Scuola, Napolitano e gli appelli anti-Gelmini:
«Il presidente non può esercitare ruoli non suoi»

Il Quirinale: «Comprendo le motivazioni, ma la responsabilità dei provvedimenti è del governo. Solo il Parlamento può respingerli»

Proteste contro la riforma Gelmini (foto Toiati)

ROMA (13 ottobre) - La riforma della scuola è ancora all'esame delle Camere e, secondo la Costituzione, la responsabilità delle scelte politiche è del Parlamento. Dunque il presidente della Repubblica «non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce». Giorgio Napolitano, con una nota diffusa dal Quirinale, risponde così agli appelli che gli vengono rivolti da più parti a non firmare la riforma della scuola varata dal ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini.

L'iniziativa, nata spontaneamente da insegnanti e genitori la scorsa settimana, si sta diffondendo attraverso blog, sms e messaggi di posta elettronica che invitano a chiedere al capo dello Stato di rinviare alle Camere il decreto legge 137, o più propriamente la legge di conversione di tale decreto che contiene la riforma della scuola. Il Quirinale ha chiarito quindi con una nota, che «pur nella viva attenzione e comprensione, da parte del presidente, per le motivazioni di tali appelli - prosegue il comunicato - si deve rilevare innanzitutto che il Parlamento non ha ancora concluso l'esame del provvedimento in questione. Inoltre, secondo la Costituzione italiana, è il governo che si assume la responsabilità del merito delle sue scelte politiche e dei provvedimenti di legge sottoposti al Parlamento, che possono essere contrastati e respinti, o modificati, solo nel Parlamento stesso». 

«Il capo dello Stato - sottolinea ancora il Quirinale - non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce: la stessa facoltà di chiedere alle Camere una nuova deliberazione sulle leggi approvate incontra limiti temporali oggettivi nel caso della conversione di decreti-legge, e il presidente ha in ogni caso l'obbligo di promulgare le leggi, qualora le stesse siano nuovamente approvate, anche nel medesimo testo».

Uno degli sms diffusi in questi giorni recita: «Vai sul sito www.quirinale.it, clicca su posta e manda una mail a Napolitano per chiedergli di non firmare il decreto Gelmini. Se arrivano almeno 20 mila mail si può bloccare tutto». Affermazione, quest'ultima, che naturalmente non ha alcuna base giuridica, in quanto tutt'al più di tratta di un'operazione di «moral suasion». Su vari blog si discute, comunque, dell'iniziativa e si riportano mail già inviate al sito del Quirinale. Una di queste è firmata da un gruppo di insegnanti della direzione didattica di Alassio, che scrivono, tra l'altro: «Gli otto articoli del decreto potranno forse appagare il Parlamento, gratificare i ministri, ma non noi. Per far fronte a questa urgenza c'è bisogno della nostra quotidiana azione. Come sarà possibile, se il corpo docente verrà dimezzato?».