BOZZA NON CORRETTA

COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di martedì 10 giugno 2008


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VALENTINA APREA

La seduta comincia alle 10,50.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Mariastella Gelmini, sulle linee programmatiche del suo dicastero, limitatamente agli aspetti attinenti il settore dell'istruzione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2 del Regolamento, del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Mariastella Gelmini, sulle linee programmatiche del suo dicastero, limitatamente agli aspetti attinenti il settore dell'istruzione.
Prima di lasciare la parola al Ministro Gelmini per lo svolgimento dell'audizione, da tutti molto attesa anche fuori da quest'aula, a nome di tutti i componenti della Commissione, desidero formularle i migliori auguri per il lavoro molto impegnativo che l'attende. Il Ministro potrà senz'altro contare sulla nostra incondizionata collaborazione nella realizzazione degli obiettivi, che insieme definiremo di volta in volta, e sul nostro pieno rispetto per il lavoro che andrà a svolgere.
Come espresso anche al Ministro Bondi in questa sede e in concomitanza con il mio insediamento, tengo peraltro a


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sottolineare che considero fondamentale che il Governo assicuri il pieno e incondizionato rispetto per il ruolo svolto dalla Commissione in tutte le sue componenti, sia quelle di minoranza che quelle di maggioranza. Voglio dirlo forte e chiaro, signor Ministro: sarò personalmente garante della distinzione dei rapporti tra il Parlamento e il Governo, assicurando che in nessun modo siano strumentalizzati, quando non addirittura sminuiti, il ruolo e le prerogative della Commissione che ho l'onore di presiedere e dei singoli parlamentari che la compongono.
Sono certa che lei, Ministro, condivida questo mio indirizzo e che tutti noi avremo in lei una preziosa alleata in questo senso.
Do la parola all'onorevole Barbieri che ha chiesto di intervenire sui lavori della Commissione.

EMERENZIO BARBIERI. Ieri pomeriggio una serie di agenzie informavano di un incontro tra la Ministra oggi nostra ospite e il Presidente della Repubblica Napolitano. Non ho votato Napolitano, ma è anche il mio Presidente. Capisco il clima di bon ton istituzionale, ma non trovo corretto illustrare le linee del suo dicastero prima a Napolitano che al Parlamento.
Personalmente avrei percorso una strada diversa, perché, come opportunamente ricordato dal presidente, il suo confronto non è con Napolitano, ma con noi. Probabilmente è stato un incidente di percorso, e comunque una mossa sbagliata.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Desidero associarmi al rilievo fatto dal collega Barbieri, perché sono rimasta molto sorpresa di questa prassi assolutamente inusuale, che spero rappresenti davvero solo un incidente di percorso. Il Governo


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ha il dovere e il diritto di interloquire con il Parlamento, mentre il Capo dello Stato nulla ha a che vedere con le vicende di queste aule e di questa legislatura, giacché è solo il supremo garante della Costituzione. Mi auguro quindi che un episodio del genere non si ripeta, perché dobbiamo instaurare con il ministro un duraturo clima di fiducia, di collaborazione e di leale confronto.

MANUELA GHIZZONI. Anch'io desidero intervenire sui lavori della Commissione, in merito all'episodio cui hanno fatto riferimento i colleghi che mi hanno preceduto. Naturalmente non entro nel merito dell'opportunità che il Ministro Gelmini abbia incontri informali con il Capo dello Stato che, a differenza del collega Barbieri, abbiamo votato e che ha tutta la nostra stima. Considero tuttavia grave che abbia fatto seguire a questo incontro un dettagliato resoconto con anticipazioni finite sulla stampa, fatto che trovo anche lesivo del nostro ruolo. Desidero infatti ricordare che il suo Governo ha avuto la fiducia dal Parlamento e che quindi questa è la sede in cui sarebbe dovuta venire ad illustrare, senza anticipazioni, le linee del suo programma, del suo mandato e delle sue politiche per la scuola. È spiacevole, invece, che già questa mattina abbia potuto leggere sulla stampa ampie anticipazioni sulle sue linee programmatiche. Non ho molte legislature alle spalle, ma soltanto una breve, tuttavia ho partecipato a diverse audizioni con i ministri, che mai avevano avuto anticipazioni a mezzo stampa, soprattutto quelle programmatiche di avvio legislatura.
Signor ministro, il Quirinale non ha rilasciato notizie nel merito del vostro incontro, cosa che invece ha evidentemente fatto lei. Non conosciamo le fonti interne al Messaggero, forse


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una spia, tuttavia l'articolo è sui banchi di noi tutti ed è abbastanza curioso che il nostro primo incontro abbia avvio con un episodio tanto sgradevole.
I colleghi mi conoscono e sanno che non sono abituata a usare toni molto pesanti. Tuttavia, se lo fossi, definirei l'episodio non un increscioso incidente, bensì un atto di inaudita gravità.

PRESIDENTE. Desidero rammentare che sull'ordine dei lavori è ammesso a parlare un esponente per gruppo.

RENATO FARINA. Vorrei intervenire per fatto personale.

PRESIDENTE. Per fatto personale si interviene al termine della seduta.
Per l'onorevole Zazzera, esponente dell'Italia dei Valori, è diverso (Commenti dell'onorevole Farina). È il regolamento, onorevole Farina, che disciplina il dibattito sull'ordine dei lavori.

PIERFELICE ZAZZERA. A parte l'irritualità della scelta del Ministro Gelmini, vorrei soltanto capire se si sia trattato di una sua scelta individuale o se il Governo fosse a conoscenza della sua decisione di incontrare il Presidente della Repubblica, scavalcando persino il Presidente del Consiglio, che è espressione del programma.

PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Gelmini.

PRESIDENTE. Colleghi, vi devo ricordare che non è consuetudine applaudire in Commissione. Naturalmente, siamo all'inizio della legislatura e possiamo anche condividere l'entusiasmo dei colleghi.
Ricordo che alle ore 12,15 dobbiamo interrompere per permettere ai colleghi di partecipare ai lavori dell'Assemblea.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Sull'ordine dei lavori, vorrei sapere come intendiamo procedere.

PRESIDENTE. Proseguiamo fino alle ore 12,15.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Non credo che ce la faremo.

PRESIDENTE. Poi riprenderemo il dibattito in un'altra seduta. Oggi siamo costretti dall'Assemblea a interrompere i nostri lavori alle ore 12,15. Dopodiché il ministro tornerà in più sedute per il prosieguo del dibattito.

CLAUDIO BARBARO. Intervenendo sull'ordine dei lavori, faccio presente che abbiamo ricevuto comunicazione che la seduta sarebbe stata interrotta. Per la funzionalità del dibattito, credo che sarebbe meglio interrompere...


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PRESIDENTE. Onorevole Barbaro, le pare che proseguiremmo la seduta della Commissione se in aula si vota?

CLAUDIO BARBARO. Forse non mi sono spiegato: abbiamo ricevuto una comunicazione dalla segreteria della Commissione secondo la quale il dibattito sarebbe ripreso successivamente.

PRESIDENTE. Colleghi dell'opposizione e della maggioranza sono iscritti a parlare, per cui cominciamo il dibattito che poi sarà interrotto e ripreso successivamente.
Do, quindi, la parola colleghi deputati che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Grazie, presidente. Saluto il ministro, che ringrazio per essere presente e averci proposto le sue linee programmatiche. Come lei sa, ministro, in questi due anni sono stata sottosegretario al Ministero della pubblica istruzione, ma ora cerco di assumere un ruolo diverso, dal quale svolgo questo mio intervento.
La sua relazione contiene, come lei ha detto, una grande passione per l'educazione. Le auguro di poter far crescere in questi anni la scuola italiana e, giacché quella oggi esposta è una fotografia scattata dall'esterno della scuola, di poterne scattare in questi anni un'altra sempre più dall'interno, conoscendone le grandi ricchezze (oltre alle emergenze, la scuola italiana comprende grandissime ricchezze, altrimenti non saremmo dove siamo) e le sue sofferenze, i momenti difficili di tanti anni di decisioni altalenanti. Della scuola non è facile parlare, perché rappresenta l'identità del Paese e la sua risorsa più pregiata, ma nello stesso tempo il sistema più delicato e complesso.
Come lei ha ricordato, ci sono stati momenti laceranti in cui la scuola, le opinioni su di essa o i progetti di riforma


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hanno diviso il Paese, la politica e i lavoratori del settore. Considero un povero Paese quello che non è concorde sulla sua funzione educativa e che non si sente unificato dalla propria scuola.
Ciò ovviamente non è in contrasto con la necessità di una pluralità di apporti intorno alla scuola. Riteniamo necessario mettere a confronto proposte diverse, talvolta visioni diverse, e crediamo che con onestà intellettuale debba essere compiuto lo sforzo di capire, di approfondire, di trovare soluzioni non di parte, ma utili a un bene primario del Paese, ovvero la scuola.
Per questo motivo, ministro, all'inizio della seduta abbiamo espresso disappunto rispetto ad alcune linee che sarebbero determinanti e che devono essere discusse in una seduta apposita, invece di apprenderne il merito e da quanto indicato sul Messaggero.
Il Partito democratico - non potrebbe essere diversamente; non vi è qualità democratica senza scuola di qualità - si spenderà molto per la scuola con la propria visione, offrendola senza ridurla di un centimetro, altrimenti daremmo un apporto ridotto, cercando però il confronto per l'assoluta necessità di unità intorno alla scuola.
Desidero sottolineare qualche punto sul passaggio dalle azioni del Governo precedente alle scelte di questo Governo. Per un tempo limitato, il Governo precedente ha lavorato molto, lasciando di conseguenza il proprio operato in una fase delicata. È dunque importante capire come affrontare questa fase di passaggio.
Vorrei scorrere velocemente e per titoli alcune principali azioni nella direzione dell'apprendimento, quali le indicazioni della scuola per l'infanzia primaria e secondaria di primo grado, che sono di estrema importanza e che rappresentano


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la vera risposta al disagio dei ragazzi oggi all'interno della scuola. Desideriamo quindi chiederle come intenda portarle avanti ed estenderle alla scuola di secondo grado. A questo si aggiungano l'estensione dell'obbligo scolastico da 8 a 10 anni e la riorganizzazione degli istituti tecnici professionali, di cui tratteranno i colleghi del Partito democratico. Questi interventi erano il primo presupposto per il rafforzamento del sistema di valutazione. Condivido, signor ministro, le sue considerazioni rispetto all'importanza della valutazione. I primi interventi puntuali, quali la riforma dell'esame di Stato, il recupero dei debiti formativi, le iniziative per il merito scolastico, hanno dato segnale di serietà, come anche i primi passi per il riordino del sistema di valutazione esterno INVALSI nella legge finanziaria del 2007.
Avere un buon sistema di valutazione, che purtroppo l'Italia ancora non ha, è un passo necessario per rendere effettiva l'autonomia degli istituti scolastici. In questa direzione erano state direttamente date risorse per le attività aggiuntive degli insegnanti e per le spese di funzionamento degli istituti: le scuole aperte, le sezioni primavera, una proposta di legge, che non ha svolto il suo percorso, per un'educazione degli adulti basata sul sistema nazionale di certificazione.
Si è lavorato per trasformare le graduatorie permanenti degli insegnanti in provvisorie, per eliminare il precariato della scuola e per avviare un processo del tutto nuovo per l'assunzione e la formazione degli insegnanti. È inutile spiegarne l'importanza, ma chiedo che a questo tema sia dedicato un lavoro della Commissione in interazione con lei, signor ministro. Nel giugno 2007 è stato anche concordato con il sindacato un importante documento di indirizzo, che conteneva svariati punti, alcuni dei quali già menzionati.


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Ritengo - come ritengono molti osservatori - che il punto chiave dell'intero sistema scolastico italiano sia quello di portare a compimento, o almeno il più avanti possibile, l'autonomia scolastica e il suo governo partecipato. Ciò richiede scelte decise e una revisione del ruolo del Ministero, che deve passare dal ruolo di «estensore di circolari» a svolgere una funzione leggera, ma molto competente, al servizio dell'autonomia dei singoli istituti e delle rispettive reti. Questo che ha davanti è un compito enorme, signor ministro.
È inoltre necessario chiarire, e di conseguenza attuare, la divisione dei ruoli tra Ministero e regioni. Noi riteniamo che l'istituzione scolastica, la scuola vera, quella con alunni e docenti, debba nascere da una relazione tra il Ministero, che ha un compito di regolazione, di garanzia nazionale, di valutazione di grandi indirizzi, e il ruolo delle regioni, che dovrebbero assumere compiti maggiori e svolgerli vicino ai cittadini. Questo farà davvero la differenza, perché in questi anni la concezione centralistica ereditata dal passato ha bloccato la scuola.
Un tassello importante è costituito dalla revisione del governo delle singole autonomie scolastiche e del sistema scolastico nelle reti di scuole, nelle regioni e a livello nazionale. Crediamo che questa governance debba essere partecipata, non solo rappresentativa, e che possa rispondere a due grandi urgenze del Paese: sanare la frattura tra scuola e famiglia e fra scuola e società, che ha raggiunto livelli di guardia, e fare della scuola italiana un'occasione di rigenerazione della democrazia con un vissuto reale al suo interno, che formi cittadini veri.
Una recente analisi di Eurydice, comparando i vari Paesi europei e constatando come l'Italia in attività di cittadinanza si trovi agli ultimi posti, afferma che non è sufficiente


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imparare la cittadinanza, ma occorre fare un'esperienza di vissuto all'interno della scuola. Per questo motivo, abbiamo presentato un disegno di legge, che dovrebbe sostituire la normativa sugli organi collegiali, dal titolo «Governo partecipato della scuola dell'autonomia». Su questo ci confronteremo.
Per quanto riguarda i bisogni educativi speciali, nei due anni precedenti è stata data loro grande attenzione (alunni disabili, difficoltà specifiche di apprendimento e studenti di madrelingua non italiana, bisogni ricordati anche dal ministro). La scuola inclusiva, la piena integrazione, la scuola per tutti e di tutti rendono il sistema scolastico italiano un modello unico, invidiato nel resto d'Europa, purtroppo ancora troppo poco studiato e troppo poco offerto alla valutazione europea.
Il lavoro di manutenzione della scuola inclusiva è molto più delicato di un altro tipo di scuola e richiede molta competenza. È stato quindi iniziato un lavoro di valutazione, di aggiornamento, di riorganizzazione, che ha coinvolto non solo genitori e associazioni. A mio avviso queste realtà devono pienamente partecipare al governare e legiferare, ma a noi spetta il compito di trovare un'equa sintesi che non si limiti ad essere la somma delle tante richieste. In questo senso sono state coinvolte le migliori energie del Paese.
Le chiediamo, quindi, signor ministro, quanto segue: come intenda proseguire e in particolare, poiché in questi due anni si è dovuto attingere al personale delle sedi regionali e provinciali visto che il Ministero non era presente in maniera adeguata, se verrà potenziato il lavoro del Ministero per l'integrazione degli alunni con disabilità; se continuerà il lavoro di aggiornamento degli istituti scolastici in corso con I Care (è stato calcolato che in cinque anni si sarebbero potute aggiornare le circa 10.000 scuole del Paese); se si intenda


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affidare a un gruppo di elevata competenza il rafforzamento delle competenze didattico-pedagogiche della scuola inclusiva; quale importanza verrà data agli scambi all'interno dell'Unione europea. In passato l'Italia, pur con questa straordinaria esperienza, quasi non compariva nei rapporti di Eurydice.
Per quanto riguarda difficoltà specifiche di apprendimento quali la dislessia, le chiediamo se il Ministero intenda portare avanti il gruppo di lavoro tecnico recentemente costituitosi. Per quanto riguarda il problema degli studenti alloglotti, sostenuto da ben nove mozioni, a partire dalla prima della Lega nord, vorremmo sapere se s'intenda proseguire nell'impegno dell'insegnamento della lingua italiana - nel merito ci ha già risposto, signor ministro -, attuando un progetto già steso dal comitato scientifico nella scorsa legislatura, cui erano stati inizialmente assegnati cinquemila euro, ed anche se si voglia proseguire la formazione dei dirigenti e dei docenti per la dimensione interculturale della scuola italiana nonché tener conto del documento La via italiana all'integrazione e all'intercultura.
Per quanto concerne la famiglia, in questi anni si è constatato come la sua trasformazione abbia comportato specularmente un diverso atteggiamento della scuola....

PRESIDENTE. Onorevole De Torre, le chiedo scusa, ma la interrompo per informarla che si sono iscritti altri sette componenti del suo gruppo. Se vuole continuare a parlare, per me sta bene, ma faccio presente che non potrò concedere lo stesso tempo agli altri. Anche il suo capogruppo ha chiesto di parlare.

MANUELA GHIZZONI. Concederò del tempo io stessa.

PRESIDENTE. Bene. Ho solo ritenuto opportuno avvertire.


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MARIA LETIZIA DE TORRE. Cercherò di abbreviare il mio intervento. Per quanto riguarda l'uso delle risorse per la scuola, come lei ha evidenziato, signor ministro, in questi anni ci sono stati significativi progressi nella quantità d'istruzione, ma si rileva ancora un ritardo non colmato. Esiste un problema di qualità e di divario tra nord e sud e tutto questo richiede ingenti risorse con risultati non altrettanto soddisfacenti.
Per questo insieme al Ministero dell'economia e delle finanze era stato avviato un processo che aveva portato alla stesura del libro bianco, ma anche alla creazione di un gruppo di lavoro per una sperimentazione in venti province italiane. Vorrei sapere se la Commissione potrà venire a conoscenza del rapporto redatto da questo gruppo di lavoro, che considero rilevante per le future decisioni da assumere.
In conclusione, il cantiere della scuola italiana evidenzia un'elevata complessità. Il Partito democratico svolgerà il suo compito con responsabilità e determinazione, volendo approfondire con onestà intellettuale. Cercheremo di dare il meglio di noi su alcuni punti importanti, primo fra i quali la necessità che la scuola sia il luogo unificante di tutto il Paese, per tutti e di tutti insieme. La scuola deve essere inserita nella comunità locale. Non potremo quindi mai permettere che venga negato accesso od opportunità a un minore, qualsiasi siano le sue condizioni sociali, il suo status, le sue abilità o disabilità.
Il merito, che ovviamente è molto importante, deve essere legato all'impegno e alla crescita, al progresso rispetto all'ingresso, mai al farsi spazio sgomitando, mai alla cultura dell'arrivismo, senza dimenticare che solo alcuni genitori possono permettersi di garantire ai propri figli un insegnamento aggiuntivo.


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In secondo luogo, le scuole devono essere tutte di qualità. In questo risiede il grande compito del pubblico. Deve essere al più presto sanata la frattura tra nord e sud,e ci ha fatto molto piacere sentirglielo affermare. Non sarebbe condivisibile alcun provvedimento che creasse scuole di serie A e di serie B. Nella scuola occorre imparare non soltanto a leggere e a scrivere, ma anche ad essere cittadini, facendo quindi esperienza di questo vissuto democratico di legalità e di relazioni di qualità. Cercheremo di fare proposte affinché si punti molto alle relazioni tra insegnante e alunno, tra alunni e tra docenti.
Nella società della conoscenza, il sapere si annovera tra i diritti più importanti. Come da lei giustamente sottolineato, la scuola deve essere collocata al primo posto in agenda. Occorre quindi prendere in fretta decisioni di sistema, che devono essere condivise non solo in Parlamento, ma anche con le scuole, con i docenti e con gli studenti, con le regioni e gli esperti. Cercheremo quindi di fare in modo che il processo di lavoro intorno alla scuola sia partecipato.

PRESIDENTE. Ricordo che sono iscritti a parlare ancora tantissimi colleghi e che avremo modo di sviluppare il dibattito in altre sedute.

RENATO FARINA. Ringrazio molto il ministro per il suo intervento, che ritengo decisivo specialmente dal punto di vista del metodo per impostare i lavori di questa legislatura in modo utile rispetto all'emergenza educativa. Mi piace molto l'accenno a una sorta di grande alleanza, che non significa affatto confondere le prospettive ideali che caratterizzano ciascun gruppo politico, ma vuole essere un richiamo alla comune responsabilità dinanzi a questa emergenza diffusa, emersa anche nelle preoccupazioni del «sottosegretario emerito».


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Credo che la grande questione sia quella del senso. Non si può affrontare il problema scolastico senza accettare un esame della nostra generale condizione sociale. Si può analizzare finché si vuole dal punto di vista sociologico la questione del bullismo o, come ieri ha fatto il professor De Rita sul Corriere della Sera, la questione dell'isolamento sociale, ma ritengo possibile uscirne non con un appello volontaristico, bensì lavorando insieme, ovvero stabilendo già qui il rapporto proficuo tra i diversi punti di vista nella scuola.
Mi è molto piaciuto dal punto di vista del metodo l'accenno alla parità scolastica. Si tratta non di qualcosa volto a sanare alcune questioni, ma di un modo di concepire la questione educativa, legandola alla libera scelta della famiglia e sostenendo la scelta di aderire a una proposta educativa in linea con il modo con cui si interpreta la propria presenza nella società e la propria crescita come essere umano. Occorrerà dunque sviluppare questo discorso conferendogli importanza strutturale, non degradandolo ad elemosina pubblica. Credo che solo garantendo l'effettiva parità scolastica potrà essere assicurato analogo rispetto all'interno degli istituti statali verso le varie posizioni.
Il riferimento del ministro all'educazione civica è stato accolto da un applauso. Credo che psicologicamente nella formula «educazione civica» si concentri tutto ciò che adesso manca, ovvero la convinzione che studiando l'educazione civica si possa automaticamente diventare un buon allievo, rispettoso dell'altro, antirazzista. Non vorrei che diventasse una sorta di «gabinetto delle illusioni», una specie di «piccolo chimico» da cui far uscire un uomo migliore. È ovviamente importante studiare la Costituzione, ma non può essere il luogo dell'insegnamento dell'etica pubblica, che deve attraversare la qualità dell'insegnamento e delle discipline.


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La questione degli sprechi deve essere analizzata in modo molto serio. Alcune sere fa ho organizzato una cena con vari insegnanti miei amici. Un insegnante di scuola pubblica raccontava come nel suo istituto sei bidelli su otto fossero assenti per svariati motivi. In un istituto che dovrebbe essere paritario, ma che in realtà non lo è, lavora invece un solo bidello collegato con i citofoni e tutto funziona bene, con conseguenti risparmi. Forse in questo modo si riduce il PIL, ma si tratta di risparmi di risorse che potrebbero essere investiti in maniera non assistenziale per le famiglie dei bidelli, ma direttamente a vantaggio degli studenti. È una situazione che qualsiasi insegnante può confermare.
Un'ultima considerazione riguarda la questione iniziale sollevata dall'onorevole Barbieri, da cui dissento, in quanto credo che ciascun cittadino, costituzionalmente, abbia diritto a un rapporto diretto e immediato con il Capo dello Stato. Il Presidente della Repubblica è anche il garante del rapporto tra i tre poteri, quello esecutivo, quello legislativo e quello giudiziario. Se il Presidente accetta di dare udienza a un cittadino italiano, che è ministro, ritiene che questo incontro non leda le prerogative dei rispettivi ordini. Credo quindi che la critica sia indirizzata al Capo dello Stato, in quanto non è stato avveduto nel ricevere un ministro prima che lo stesso incontrasse i parlamentari. Non credo che sia il momento di fare rimostranze improntate a gelosie corporative, né che sia stata lesa alcuna prerogativa dei parlamentari, tanto più che il Capo dello Stato è storicamente considerato un'autorità morale. Sono nuovo alla Camera, ma mi sembra che sia sempre stato così.

PRESIDENTE. Avverto che in aula non è stato ancora dato il termine di preavviso per le votazioni (Commenti dell'onorevole Barbieri). Vogliamo chiudere qui la seduta? Va bene.


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Per quanto riguarda la presenza del Ministro Gelmini, ricordo che martedì 17 giugno sarà di nuovo in Commissione per l'audizione in merito alle linee guida relative all'università e alla ricerca. In sede di ufficio di presidenza e in accordo con il gabinetto del ministro stabiliremo i tempi della ripresa del dibattito in materia di istruzione.
Se siete d'accordo e se i lavori in Assemblea lo consentiranno, propongo di procedere all'audizione sulle linee guida relative all'università e la ricerca secondo le modalità già utilizzate in quella del Ministro Bondi, ossia ad oltranza. In realtà, era prevista la stessa procedura per oggi, ma non è stato possibile seguirla a causa di concomitanti lavori in Assemblea.
Ringrazio il Ministro Gelmini e rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

La seduta termina alle 12,10.