Scuola, il Comune all'attacco: causa contro la riforma Gelmini

Corriere/Bologna: La Conferenza provinciale decide una super vertenza per far pressioni su Roma

17-03-2009

Virgilio: «Ha ricadute negative su famiglie ed enti locali»

La Regione fa ricorso alla Corte Costituzionale La Soster: «Ma da viale Aldo Moro ci saremmo aspettati di più» Il Comune non ha più intenzione di aspettare. Perché la riforma Gelmini non solo ha cambiato il volto della scuola, ma ha anche avuto effetti negativi sugli enti locali. E allora l'annuncio, dall'aula del consiglio provinciale dove era convocata la Conferenza di coordinamento sulla scuola indetta da Palazzo Malvezzi, ieri l'ha dato l'assessore alla Scuola della giunta Cofferati, Milli Virgilio: «Vogliamo intraprendere iniziative giudiziarie contro la riforma Gelmini». Tradotto: presto il Comune potrebbe fare ricorso al Tar contro il governo. Si tratta solo di valutare, e in tempi brevi, «le ricadute della riforma sull'ente locale». Da una parte «ci sono gli interessi dei cittadini, che subiranno i tagli d'organico», dall'altra ci sono i Comuni «che avranno minori risorse, per esempio per il trasporto pubblico e l'edilizia scolastica». Quando tutti i punti saranno verificati, la Virgilio chiederà che i Comuni della provincia seguano l'esempio.
Se il deputato di Forza Italia Fabio Garagnani ritiene che «il ricorso al Tar fa ridere, perché i tagli sono solo farneticazioni », plaude all'iniziativa il candidato sindaco del Pd, Flavio Delbono. «Ogni strumento democratico — dice — deve essere utilizzato per contrastare una riforma che ha effetti devastanti sulla scuola e, nella parte del maestro unico, è già stata bocciata dalle famiglie bolognesi». La conferma arriva dall'Ufficio scolastico regionale: il 72% ha scelto il modello a 40 ore, il 24,4% le 30 ore, il 3,1% le 27 ore e solo lo 0,6% il modello a 24 ore, cioè quello «caldeggiato» dal ministro Gelmini.
Proprio per questo ieri la Conferenza provinciale, presieduta dall'assessore all'Istruzione, Paolo Rebaudengo, ha deciso di avviare, anche su consiglio del senatore del Pd Walter Vitali (ieri era presente con la collega Donata Lenzi), una super vertenza-scuola per esaminare le ricadute dei tagli.
La piattaforma della vertenza sarà costruita in raccordo con la Regione, con le istituzioni e sarà condivisa da sindacati, genitori e docenti, dice Palazzo Malvezzi. «L'obiettivo — ha spiegato Vitali — è dare vita a un movimento di lotta politica per fare pressione su Roma». E se i parlamentari del Pd e l'assessore Rebaudengo ieri hanno criticato l'assenza dei parlamentari di maggioranza, che erano stati convocati in Conferenza, i sindacati hanno puntato il dito contro le istituzioni. «Speravamo — attacca Sandra Soster, segretario Flc-Cgil, il sindacato che per domani ha proclamato uno sciopero nazionale — in un'iniziativa forte delle istituzioni, in particolare della Regione, da cui arriva un singolare silenzio». Perché a sentire la Cgil il ricorso alla Corte costituzionale fatto da viale Aldo Moro (l'udienza sarà il 9 giugno) sull'unico punto di competenza regionale, cioè il dimensionamento scolastico, non basta. «All'epoca della riforma Moratti, che era infinitamente meno impattante — dice la Soster — la Regione aprì vertenze micidiali, adesso si limita solo a esprimere preoccupazione, senza far nulla concretamente».
E la situazione, a sentire anche Maria Luisa Quintabà, presidente dell'Associazione scuole autonome Bologna, è drammatica. «Alle superiori — dice — abbiamo meno problemi di cassa, perché stiamo andando avanti con i contributi volontari dei genitori: da 85 a 120 euro, comprensivo dei 12 dell'assicurazione, che le scuole possono utilizzare per fare anticipi di cassa, per esempio per pagare le supplenze». Un'ipotesi che comincia ad allettare anche la scuola primaria e che qualche settimana fa era stata avanzata anche dal preside delle elementari XXI Aprile, Stefano Mari. E venerdì l'assemblea genitori-docenti delle scuole bolognesi sarà di nuovo in piazza a protestare.