Sassi di Rocca è un catalogo raccolto in meno di mezz'ora restando in piedi nello stesso punto. È qui riprodotto, con inserti narrativi di collegamento, per dar prova di come una conoscenza anche non approfondita dei modi di costruzione di un catalogo possa guidare l'occhio nell'osservazione. Nel disordine di dati e dettagli che ci assale di fronte a un paesaggio, le varie annotazioni ordinate e sviluppate secondo assi gerarchici aiutano a non perdere l'orientamento mentre si guarda. Dopo una prima fase di vagabondaggio, l'occhio individua le macchie dominanti e, con messe a fuoco progressive, è in grado di ralizzare una prima analisi accurata, senza mai confondere tra loro i piani semantici dei fenomeni. Elementi principali, secondari, varianti e dettagli trovano spontaneamente una collocazione sintattica e strutturale che, a ben guardare, non è semplicemente il frutto di una tecnica di osservazione che si sovrappone arbitrariamente alla realtà. L'organizzazione delle parti è invece riflesso sintetico di nessi oggettivi che, come mostrano gli inserti in prosa, possono essere esplicitati in chiave storico-narrativa. La non casuale coincidenza della sintassi dei cataloghi con la sintassi dei paesaggi, consente di sviluppare così vere e proprie tecniche di osservazione e di scrittura, che si alimentano a vicenda in uno scambio simultaneo e arricchente.
Dove il premere di sottoterra ha sollevato i monti
dove gli antichi strati sottoterra sono tornati all'aria
dove l'aria si è avvolta attorno a cime di roccia
e le cime d'arenaria sovrastano i colli,
nella terra, in un luogo che si chiama Appennino,
tra colli e torrenti si alzano cinque cime
tra boschi ed arbusti si alzano cinque cime
cinque cime levigate, cinque cime d'arenaria
tra terra e detriti, cinque cime tra i monti.
L'acqua le ha levigate, lungo pareti e fessure
l'acqua le leviga, le leviga e le consuma.
Una terra si chiamava Appennino. In un'età lontana i suoi monti emersero dal mare. La spinta di sottoterra sollevò nuove cime su cui crebbero licheni ed erbe. Attorno, nelle valli, il terriccio si fece fertile, corso da torrenti e bagnato dalle piogge. Là crebbero piante e alberi di nuova specie, mentre l'acqua e i venti intaccavano le rocce. Nel tempo le pareti di pietra arenaria furono levigate, e assunsero forme diverse. In qualche luogo si appiattirono e scomparvero, altrove si adagiarono su piani inferiori, alcune, infine, si assottigliarono, ma rimasero alte, e sovrastarono le zone circostanti con picchi isolati.
L'acqua leviga l'arenaria, leviga la roccia
leviga le pareti d'arenaria, le pareti di roccia
pareti grigie e grigio gialle
pareti scure e biancastre
pareti lucide e lichenose
pareti nere e grigio nere.
Leviga le pareti d'arenaria, le pareti di roccia,
lascia scivolare le terre, scivola il terriccio
tra sterpi, tra i sassi
tra gli alberi, tra le foglie,
scivola nel buio e d'estate, di giorno e d'inverno
sulla roccia levigata, sulla roccia a scaglie
sui salti di roccia, sul fondo del torrente.
Leviga le pareti d'arenaria, le pareti di roccia,
l'acqua leviga l'arenaria, leviga la roccia.
Appena l'acqua cominciò a levigare le nuove montagne, i torrenti portarono via sabbie e detriti. I fiumi più ampi raccolsero quei resti in polvere, e li disposero con le correnti in strati e coni. Molti erano invece i vegetali che occuparono quella terra. Generazione dopo generazione crebbero rapidamente, e in varie specie.
Leviga le pareti d'arenaria, le pareti di roccia,
l'acqua leviga l'arenaria, leviga la roccia.
Alimenta le lingue vegetali, i lembi di piante,
lingue oblique di sterpi, lingue d'edera
lingue oblique di sempreverdi, lingue di ginepri
lingue verticali con lingue di ginepri
lingue verticali con lingue d'alberi
lingue verticali con lingue di sterpi
lingue verticali con lingue di foglie
lingue rosse, lingue grigie
lingue marcite, lingue verdi.
L'acqua alimenta le erbe, le lingue vegetali,
lingue orizzontali sottili nelle fessure
lingue orizzontali a macchie allungate
lingue orizzontali appoggiate alla roccia
lingue orizzontali annidate nelle fessure
lingue scure, lingue marroni
lingue rossicce, lingue bagnate
e mentre crescevano vegetali in varie forme e in varie specie, si susseguivano le stagioni
tra macchie di sole, tra ombre che si allungano
tra rami che perdono luce, tra rami nell'ombra.
I paesaggi di quella terra si modificavano lentamente, come macchie che crescono le une sulle altre. L'acqua, in ogni sua forma, era il primo fattore di mutamento, perché modellava la pietra. Così ricavava in essa nuove forme che divennero siti adatti alla vegetazione.
L'acqua leviga l'arenaria, leviga la roccia
leviga le pareti di arenaria, leviga le pareti di roccia,
alimenta lembi vegetali e lingue vegetali
alimenta macchie vegetali, macchie verdi cupe
macchie di foglie, macchie grigio rossicce
macchie marroni, macchie secche
di muschi secchi e marroni, di foglie secche.
L'acqua leviga le pareti di arenaria, leviga la roccia
leviga le pareti di arenaria, leviga le pareti di roccia
l'arenaria macchiata, l'arenaria lichenosa
perché tra tutti crebbero prima i licheni, che colonizzarono le rocce allargandosi ad anelli variopinti. Strisciarono a macchie crescendo in macchie sovrapposte. A scaglie e a grani dilatarono le proprie durate, mentre il colore si adeguava ai tempi della roccia di sostrato. In quella terra, dove si alzavano le cinque cime di arenaria, si diffusero licheni bianchi e grigi, e crebbero fino a far mutare colore a vaste porzioni di pietra. I loro volumi schiacciati si annidarono ovunque lo scorrere delle acque non era eccessivo, mentre nei solchi dove le piogge si incanalavano, i muschi si moltiplicarono a lembi e a isole. Muschi e licheni coprirono
l'arenaria macchiata, l'arenaria lichenosa
di licheni bianchi, di licheni bruni
di licheni grigi, di licheni bianchi
l'arenaria macchiata, l'arenaria segnata
di striature d'acqua, di striature scure
di striature chiare, di striature gialle
di striature solo verticali, di striature solo sottili.
L'acqua leviga l'arenaria, leviga la roccia
alimenta lingue vegetali, lingue di piante
e nel tempo, a seconda dei suoli, crebbero boschi di varia natura
con alberi, con querce, con faggi, con pini
con alberi, e con alberi dai rami assolati
con alberi, e con alberi dai rami nascosti
con rami più alti visibili, visibili al sole
visibili contro un fondo marrone, contro un fondo di ombre
di ombre tra rami spenti, tra ombre indistinte
di ombre nel sottobosco, nel sottobosco confuso.
E l'acqua leviga l'arenaria, leviga la roccia
leviga le pareti d'arenaria, leviga le pareti di roccia
tra terra e detriti leviga cinque cime
tra boschi ed arbusti leviga cinque cime
cinque cime tra i monti, con pareti e fessure
cinque cime d'arenaria, cinque cime tra i monti.
28 aprile 1996