tutti i
componenti della Commissione, desidero formularle i migliori auguri per il
lavoro molto impegnativo che l'attende. Il Ministro potrà senz'altro contare
sulla nostra incondizionata collaborazione nella realizzazione degli obiettivi,
che insieme definiremo di volta in volta, e sul nostro
pieno rispetto per il lavoro che andrà a svolgere.
Come espresso anche al Ministro Bondi
in questa sede e in concomitanza con il mio insediamento, tengo peraltro a
sottolineare che considero fondamentale che il
Governo assicuri il pieno e incondizionato rispetto per il ruolo svolto dalla
Commissione in tutte le sue componenti, sia quelle di minoranza che quelle di
maggioranza. Voglio dirlo forte e chiaro, signor Ministro: sarò personalmente
garante della distinzione dei rapporti tra il Parlamento e il Governo,
assicurando che in nessun modo siano strumentalizzati, quando non addirittura
sminuiti, il ruolo e le prerogative della Commissione che ho
l'onore di presiedere e dei singoli parlamentari che la compongono.
Sono certa che lei, Ministro, condivida questo mio indirizzo e che tutti noi
avremo in lei una preziosa alleata in questo senso.
Do la parola all'onorevole Barbieri che ha chiesto di
intervenire sui lavori della Commissione.
EMERENZIO BARBIERI. Ieri pomeriggio una
serie di agenzie informavano di un incontro tra la
Ministra oggi nostra ospite e il Presidente della Repubblica Napolitano. Non ho votato Napolitano,
ma è anche il mio Presidente. Capisco il clima di bon ton istituzionale,
ma non trovo corretto illustrare le linee del suo dicastero
prima a Napolitano che al Parlamento.
Personalmente avrei percorso una strada diversa, perché, come opportunamente
ricordato dal presidente, il suo confronto non è con Napolitano,
ma con noi. Probabilmente è stato un incidente di percorso, e comunque una mossa sbagliata.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI.
Desidero associarmi al rilievo fatto dal collega Barbieri, perché sono rimasta
molto sorpresa di questa prassi assolutamente inusuale,
che spero rappresenti davvero solo un incidente di percorso. Il Governo
ha il dovere e il diritto di interloquire con il
Parlamento, mentre il Capo dello Stato nulla ha a che vedere con le vicende di
queste aule e di questa legislatura, giacché è solo il supremo garante della
Costituzione. Mi auguro quindi che un episodio del genere non si ripeta, perché
dobbiamo instaurare con il ministro un duraturo clima di fiducia, di
collaborazione e di leale confronto.
MANUELA GHIZZONI. Anch'io desidero
intervenire sui lavori della Commissione, in merito all'episodio cui hanno fatto riferimento i colleghi che mi hanno preceduto.
Naturalmente non entro nel merito dell'opportunità che il Ministro Gelmini abbia incontri informali
con il Capo dello Stato che, a differenza del collega Barbieri, abbiamo votato
e che ha tutta la nostra stima. Considero tuttavia grave che abbia fatto
seguire a questo incontro un dettagliato resoconto con anticipazioni finite
sulla stampa, fatto che trovo anche lesivo del nostro ruolo. Desidero infatti ricordare che il suo Governo ha avuto la fiducia
dal Parlamento e che quindi questa è la sede in cui sarebbe dovuta venire ad
illustrare, senza anticipazioni, le linee del suo programma, del suo mandato e
delle sue politiche per la scuola. È spiacevole, invece, che già questa mattina
abbia potuto leggere sulla stampa ampie anticipazioni sulle sue linee
programmatiche. Non ho molte legislature alle spalle, ma soltanto una breve,
tuttavia ho partecipato a diverse audizioni con i ministri, che mai avevano
avuto anticipazioni a mezzo stampa, soprattutto quelle
programmatiche di avvio legislatura.
Signor ministro, il Quirinale non
ha rilasciato notizie nel merito del vostro incontro, cosa che invece ha
evidentemente fatto lei. Non conosciamo le fonti interne al Messaggero,
forse
una spia, tuttavia l'articolo è sui banchi di noi
tutti ed è abbastanza curioso che il nostro primo incontro abbia avvio con un
episodio tanto sgradevole.
I colleghi mi conoscono e sanno che non sono abituata a
usare toni molto pesanti. Tuttavia, se lo fossi, definirei l'episodio non un
increscioso incidente, bensì un atto di inaudita
gravità.
RENATO
FARINA. Vorrei intervenire per fatto personale.
PRESIDENTE. Per fatto personale si interviene al termine della seduta.
Per l'onorevole Zazzera, esponente dell'Italia dei Valori, è diverso (Commenti
dell'onorevole Farina). È il regolamento, onorevole Farina, che disciplina
il dibattito sull'ordine dei lavori.
PIERFELICE
ZAZZERA. A parte l'irritualità della scelta del
Ministro Gelmini, vorrei soltanto capire se si sia trattato
di una sua scelta individuale o se il Governo fosse a conoscenza della sua
decisione di incontrare il Presidente della Repubblica, scavalcando persino il Presidente del Consiglio, che è espressione del programma.
PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Gelmini.
PRESIDENTE. Colleghi, vi devo ricordare
che non è consuetudine applaudire in Commissione. Naturalmente, siamo
all'inizio della legislatura e possiamo anche condividere l'entusiasmo dei
colleghi.
Ricordo che alle ore 12,15 dobbiamo interrompere per
permettere ai colleghi di partecipare ai lavori dell'Assemblea.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Sull'ordine
dei lavori, vorrei sapere come intendiamo procedere.
PRESIDENTE.
Proseguiamo fino alle ore 12,15.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Non
credo che ce la faremo.
PRESIDENTE. Poi riprenderemo il dibattito in un'altra seduta. Oggi siamo
costretti dall'Assemblea a interrompere i nostri lavori
alle ore 12,15. Dopodiché il ministro tornerà in più
sedute per il prosieguo del dibattito.
CLAUDIO BARBARO. Intervenendo sull'ordine
dei lavori, faccio presente che abbiamo ricevuto comunicazione che la seduta
sarebbe stata interrotta. Per la funzionalità del
dibattito, credo che sarebbe meglio interrompere...
PRESIDENTE. Onorevole Barbaro, le pare che proseguiremmo la seduta della Commissione se in aula si
vota?
CLAUDIO
BARBARO. Forse non mi sono spiegato: abbiamo ricevuto una comunicazione dalla
segreteria della Commissione secondo la quale il dibattito sarebbe ripreso successivamente.
PRESIDENTE. Colleghi dell'opposizione e della maggioranza sono iscritti a
parlare, per cui cominciamo il dibattito che poi sarà
interrotto e ripreso successivamente.
Do, quindi, la parola colleghi deputati che intendano
porre quesiti o formulare osservazioni.
MARIA LETIZIA DE TORRE. Grazie,
presidente. Saluto il ministro, che ringrazio per essere presente e averci
proposto le sue linee programmatiche. Come lei sa, ministro, in questi due anni
sono stata sottosegretario al Ministero della pubblica
istruzione, ma ora cerco di assumere un ruolo diverso, dal quale svolgo questo
mio intervento.
La sua relazione contiene, come lei ha detto, una grande
passione per l'educazione. Le auguro di poter far crescere in questi anni la
scuola italiana e, giacché quella oggi esposta è una fotografia scattata
dall'esterno della scuola, di poterne scattare in questi anni un'altra sempre
più dall'interno, conoscendone le grandi ricchezze (oltre alle emergenze, la
scuola italiana comprende grandissime ricchezze, altrimenti non saremmo dove
siamo) e le sue sofferenze, i momenti difficili di tanti anni di decisioni
altalenanti. Della scuola non è facile parlare, perché rappresenta l'identità
del Paese e la sua risorsa più pregiata, ma nello stesso tempo il sistema più
delicato e complesso.
Come lei ha ricordato, ci sono stati momenti laceranti in cui la scuola, le
opinioni su di essa o i progetti di riforma
hanno diviso il Paese, la politica e i lavoratori
del settore. Considero un povero Paese quello che non è concorde sulla sua
funzione educativa e che non si sente unificato dalla propria scuola.
Ciò ovviamente non è in contrasto con la necessità di una pluralità di apporti intorno alla scuola. Riteniamo necessario mettere
a confronto proposte diverse, talvolta visioni diverse, e crediamo che con
onestà intellettuale debba essere compiuto lo sforzo di capire, di
approfondire, di trovare soluzioni non di parte, ma
utili a un bene primario del Paese, ovvero la scuola.
Per questo motivo, ministro, all'inizio della seduta abbiamo espresso
disappunto rispetto ad alcune linee che sarebbero determinanti
e che devono essere discusse in una seduta apposita, invece di apprenderne il
merito e da quanto indicato sul Messaggero.
Il Partito democratico - non potrebbe essere diversamente; non vi è qualità
democratica senza scuola di qualità - si spenderà molto per la scuola con la
propria visione, offrendola senza ridurla di un centimetro, altrimenti daremmo
un apporto ridotto, cercando però il confronto per l'assoluta necessità di unità intorno alla scuola.
Desidero sottolineare qualche punto sul passaggio
dalle azioni del Governo precedente alle scelte di questo Governo. Per un tempo
limitato, il Governo precedente ha lavorato molto, lasciando di conseguenza il
proprio operato in una fase delicata. È dunque
importante capire come affrontare questa fase di passaggio.
Vorrei scorrere velocemente e per titoli alcune principali azioni
nella direzione dell'apprendimento, quali le indicazioni della scuola per
l'infanzia primaria e secondaria di primo grado, che sono di estrema importanza
e che rappresentano
la vera risposta al disagio dei ragazzi oggi
all'interno della scuola. Desideriamo quindi chiederle come intenda portarle
avanti ed estenderle alla scuola di secondo grado. A questo si aggiungano
l'estensione dell'obbligo scolastico da 8 a 10 anni e la riorganizzazione degli
istituti tecnici professionali, di cui tratteranno i
colleghi del Partito democratico. Questi interventi erano il primo presupposto
per il rafforzamento del sistema di valutazione. Condivido, signor
ministro, le sue considerazioni rispetto all'importanza della valutazione. I
primi interventi puntuali, quali la riforma dell'esame di Stato, il recupero
dei debiti formativi, le iniziative per il merito scolastico, hanno dato
segnale di serietà, come anche i primi passi per il riordino del sistema di
valutazione esterno INVALSI nella legge finanziaria del 2007.
Avere un buon sistema di valutazione, che purtroppo l'Italia ancora non ha, è
un passo necessario per rendere effettiva l'autonomia degli istituti
scolastici. In questa direzione erano state direttamente date risorse per le
attività aggiuntive degli insegnanti e per le spese di funzionamento degli
istituti: le scuole aperte, le sezioni primavera, una proposta di legge, che
non ha svolto il suo percorso, per un'educazione degli adulti basata sul
sistema nazionale di certificazione.
Si è lavorato per trasformare le graduatorie permanenti degli insegnanti in
provvisorie, per eliminare il precariato della scuola e per avviare un processo
del tutto nuovo per l'assunzione e la formazione degli insegnanti. È inutile
spiegarne l'importanza, ma chiedo che a questo tema sia dedicato un lavoro
della Commissione in interazione con lei, signor
ministro. Nel giugno 2007 è stato anche concordato con il sindacato un
importante documento di indirizzo, che conteneva
svariati punti, alcuni dei quali già menzionati.
Ritengo - come ritengono molti osservatori - che il
punto chiave dell'intero sistema scolastico italiano sia quello di portare a
compimento, o almeno il più avanti possibile, l'autonomia scolastica e il suo
governo partecipato. Ciò richiede scelte decise e una revisione
del ruolo del Ministero, che deve passare dal ruolo di «estensore di circolari»
a svolgere una funzione leggera, ma molto competente, al servizio
dell'autonomia dei singoli istituti e delle rispettive reti. Questo che ha
davanti è un compito enorme, signor ministro.
È inoltre necessario chiarire, e di conseguenza attuare, la divisione dei ruoli
tra Ministero e regioni. Noi riteniamo che l'istituzione scolastica, la scuola
vera, quella con alunni e docenti, debba nascere da una relazione tra il
Ministero, che ha un compito di regolazione, di garanzia nazionale, di
valutazione di grandi indirizzi, e il ruolo delle regioni, che dovrebbero
assumere compiti maggiori e svolgerli vicino ai cittadini. Questo farà davvero
la differenza, perché in questi anni la concezione centralistica
ereditata dal passato ha bloccato la scuola.
Un tassello importante è costituito dalla revisione
del governo delle singole autonomie scolastiche e del sistema scolastico nelle
reti di scuole, nelle regioni e a livello nazionale. Crediamo che questa governance debba essere partecipata, non solo
rappresentativa, e che possa rispondere a due grandi urgenze del Paese: sanare
la frattura tra scuola e famiglia e fra scuola e
società, che ha raggiunto livelli di guardia, e fare della scuola italiana
un'occasione di rigenerazione della democrazia con un vissuto reale al suo
interno, che formi cittadini veri.
Una recente analisi di Eurydice,
comparando i vari Paesi europei e constatando come l'Italia in attività di cittadinanza
si trovi agli ultimi posti, afferma che non è sufficiente
imparare la cittadinanza, ma occorre fare
un'esperienza di vissuto all'interno della scuola. Per questo
motivo, abbiamo presentato un disegno di legge, che dovrebbe sostituire la
normativa sugli organi collegiali, dal titolo «Governo partecipato della
scuola dell'autonomia». Su questo ci confronteremo.
Per quanto riguarda i bisogni educativi speciali, nei due anni precedenti è
stata data loro grande attenzione (alunni disabili,
difficoltà specifiche di apprendimento e studenti di madrelingua non italiana,
bisogni ricordati anche dal ministro). La scuola inclusiva, la piena
integrazione, la scuola per tutti e di tutti rendono
il sistema scolastico italiano un modello unico, invidiato nel resto d'Europa,
purtroppo ancora troppo poco studiato e troppo poco offerto alla valutazione
europea.
Il lavoro di manutenzione della scuola inclusiva è molto più delicato di un
altro tipo di scuola e richiede molta competenza. È stato quindi iniziato un
lavoro di valutazione, di aggiornamento, di
riorganizzazione, che ha coinvolto non solo genitori e associazioni. A mio
avviso queste realtà devono pienamente partecipare al governare e legiferare,
ma a noi spetta il compito di trovare un'equa sintesi che non si limiti ad essere la somma delle tante richieste. In questo
senso sono state coinvolte le migliori energie del Paese.
Le chiediamo, quindi, signor ministro, quanto segue:
come intenda proseguire e in particolare, poiché in questi due anni si è dovuto
attingere al personale delle sedi regionali e provinciali visto che il
Ministero non era presente in maniera adeguata, se verrà potenziato il lavoro
del Ministero per l'integrazione degli alunni con disabilità;
se continuerà il lavoro di aggiornamento degli istituti scolastici in corso con
I Care (è stato calcolato che in cinque anni si sarebbero potute
aggiornare le circa 10.000 scuole del Paese); se si intenda
affidare a un gruppo di elevata competenza il
rafforzamento delle competenze didattico-pedagogiche
della scuola inclusiva; quale importanza verrà data agli scambi all'interno
dell'Unione europea. In passato l'Italia, pur con questa straordinaria
esperienza, quasi non compariva nei rapporti di Eurydice.
Per quanto riguarda difficoltà specifiche di apprendimento
quali la dislessia, le chiediamo se il Ministero
intenda portare avanti il gruppo di lavoro tecnico recentemente costituitosi.
Per quanto riguarda il problema degli studenti alloglotti, sostenuto da ben
nove mozioni, a partire dalla prima della Lega nord,
vorremmo sapere se s'intenda proseguire nell'impegno dell'insegnamento della
lingua italiana - nel merito ci ha già risposto, signor ministro -, attuando un
progetto già steso dal comitato scientifico nella scorsa legislatura, cui erano
stati inizialmente assegnati cinquemila euro, ed anche se si voglia proseguire
la formazione dei dirigenti e dei docenti per la dimensione interculturale
della scuola italiana nonché tener conto del documento La via italiana
all'integrazione e all'intercultura.
Per quanto concerne la famiglia, in questi anni si è constatato come la sua
trasformazione abbia comportato specularmente un
diverso atteggiamento della scuola....
PRESIDENTE. Onorevole De Torre, le chiedo scusa,
ma la interrompo per informarla che si sono iscritti altri
sette componenti del suo gruppo. Se vuole continuare a
parlare, per me sta bene, ma faccio presente che non potrò concedere lo stesso
tempo agli altri. Anche il suo capogruppo ha chiesto
di parlare.
MANUELA
GHIZZONI. Concederò del tempo io stessa.
PRESIDENTE. Bene. Ho solo ritenuto opportuno avvertire.
MARIA LETIZIA DE TORRE. Cercherò
di abbreviare il mio intervento. Per quanto riguarda l'uso delle risorse per la
scuola, come lei ha evidenziato, signor ministro, in
questi anni ci sono stati significativi progressi nella quantità d'istruzione,
ma si rileva ancora un ritardo non colmato. Esiste un problema di qualità e di
divario tra nord e sud e tutto questo richiede ingenti
risorse con risultati non altrettanto soddisfacenti.
Per questo insieme al Ministero dell'economia e delle finanze era stato avviato un processo che aveva portato alla stesura
del libro bianco, ma anche alla creazione di un gruppo di lavoro per una
sperimentazione in venti province italiane. Vorrei sapere se la Commissione potrà venire a conoscenza del rapporto redatto da questo
gruppo di lavoro, che considero rilevante per le future decisioni da assumere.
In conclusione, il cantiere della scuola italiana evidenzia un'elevata
complessità. Il Partito democratico svolgerà il suo compito con responsabilità
e determinazione, volendo approfondire con onestà intellettuale. Cercheremo di
dare il meglio di noi su alcuni punti importanti, primo fra i quali la
necessità che la scuola sia il luogo unificante di tutto il Paese, per tutti e di tutti insieme. La scuola deve essere inserita nella
comunità locale. Non potremo quindi mai permettere che venga
negato accesso od opportunità a un minore, qualsiasi siano le sue condizioni
sociali, il suo status, le sue abilità o disabilità.
Il merito, che ovviamente è molto importante, deve essere legato all'impegno e
alla crescita, al progresso rispetto all'ingresso, mai al farsi spazio
sgomitando, mai alla cultura dell'arrivismo, senza dimenticare che solo alcuni
genitori possono permettersi di garantire ai propri figli un insegnamento
aggiuntivo.
In secondo luogo, le scuole devono essere tutte di qualità. In questo risiede
il grande compito del pubblico. Deve essere al più
presto sanata la frattura tra nord e sud,e ci ha fatto
molto piacere sentirglielo affermare. Non sarebbe condivisibile alcun
provvedimento che creasse scuole di serie A e di serie
B. Nella scuola occorre imparare non soltanto a leggere e a scrivere, ma anche ad essere cittadini, facendo quindi esperienza di questo
vissuto democratico di legalità e di relazioni di qualità. Cercheremo di fare
proposte affinché si punti molto alle relazioni tra insegnante e alunno, tra alunni e tra docenti.
Nella società della conoscenza, il sapere si annovera tra i diritti più
importanti. Come da lei giustamente sottolineato, la
scuola deve essere collocata al primo posto in agenda. Occorre quindi prendere
in fretta decisioni di sistema, che devono essere condivise non solo in
Parlamento, ma anche con le scuole, con i docenti e con gli studenti, con le
regioni e gli esperti. Cercheremo quindi di fare in modo che il processo di
lavoro intorno alla scuola sia partecipato.
PRESIDENTE. Ricordo che sono
iscritti a parlare ancora tantissimi colleghi e che avremo modo di sviluppare
il dibattito in altre sedute.
RENATO FARINA. Ringrazio molto il ministro
per il suo intervento, che ritengo decisivo specialmente dal punto di vista del
metodo per impostare i lavori di questa legislatura in modo utile rispetto
all'emergenza educativa. Mi piace molto l'accenno a
una sorta di grande alleanza, che non significa affatto confondere le
prospettive ideali che caratterizzano ciascun gruppo politico, ma vuole essere
un richiamo alla comune responsabilità dinanzi a questa emergenza diffusa,
emersa anche nelle preoccupazioni del «sottosegretario emerito».
Credo che la grande questione sia quella del senso.
Non si può affrontare il problema scolastico senza accettare un esame della
nostra generale condizione sociale. Si può analizzare finché si vuole dal punto
di vista sociologico la questione del bullismo o,
come ieri ha fatto il professor De Rita sul Corriere della Sera, la
questione dell'isolamento sociale, ma ritengo possibile uscirne non con un
appello volontaristico, bensì lavorando insieme, ovvero
stabilendo già qui il rapporto proficuo tra i diversi punti di vista nella
scuola.
Mi è molto piaciuto dal punto di vista del metodo l'accenno alla parità
scolastica. Si tratta non di qualcosa volto a sanare alcune questioni, ma di un
modo di concepire la questione educativa, legandola alla libera scelta della
famiglia e sostenendo la scelta di aderire a una
proposta educativa in linea con il modo con cui si interpreta la propria
presenza nella società e la propria crescita come essere umano. Occorrerà
dunque sviluppare questo discorso conferendogli importanza strutturale, non
degradandolo ad elemosina pubblica. Credo che solo garantendo l'effettiva
parità scolastica potrà essere assicurato analogo rispetto all'interno degli
istituti statali verso le varie posizioni.
Il riferimento del ministro all'educazione civica è stato accolto da un
applauso. Credo che psicologicamente nella formula «educazione civica» si
concentri tutto ciò che adesso manca, ovvero la
convinzione che studiando l'educazione civica si possa automaticamente
diventare un buon allievo, rispettoso dell'altro, antirazzista. Non vorrei che
diventasse una sorta di «gabinetto delle illusioni», una specie di «piccolo
chimico» da cui far uscire un uomo migliore. È ovviamente importante studiare
la Costituzione, ma non può essere il luogo dell'insegnamento dell'etica
pubblica, che deve attraversare la qualità dell'insegnamento e delle
discipline.
La questione degli sprechi deve essere analizzata in modo molto serio. Alcune
sere fa ho organizzato una cena con vari insegnanti miei amici. Un insegnante
di scuola pubblica raccontava come nel suo istituto sei bidelli su otto fossero assenti per svariati motivi. In un istituto che
dovrebbe essere paritario, ma che in realtà non lo è, lavora invece un solo
bidello collegato con i citofoni e tutto funziona bene, con conseguenti
risparmi. Forse in questo modo si riduce il PIL, ma si tratta di risparmi di
risorse che potrebbero essere investiti in maniera non
assistenziale per le famiglie dei bidelli, ma direttamente a vantaggio degli
studenti. È una situazione che qualsiasi insegnante può confermare.
Un'ultima considerazione riguarda la questione iniziale sollevata dall'onorevole Barbieri, da cui dissento, in quanto credo
che ciascun cittadino, costituzionalmente, abbia diritto a un rapporto diretto
e immediato con il Capo dello Stato. Il Presidente della Repubblica è anche il
garante del rapporto tra i tre poteri, quello esecutivo, quello legislativo e
quello giudiziario. Se il Presidente accetta di dare udienza a
un cittadino italiano, che è ministro, ritiene che questo incontro non leda le
prerogative dei rispettivi ordini. Credo quindi che la critica sia indirizzata
al Capo dello Stato, in quanto non è stato avveduto nel
ricevere un ministro prima che lo stesso incontrasse i parlamentari. Non
credo che sia il momento di fare rimostranze improntate a gelosie corporative,
né che sia stata lesa alcuna prerogativa dei parlamentari, tanto più che il
Capo dello Stato è storicamente considerato un'autorità morale. Sono nuovo alla
Camera, ma mi sembra che sia sempre stato così.
PRESIDENTE. Avverto che in aula non è stato
ancora dato il termine di preavviso per le votazioni (Commenti dell'onorevole Barbieri). Vogliamo chiudere qui la
seduta? Va bene.
Per quanto riguarda la presenza del Ministro Gelmini,
ricordo che martedì 17 giugno sarà di nuovo in Commissione per l'audizione in
merito alle linee guida relative all'università e alla
ricerca. In sede di ufficio di presidenza e in accordo
con il gabinetto del ministro stabiliremo i tempi della ripresa del dibattito
in materia di istruzione.
Se siete d'accordo e se i lavori in Assemblea lo consentiranno, propongo di
procedere all'audizione sulle linee guida relative all'università
e la ricerca secondo le modalità già utilizzate in quella del Ministro Bondi, ossia ad oltranza. In realtà, era prevista la stessa
procedura per oggi, ma non è stato possibile seguirla a causa di concomitanti
lavori in Assemblea.
Ringrazio il Ministro Gelmini e rinvio il seguito
dell'audizione ad altra seduta.
La seduta termina alle 12,10.