Dal Messaggero studio a sopresa: in
senato più il risultato è bipartitico più vince Silvio
Perché
il vero «voto utile» è a sinistra
Matteo Bartocci - il
Manifesto, 11 marzo 2008
Più voti Veltroni più vince Berlusconi.
Dati del 2006 alla mano è uno dei paradossi più clamorosi, per il senato,
della legge elettorale «porcata» votata dal centrodestra. Uno studio
pubblicato ieri sul Messaggero ha il merito di rovesciare tutti i luoghi
comuni costruiti ad arte sul «voto utile». Soprattutto perché con
un'operazione di verità ribalta l'analisi dal bipartitismo artificiale Veltroni-Berlusconi prendendo in
considerazione tutte le forze principali in campo: Pd,
Pdl, Sinistra arcobaleno e Udc.
Com'è noto, alla camera con questa legge elettorale basta
un solo voto in più rispetto a tutti gli altri partiti per accaparrarsi 340
deputati (il 54%). E visto che a Montecitorio Berlusconi è in testa in tutti i sondaggi, Pd, Sa e Udc
si spartiranno i 270 deputati restanti. Chi parla di pareggio dunque deve
necessariamente concentrarsi su palazzo Madama, che
anche nella prossima legislatura sarà l'ago della bilancia. Sul Messaggero di
ieri Claudio Sardo traccia 4 scenari constatando che «il controllo della
camera alta non dipende solo dallo scontro diretto Berlusconi
e Veltroni» ma soprattutto dal risultato delle
altre forze politiche. Per come è fatta la legge
elettorale e per la serie storica di dati tra regioni «bianche» e «rosse» una
maggioranza chiara (di destra) è infatti quasi impossibile.
Salvo in un caso: con i due partitoni
che prendono tutto o con una sinistra perdente sotto l'8%. Prendiamo
per semplicità la simulazione più «bipartitica» di tutte: prevede un testa a testa Pd-Pdl (39,4%
contro il 42, 4%) e una sconfitta pesante sia per Bertinotti
che per Casini (entrambi sotto il 6%). Ebbene, potrà sorprendere, ma proprio
il risultato più netto è quello che garantisce la maggioranza assoluta del
senato a Berlusconi: 164 seggi al Pdl contro i 138 del Pd e 2
ciascuno per Sa e Udc ( in
Toscana e Sicilia). Questo perché sia nelle regioni «rosse» che in quelle «bianco-azzurre» proprio le terze forze Sa e
Udc hanno l'effetto (riequilibrante) di togliere
seggi al partitone perdente. Facendo le somme, in quasi tutte le regioni un successo della Sinistra toglie seggi a Berlusconi. Al Sud, viceversa, un risultato dell'Udc favorisce (di poco) Veltroni.
Non a caso, la simulazione massima in cui la Sinistra raggiunge il 9,3% (21 senatori) è anche quella in cui Berlusconi
prende meno seggi (154).
Dal punto di vista politico si possono trarre due conclusioni. La prima è che
chiunque vinca in senato ci saranno comunque tre
opposizioni (Sa, Udc e Pd)
che non si possono sommare tra loro. Per esempio: sulle missioni estere Udc e Pd potrebbero votare con
il Pdl
ma la Sa no. La seconda, altrettanto
importante, è che parlare di sostanziale pareggio non vuol dire altro che
preparare uno scenario in cui Pd e Pdl da soli controllano 311 seggi su 315 a palazzo
Madama. Un numero forse insufficiente a dare un governo
stabile ma che consente di fare riforme costituzionali senza neanche passare
per il referendum confermativo. Una «grande
coalizione» per le riforme del tutto inedita nella storia repubblicana.
Nel 2006 Prc, Pdci e
Verdi hanno avuto più voti al senato che alla camera. Segno che una parte
dell'elettorato ha voluto garantire la vittoria a Prodi con un voto «utile»
sentendosi invece più libero a palazzo Madama. Stavolta
si vuole far credere l'esatto contrario. Ma se così avvenisse l'unico effetto
concreto sarebbe di consegnare il paese a Berlusconi. Se il 30% di elettori
è ancora indeciso è ora che la Sinistra arcobaleno provi a spiegare, anche
con i numeri, che l'unico voto utile contro Berlusconi
è il suo.
Grafico della simulazione
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