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Carolina Vergerio
Così è (se vi pare):testo e messa in scena
La figura di Luigi Pirandello nel panorama teatrale europeo novecentesco
si presenta in modo alquanto originale. La sua posizione nei confronti dell'
arte della scena è soggetta infatti, con il trascorrere del tempo e
l'esperienza di una nuova professione, a radicali modifiche di opinione e di
atteggiamento: se nella prima parte della sua carriera teatrale egli si
dedica esclusivamente alla stesura di testi drammatici, preoccupandosi solo
marginalmente della messa in scena di tali testi e considerando addirittura
disprezzabile l'attività dell'attore, in un secondo momento, vale a dire a
partire dal 1925, decide di dedicarsi totalmente al teatro e di costituire
una propria compagnia, la Compagnia del Teatro d'Arte, di cui sarà
capocomico e regista, nonché naturalmente drammaturgo.
Per lo studio di queste due differenti epoche della vita artistica dello
scrittore siciliano sono utilizzate quelle che possiamo definire fonti
teoriche dirette, cioè gli articoli e i saggi che Pirandello scrisse a
proposito del teatro (per citare le più importanti Illustratori,
attori, traduttori del 1908 per quanto concerne il primo periodo,
La diminuzione dei nostri grandi attori... del 1935 per quanto
riguarda il secondo periodo).
Oltre a queste indispensabili strumenti, è possibile attingere ad un'
ulteriore sorgente di notizie che, pur essendo indiretta e meno facilmente
traducibile, è ricca di fondamentali informazioni che permettono di
scoprire come e perché Pirandello passi da una posizione di ostilità per le
scene ad un coinvolgimento diretto e totale in esse: si tratta delle opere
teatrali stesse che possiedono al loro interno una grande quantità di dati,
possiedono cioè, già nella loro struttura, le informazioni necessarie alla
rappresentazione.
In questa ottica di ricerca il Così è (se vi pare) è un'opera
esemplare per l'analisi del passaggio da parte di Pirandello dalla pura
letteratura teatrale alla pratica vera e propria del palcoscenico. È stata
infatti pubblicata in due edizioni: nel 1918, periodo in cui Pirandello è
solo drammaturgo, e nel 1925, anno in cui la teoria diventa pratica con
l'avvio dell'attività di «metteur en scène».
Le edizioni, anche ad una semplice prima lettura, presentano numerose e
significative differenze, sia dal punto di vista delle battute, sia, e
ancora di più, dal punto di vista delle didascalie. Questo semplice primo
elemento ha dato inizio alla ricerca, basata sul confronto diretto fra le
due pubblicazioni (1918, Treves - 1925, Bemporad) e tesa a scoprire i
generi e gli scopi di tali differenze.
Per il lavoro di confronto è stato utilizzato uno strumento di tipo
informatico, l'applicazione ORBIS del software NB4, un analizzatore di
testi, che, partendo da una base dati (textbase), il testo virtuale, è in
grado di offrire all'utente l'elenco completo di tutte le parole presenti
nel testo affiancate dal numero indicante la loro frequenza nel testo
stesso. Con tale strumento sono stati creati otto vocabolari, cioè otto
elenchi di parole per ciascuna edizione del Così è (se vi pare): i
vocabolari dei testi completi, quelli delle sole didascalie, quelli delle
sole battute, quelli del personaggio Laudisi, del personaggio Frola, del
personaggio Ponza, dei restanti personaggi femminili e dei restanti
personaggi maschili.
Il primo risultato che un lavoro come questo permette di ottenere è di tipo
quantitativo. Si è verificato infatti che il numero di parole presenti
nella seconda edizione risulta essere notevolmente superiore rispetto a
quello della prima edizione. Dato che si fa ancora più interessante nel
momento in cui si scopre che la quantità maggiore di vocaboli è stata
aggiunta alle didascalie.
I passi successivi, di elaborazione analitica dei vocabolari ottenuti per
mezzo del software, si sono mossi andando a scavare sempre più a fondo nel
testo e, dopo l'analisi puramente quantitativa, la parola è stata
considerata come parte del discorso, poi nel suo significato
decontestualizzato, quindi nel significato assunto all'interno del contesto,
infine come facenti parte della struttura drammaturgica dell'opera.
Seguendo tale percorso, un secondo importante elemento si è rivelato essere
l'individuazione di due differenti metodi di modifica per battute e
didascalie. Pirandello infatti utilizza criteri differenti a seconda che si
trovi di fronte alle parti di testo riservate al dialogo dei personaggi o
a quelle riservate alle indicazioni dell'autore. Per le prime, che
subiscono lievi modifiche e poche aggiunte, desidera migliorare soprattutto
a livello lessicale un corpus che già gli sembra adeguato e sufficiente
(ad esempio per mezzo della sostituzione di vocaboli con sinonimi più
efficaci a livello semantico, oppure con passaggi di categoria); per le
seconde invece, notevolmente modificate e ampliate, il suo intento è quello
di offrire un numero considerevolmente maggiore di informazioni riguardanti
la scenografia, la psicologia e i movimenti dei personaggi, i loro stati
d'animo e i loro improvvisi mutamenti emotivi.
Di fronte a un panorma come quello descritto risulta evidente che i
destinatari di tali indicazioni non possano che essere gli attori con i
quali, dal 1925, Pirandello inizia una strettissima collaborazione e con i
quali deve confrontarsi per rappresentare il dramma.
La tendenza che si è verificata, dapprima nella classificazione e quindi
nell'analisi dei cambiamenti e delle parole aggiunte, tanto che si
trattasse delle battute tanto delle didascalie, è quella di un adeguamento
del testo scritto semplicemente per la lettura alle esigenze della scena e
della recitazione. Il drammaturgo infatti interviene là dove le
informazioni sul modo di interpretare una battuta, o addirittura i
caratteri di un intero personaggio, non sono abbastanza chiari all'attore
che lo deve impersonare oppure dove le informazioni di scena o di movimento
risultano essere insufficienti alla realizzazione scenografica e alla
prossemica.
In questo senso il testo medesimo diventa il luogo dal quale è possibile
estrapolare delle ipotesi sulle nuove teorie teatrali dello scrittore,
nonché dare una spiegazione pratica alla sua diversa posizione nei
confronti del palcoscenico: la frequentazione in prima persona delle scene,
degli attori e delle necessità ad essi collegate ha permesso a Pirandello
di modificare le proprie idee sul teatro e soprattutto sulla recitazione,
a tal punto da arrivare ad attribuire una funzione artistica a quell'attore
che, solo qualche tempo prima, era accusato di tradire e "abbassare"
l'opera d'arte creata dal drammaturgo.
[versione cartacea: n. sei-undici, 1997, pp. 54-55 - versione web: 1996, n. 2, II semestre]
Bollettino '900 - Electronic Newsletter of '900 Italian Literature - © 1995-1997
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