Con questa antologia, Piero Brunello presenta e discute la ricezione
del pensiero religioso, politico e sociale di Tolstoj negli ambiente libertari
italiani tra la fine dell'Ottocento e il primo decennio del Novecento.
Viene ricostruito un dibattito a distanza su temi cruciali per chiunque
voglia riflettere sui meccanismi del potere e del dominio, e per chiunque
abbia a cuore libertà, eguaglianza, giustizia. Queste pagine mostrano
attorno a quali parole, e viceversa attorno a quali silenzi, si sia formata
una tradizione rivoluzionaria.
A un certo punto della vita, Lev Tolstoj abbandonò la letteratura
per scrivere lettere aperte, appelli, articoli e opuscoli polemici nei
quali raccontava la sua conversione interiore, e denunciava l'esistenza
degli eserciti e delle chiese, la proprietà della terra, il patriottismo,
la pena di morte. Scriveva che i governi e gli stati erano la sciagura
dell'umanità. Accusava i re e gli imperatori d'ingannare i loro
popoli con visite, parate militari e brindisi in nome del benessere e della
pace mentre in realtà organizzavano i futuri massacri. Indicava
nelle chiese cristiane la radice delle guerre e dell'abitudine all'obbedienza.
E i libri di storia, invece di chiamare le cose con il loro nome, giustificavano
la menzogna.
«Soldati, disobbedite! Sottufficiali, dimettetevi! Contadini,
rifiutatevi di lavorare per i padroni! Non più guerre; pace tra
i popoli; la terra a chi la lavora!»: con questi appelli si concludevano
gli scritti di Tolstoj.
In Italia i giornali anarchici seguivano le dichiarazioni di Tolstoj,
ne davano notizia ai lettori, pubblicando brani scelti. Le parole del venerato
scrittore russo servivano a rafforzare la propaganda, ma allo stesso tempo
erano oggetto di discussione e da alcuni venivano respinte.
La prima sezione dell'antologia contiene passi dagli scritti di Tolstoj,
individuati tra quelli che suscitarono maggiore attenzione e interesse.
La seconda propone brani
delle discussioni che si svilupparono e che videro la partecipazione
di redattori senza nome e di autori allora e oggi molto conosciuti nell'anarchismo
italiano come Luigi Fabbri, Pietro Gori, Errico Malatesta.
Tra i motivi di maggior interesse, c'è il confronto sulla dottrina
tolstojana della «non resistenza al male» che, mentre altrove
darà vita alla disobbedienza civile e all'azione diretta non violenta,
in Italia viene rifiutata in nome della rivoluzione; allo stesso modo vengono
rifiutate l'obiezione di coscienza e la diserzione, in nome di un immaginario
che prevede soldati in armi correre in appoggio ai proletari e agli oppressi
in rivolta.
dalla Prefazione di Piero Brunello:
«Ho raccolto questi brani confidando nelle parole di Tolstoj,
il quale, presentando un'antologia nella quale metteva assieme brani di
autori a lui cari, fece questa considerazione: "Io però credo che
i pensieri di Epitteto, Rousseau ed altri, tramandati, anche se con modificazioni
e anche aggiunte, saranno, nonostante tutto, pensieri di Epitteto
e di Rousseau, ecc.; e dal comportamento di chi ama questi pensieri e cerca
di trasmetterli così come li capisce, cambiandoli affinché
essi
siano compresi più facilmente e siano più interessanti
per quanti hanno il loro stesso modo di intendere, da questo comportamento
non può venire alcun male, ma solo molto vantaggio"».
Lev Tolstoj (1828-1910), a un certo punto della vita, dopo aver composto alcuni dei grandi capolavori della letteratura mondiale (Guerra e pace e Anna Karenina per citare solo due titoli), abbandonò la narrativa per dedicarsi a temi politici, filosofici e religiosi. In lettere aperte, appelli, articoli e opuscoli polemici, raccontava la sua conversione interiore e denunciava l'esistenza degli eserciti e delle chiese, la proprietà della terra, il patriottismo, la pena di morte.
Piero Brunello insegna Storia sociale presso l'Università «Ca' Foscari» di Venezia. Nella collana «Il risveglio» delle Edizioni Spartaco ha curato i volumi Errico Malatesta, Autobiografia mai scritta (con Pietro Di Paola; 2003) e Cristina di Belgioioso, Capi e popolo (2005). Ha curato due antologie di À. Cechov, Senza trama e senza finale. 99 consigli di scrittura, e Scarpe buone e un quaderno di appunti. Come fare un reportage (minimumfax, Roma 2002, 2004)
scheda di presentazione a cura dell'editore