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Clelia Martignoni, Elisabetta Cammarata, Cinzia Lucchelli, La scrittura infinita di Alberto Arbasino. Studi su Fratelli d'Italia, con un testo inedito di Alberto Arbasino, Novara, Interlinea, 1999, pp. 122 («Biblioteca di Autografo»).
di Cecilia Serradimigni
Questa raccolta di saggi critici, opera di tre giovani studiose pavesi, arricchita da un gustoso inedito su Flaiano e di una nota bibliografica delle opere e della critica curata da Cinzia Lucchelli, scaturisce dallo studio di materiali preparatori che Arbasino ha donato al Fondo Manoscritti dell'Università di Pavia.
L'interesse delle autrici converge sull'opera centrale della carriera e della vita di Arbasino: riscritto e rielaborato continuamente nel corso di trent'anni e di tre diverse edizioni (1963, 1976, 1993), Fratelli d'Italia si offre come una sterminata enciclopedia di varianti, cadute, aggiunte e trasformazioni di ogni tipo.
Il libro è composto di tre studi: il primo individua le linee direttrici di tale evoluzione, mentre gli altri due si soffermano, in modo a volte leggermente ripetitivo, sulle singole edizioni. Clelia Martignoni sottolinea come la presenza di costanti tematico-formali in tutta l'opera dello scrittore sia visibile in primis nel tipo di romanzo che gli è più congeniale fin dall'Anonimo lombardo, di combinazione cioè tra invenzione narrativa e capacità saggistica. Ed è proprio in Fratelli d'Italia che questa attitudine si realizza al suo massimo grado, nel ritratto, sempre più documentato e spregiudicato di edizione in edizione, dell'Italia degli anni Sessanta, con una massiccia presenza di critica letteraria, musicale e culturale in genere. La continuità di questo modulo, insieme alla predilezione per le forme ibride e aperte, all'ironia e al citazionismo, rivela la coerenza interna del sistema arbasiniano, pur nella sua condizione di estrema irregolarità. Proprio per questi motivi Arbasino è stato spesso accostato al postmoderno: nonostante alcune innegabili affinità, però, Martignoni lo ritiene ancora ascrivibile alla Modernità, per il suo aristocratico progetto di "critica della cultura" e il suo rivolgersi esplicito ad un pubblico selezionato.
Largo spazio è dato, nei tre studi, ai problemi posti dal progetto di un "romanzo-conversazione" come Fratelli d'Italia. Lo scrittore li risolve andando alla ricerca di effetti di "sprezzatura" ottenuta tramite l'abbassamento linguistico, la paratassi e l'alleggerimento sintattico. Le correzioni, infatti, vanno spesso ad asciugare ridondanze e ad esaltare icasticità per mezzo di strumenti quali il costrutto nominale e l'elenco, di gaddiana memoria. L'impressione dell'oralità è data inoltre dall'uso di elementi dialettali, gerghi e vezzi personali, all'interno del discorso diretto o dell'indiretto libero. Il tutto nella costante incapacità di chiudere, nell'ossessione dell'aggiunta, della divagazione, del particolare levigato alla perfezione, lasciando salvo l'impianto di base.
Gli studi di Cammarata e Lucchelli, incentrati rispettivamente sulle edizioni '63 e '93, completano queste osservazioni con un'ampia rassegna di esempi e tabelle comparative. In particolare Lucchelli si basa su una copia dattiloscritta anteriore alla stampa del '63 ed arricchisce così ulteriormente la rete di rapporti esistente tra le varianti, nonché la conoscenza del paziente lavoro nascosto dietro la monumentale opera dello scrittore.
Queste analisi consentono anche di mettere in luce le tematiche maggiormente care all'autore: la polemica contro la classe intellettuale italiana dell'epoca, la crisi del genere-romanzo, la recensione di opere varie e spettacoli teatrali. Temi che si articolano con evidenza nei due luoghi del romanzo più interessati dalle revisioni: l'inizio e, soprattutto, il finale. Qui Arbasino crea ad arte una fertile duplicità funzionale: ciò che scrive può essere letto ad un tempo come spunto per il romanzo scritto dal protagonista, suo alter ego, e come continuazione del proprio, in base ai temi chiave di cui sopra.
Elisabetta Cammarata lavora sulle novità dell'ultima edizione, tra cui principalmente l'indicazione di titoli d'invenzione in luogo della precedente numerazione: Arbasino stesso propone in questo modo una possibile "lettura trasversale" del suo libro "millefoglie", cercando altresì di compattarne la materia entro coordinate di spazio e di tempo. Ma il '93 porta anche importanti aggiunte tematiche (un paragrafo tra Gadda e Kafka, di più di cento pagine, sull'educazione puritana lombarda e nuovi spunti di polemica, al passo con il tempo, nel finale), nonché stilistiche. Una lingua ancora più vivace, precisa e pungente, sempre più organizzata in forma di dialogo, mima, ormai davvero da vicino, quel chiacchiericcio indistinto, quel tipico "colore del tempo", esorcizzando così il punto debole di non pochi scrittori e drammaturghi italiani.
1999, n. 2
Bollettino '900 - Electronic Newsletter of '900 Italian Literature - © 1999-2007
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