II movimento del '77 è il più cancellato e "maledetto"
tra i momenti dello scontro di classe di questo paese, forse proprio perché
fu il più violento e il più pericoloso. Farne la storia significa
sgombrare intanto il terreno dalle falsificazioni, dalle ricostruzioni
di comodo, opera di grandi partiti o di piccoli gruppi; dal pentitismo,
dall'innocentismo, dall'esorcismo
socialdemocratico prima e liberal-democratico poi.
Le tecniche della storia orale permettono di assolvere al primo compito
storiografico: fissare le testimonianze, restituire la polifonia del reale.
La verità suona in larga misura rivendicazione. Che non vuol
dire "bloccare" il pensiero alla fotografia dell'attimo fuggito,
ma restituire senso agli atti delle parti in campo. Di tutte le parti,
se possibile.
Per la parte del movimento abbiamo perciò ascoltato: Vincenzo
Miliucci, leader storico dell'autonomia operaia romana; Mario Moretti,
il principale dirigente delle Brigate rosse; Oreste Scalzone, notissimo
esponente del movimento; Raoul Mordenti, in
rappresentanza del "gruppo degli 11"; Enzo Modugno, teorico dell'autonomia;
Tano D'Amico, fotografo di tutte le manifestazioni e della "vita del movimento";
ecc.
Come nemico, il sen. Francesco Cossiga, perché allora ministro
dell'Interno, e oggi testimone non reticente.
E poi un nutrito numero di "compagni di base" - indiani metropolitani
e femministe, duri dell'autonomia, semiclandestini delle BR - che hanno
percorso poi traiettorie di vita tra le più diverse, ma le cui parole
illuminano spesso tutti i luoghi lasciati in ombra dalle ricostruzioni
dei leader.
Completa il volume una accurata cronologia, una raccolta di slogan
opportunamente annotati e commentati, una raccolta di scritte sui muri.