L'attacco concentrico mosso
alla scuola pubblica da almeno tre ministri del governo: Tremonti,
Brunetta, Gelmini (non è casuale l'ordine di
citazione, ma vuol essere emblematico
dell'asservimento dell'istruzione e dell'educazione alle logiche del mercato
e dell'organizzazione del lavoro in senso aziendalista)
anticipato da una martellante propaganda diffamatoria verso gli insegnanti,
alla quale assistiamo da tempo e che i media di regime hanno propinato a
piene mani, risulta essere tanto più pernicioso in quanto mascherato dietro
parole d'ordine che potrebbero esercitare di primo acchito un certo richiamo
nell'opinione pubblica e persino in una parte del corpo insegnante. Ci
riferiamo, in particolare, alla cosiddetta meritocrazia spacciata come
farmaco capace di ridare efficacia ed efficienza a tutti i settori della
pubblica amministrazione, ivi compresa la scuola, che nella testa di Brunetta
altro non sono se non un covo di fannulloni i quali
meritano una energica strigliata.
Noi ci proponiamo di demistificare questa propaganda pseudo-meritocratica
svelando quali siano i veri obiettivi che si celano
dietro di essa.
Altro che farmaco! la meritocrazia impropria di cui
questi finti riformisti d'assalto, in realtà conservatori della peggiore
specie, si vantano è semmai un farmakon (veleno), una copertura ideologica della
guerra che si vuole alimentare tra sfruttati con lo scopo di far sì che
abbassino le loro richieste, edificando un gigantesco apparato di potere
clientelare intorno al dirigente manager il quale, secondo quanto previsto
dal ddl Aprea, potrà assumere
direttamente docenti ed ata, ma, attenzione, anche
lui, se vuole mantenere il posto, dovrà a sua volta mostrarsi deferente ed
ossequioso alle direttive; eloquente in tal senso il il
decreto legge fiscale di Tremonti, che nel
prevedere il taglio di centinaia di migliaia di posti nella scuola da
qui al 2011, attribuisce un forte potere sanzionatorio
al ministro dell'istruzione nei confronti dei dirigenti ministeriali e
scolastici che non fossero ligi nel fare i tagli di spesa, i quali potrebbero
essere in prima istanza richiamati, vedersi sospesa l'indennità di risultato
o persino essere trasferiti, fino al caso estremo del licenziamento.
Dietro un ipotetico sistema premiale basato su logica meritocratica si cela
pertanto l'intento, mica tanto nascosto, di gerarchizzare
il rapporto di lavoro attraverso la differenziazione di funzioni e poteri ma
anche di retribuzioni, infatti lo stesso ddl Aprea nel definire la
carriera del docente all'interno dell'Istituto scolastico prevede tre livelli
(iniziale, ordinario, esperto), all'insegna competitiva del divide et impera, con progressioni in base all'anzianità
all'interno di uno stesso livello e persìno
l'istituzionalizzazione della figura del vicedirigente.
Oltre a questi aspetti, che già di per sè
dovrebbero bastare a suscitare notevole allarme poichè
lasciano intravedere uno scenario alquanto buio nel futuro della scuola resa
più povera e schiava, va ribadito che la questione
del salario al merito risulta estranea alla specificità del nostro
settore laddove una quantificazione meritocratica è di fatto impossibile, e
comunque sconsigliabile. Impossibile perchè anche volendo assumere come
parametro il successo scolastico degli studenti, esso non sarebbe per nulla
oggettivo, poichè non dipende esclusivamente dalla
qualità dell'insegnamento, ma dall'ambiente sociale e dalle motivazioni dello
studente, due fattori incontrollabili da parte del corpo insegnante.
Sconsigliabile perchè avvelenerebbe un clima nell'ambiente di lavoro già in
parte inquinato dalla competizione introdotta per l'attribuzione di incarichi speciali per i quali già oggi è previsto
l'accesso al salario accessorio, che nella maggior parte dei casi premia chi
meno insegna ovvero chi preferisce all'aula l'ufficio della presidenza.
Il
Forum Insegnanti
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