La Regione fa ricorso alla Corte Costituzionale La Soster: «Ma da viale Aldo Moro
ci saremmo aspettati di più» Il Comune non ha più intenzione di aspettare. Perché
la riforma Gelmini non solo ha cambiato il volto
della scuola, ma ha anche avuto effetti negativi sugli enti locali. E allora
l'annuncio, dall'aula del consiglio provinciale dove era convocata la
Conferenza di coordinamento sulla scuola indetta da
Palazzo Malvezzi, ieri l'ha dato l'assessore alla Scuola della giunta Cofferati, Milli Virgilio: «Vogliamo intraprendere
iniziative giudiziarie contro la riforma Gelmini».
Tradotto: presto il Comune potrebbe fare ricorso al Tar contro il governo. Si tratta solo di valutare, e in
tempi brevi, «le ricadute della riforma sull'ente locale». Da una parte «ci
sono gli interessi dei cittadini, che subiranno i tagli d'organico»,
dall'altra ci sono i Comuni «che avranno minori risorse, per esempio per il
trasporto pubblico e l'edilizia scolastica». Quando tutti i punti saranno verificati, la Virgilio chiederà che i Comuni
della provincia seguano l'esempio.
Se il deputato di Forza Italia Fabio Garagnani
ritiene che «il ricorso al Tar fa ridere, perché i
tagli sono solo farneticazioni », plaude all'iniziativa il candidato sindaco
del Pd, Flavio Delbono.
«Ogni strumento democratico — dice — deve essere utilizzato per contrastare
una riforma che ha effetti devastanti sulla scuola e, nella parte del maestro
unico, è già stata bocciata dalle famiglie bolognesi». La conferma arriva
dall'Ufficio scolastico regionale: il 72% ha scelto il modello a 40 ore, il
24,4% le 30 ore, il 3,1% le 27 ore e solo lo 0,6% il
modello a 24 ore, cioè quello «caldeggiato» dal ministro Gelmini.
Proprio per questo ieri la Conferenza provinciale, presieduta dall'assessore
all'Istruzione, Paolo Rebaudengo, ha deciso di
avviare, anche su consiglio del senatore del Pd
Walter Vitali (ieri era presente con la collega Donata Lenzi),
una super vertenza-scuola per esaminare le ricadute dei tagli.
La piattaforma della vertenza sarà costruita in raccordo con la Regione, con
le istituzioni e sarà condivisa da sindacati, genitori e docenti, dice Palazzo Malvezzi. «L'obiettivo — ha spiegato Vitali —
è dare vita a un movimento di lotta politica per
fare pressione su Roma». E se i parlamentari del Pd
e l'assessore Rebaudengo ieri hanno criticato
l'assenza dei parlamentari di maggioranza, che erano
stati convocati in Conferenza, i sindacati hanno puntato il dito contro le
istituzioni. «Speravamo — attacca Sandra Soster, segretario Flc-Cgil, il
sindacato che per domani ha proclamato uno sciopero nazionale — in
un'iniziativa forte delle istituzioni, in particolare della Regione, da cui
arriva un singolare silenzio». Perché a sentire la Cgil
il ricorso alla Corte costituzionale fatto da viale Aldo Moro (l'udienza sarà
il 9 giugno) sull'unico punto di competenza regionale, cioè
il dimensionamento scolastico, non basta. «All'epoca della riforma Moratti, che era infinitamente meno impattante — dice la Soster — la Regione aprì vertenze micidiali, adesso si
limita solo a esprimere preoccupazione, senza far
nulla concretamente».
E la situazione, a sentire anche Maria Luisa
Quintabà, presidente dell'Associazione scuole
autonome Bologna, è drammatica. «Alle superiori —
dice — abbiamo meno problemi di cassa, perché stiamo andando avanti con i
contributi volontari dei genitori: da 85 a 120 euro, comprensivo dei 12
dell'assicurazione, che le scuole possono utilizzare per fare anticipi di
cassa, per esempio per pagare le supplenze». Un'ipotesi che comincia ad
allettare anche la scuola primaria e che qualche settimana fa era stata
avanzata anche dal preside delle elementari XXI Aprile,
Stefano Mari. E venerdì l'assemblea genitori-docenti
delle scuole bolognesi sarà di nuovo in piazza a protestare.
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