Anna Frabetti
L' "infinita derivanza".
Intertestualità e parodia in Vincenzo Consolo


Un'ipotesi interpretativa su Vincenzo Consolo non può eludere, in prima istanza, la geografia culturale a cui egli si ascrive, che ha come coordinate essenziali Verga, Pirandello, Sciascia, né tanto meno la tensione storicistica della sua militanza intellettuale. La "sicilitudine" dell'autore della Ferita dell'aprile e del Sorriso dell'ignoto marinaio, complicata nella polarità vittoriniana tra Sicilia e Lombardia, trova espressione paradigmatica in Retablo (1987). Nato da una polemica nei confronti della contemporaneità milanese, il libro è, all'apparenza, la parodia del settecentesco journal de voyage di un artista, Fabrizio Clerici, esponente del surrealismo degli anni Cinquanta trasposto nel passato, in fuga verso la Sicilia delle "pietre" dalla Milano ideologica dei Verri e di Beccaria, così come dalla passione per Teresa Blasco, moglie di Beccaria. Nella sua quête della "stasi metafisica" egli è accompagnato, secondo un modulo picaresco e cervantiano, da Isidoro, frate che ha lasciato il convento per Rosalia, uno dei perni parodici della narrazione. Fortemente simbolico è il personaggio di Clerici, sia perché il suo anacronismo traduce il salto metaforico con cui - secondo Consolo - lo scrittore riattualizza la memoria di cui è depositario, sia perché al suo essere pittore di natura "manieristica" è affidata la funzione di tramite descrittivo, il codice figurativo che interagisce con quello verbale, a partire dal concetto stesso di retablo, assunto come centro di significazione e principio strutturale dell'opera. Come un retablo infatti il libro si costruisce su tre pannelli: uno centrale (il diario di Clerici), e due laterali, due microracconti in cui Isidoro e Rosalia assumono voce narrante e punto di vista.

Ma la metafora, di forte valore iconico, del retablo è soprattutto un veicolo metanarrativo, umoristicamente amplificato laddove le scritture di Clerici e di Rosalia, sovrapposte in un ipotetico manoscritto, vengono riportate a pagine alterne e con caratteri diversi. Il retablo diviene allora quasi correlativo oggettivo dell'intertestualità che fonda "qualsivoglia nuovo scritto" destinato ad essere "la controfaccia o l'eco di altri scritti". La sperimentazione linguistica e formale è perciò, prima di tutto, discorso metaletterario sulla possibilità della scrittura moderna. E la ricerca di una costruzione artificiosa, la tensione all'espressione dialettica, riflessa, che mostra Consolo autore di linea pirandelliana, si attua mediante la pratica di una scrittura sempre in negativo, "abrasiva", parodica e umoristica, e l'elaborazione di un mezzo linguistico fortemente espressivo (gaddiano, si è detto), in cui si innestano termini appartenenti all'italiano antico, letterario ed extraletterario, ad altre lingue o dialetti.

La dinamica intertestuale di Retablo opera su una pluralità di piani che dal livello del fonema, al significato, dall'andamento ritmico, litanico, alla serialità metonimica e metaforica, alle allusioni, alla contaminazione dei generi compongono una stratigrafia, orizzontale e verticale, di elitaria decodificazione.

L'interrelazione tra codice figurativo e verbale e la tensione poetica, ad esempio, è suggerita fin dall'esergo di Jacopo da Lentini ("Avendo gran disio..."). Ma nell'intertesto narrativo, le allusioni alla tradizione lirica sono ricontestualizzate e parodicamente deformate dall'eccesso nominalistico e retorico, dai repentini salti di tono, dai troncamenti improvvisi, finalizzati al travestimento o alla dissimulazione dell'elemento alto.

La metafora del retablo svela così la sua natura teatrale e la destinazione teatrale dell'intera operazione testuale di Consolo: la parodia, l' "infinita derivanza", si configura come una partitura dialogica e provocatoria tra una scrittura nascosta e la sua controparte negativa, in cui il sublime precipita in umoristico, il dramma borghese di Pirandello degenera nella "vastasata", nella farsa del mondo rovesciato, privo di centro.


  • Bibliografia

    n. zero, maggio 1995 - 1995, n. 1


    Bollettino '900 - Electronic Newsletter of '900 Italian Literature - © 1995-2004