Con un agile volume di 200 pagine, Francesco Soverina risponde al difficilissimo
compito di sintetizzare per date le vicende del movimento socialista del
XX secolo.
A parte i riferimenti a Platone o a parti del pensiero orientale che
rischiano di ridurre il socialismo ad un ideale etico, atemporale sogno
di una comunità armonica, a parte i richiami a Thomas More o alla
teologia di Muntzer, in cui fortemente compaiono ideali egualitari, è
il pensiero di Marx nell’ottocento, a fornire il un forte strumento di
interpretazione storica che legittima il ruolo rivoluzionario del socialismo,
superando i precursori e le utopie di cui pure è debitore.
Da questo e da altri apporti nascono le Associazioni internazionali
dei lavoratori, esperienze quali la Comune di Parigi, i primi dibattiti
teorici tra le correnti socialiste e l’anarchismo, ma, tra le prime, su
nodi importanti quali il nodo riforme/rivoluzione e il difficile rapporto
tra internazionalismo e livello nazionale.
Da questi problemi inizia la cronologia di Soverina, dall’età
della Seconda internazionale e dell’imperialismo. La tragedia della grande
guerra con il crollo dell’Internazionale e l’accettazione, da parte dei
singoli partiti socialisti degli interessi nazionali produce una ripresa
dell’internazionalismo (Lenin, Rosa Luxemburg) e soprattutto dall’Ottobre
sovietico.
Il periodo fra le due guerre è quello della più grave
rottura tra movimento comunista e socialista, ma anche quello del maggiore
riavvicinamento negli anni dei Fronti popolari. E’ segnato dalle grandi
speranze e dal mito suscitato dalla rivoluzione sovietica, ma anche dalla
vittoria del fascismo e del nazismo e dal loro espandersi.
La seconda guerra mondiale segna la sconfitta del nazifascismo e l’espansione
massima di avanzata del blocco socialista. L’Urss diviene una delle due
superpotenze tra cui si divide il mondo, a capo di un sistema di stati.
La vittoria della rivoluzione cinese (1949) e di tanti movimenti di liberazione
in Asia e in Africa, oltre che a Cuba, sembra preludere ad una espansione
ulteriore.
E’, invece, il 1956 a mettere in discussione i cardini del sistema
sovietico- stalinista e sono gli anni Settanta, nonostante un’apparente
crescita militare in Asia e in Africa, a segnare l’inizio di una lenta
e inarrestabile agonia politica, non reggendo il “socialismo reale” il
confronto scientifico e militare con il blocco occidentale e in particolare
con gli Usa.
Il crollo tra il 1989 e il 1991 trascina alla scomparsa i partiti comunisti,
pur ormai differentissimi rispetto alla loro nascita e in misura minore
incide sulla socialdemocrazia e sulla cultura progressista.
L’asse che guida la cronologia è quella dello scontro tra ipotesi
socialista e capitalismo, già al centro dello splendido Il secolo
breve di Eric Hobsbawm, intendendo, però, per socialismo non un
blocco unico e coeso, ma un articolarsi, spesso conflittuale, di posizioni.
L’opera ha anche il merito di non limitarsi alle correnti maggioritarie
del socialismo italiano o internazionale, ma di occuparsi anche di quelle
minoritarie spesso ingiustamente trascurate, dal menscevismo al trotskismo
all’austromarxismo.
E’ significativo che termini con il dibattito sulla “terza via”, il
tema della globalizzazione, le manifestazioni di Seattle che vedono proporsi
un nuovo soggetto politico.
Come scrive Luigi Cortesi, direttore di “Giano”, terminando la sua
bella prefazione:
La ripresa del socialismo nel mondo dipende certamente dal ripensamento
critico del passato; ma in misura forse maggiore della concomitante assunzione
dei problemi e dei rischi globali al centro dell’elaborazione politica
e di una strategia di mobilitazione nella quale la “lunga marcia del socialismo”
coincida con la salvezza della civiltà umana. Nessun’altra forza
storica e nessun’altra ispirazione politica appare attrezzata a questo
compito.
Il testo ripercorre problematicamente, pur negli ovvi limiti di una
cronologia, le guerre, le Internazionali, l’antagonismo bipolare, le lotte
del terzo mondo, le realizzazioni, ma anche i limiti del welfare state,
le spinte degli anni Sessanta e Settanta e il delinearsi di una nuova coscienza
planetaria e antiliberista.
E’ utile certamente per giovani e studenti, ma anche per chiunque abbia
bisogno di uno strumento agile, ricco di informazioni, ma non privo di
un nesso logico ed interpretativo.
Di grande interesse il percorso di letture proposto, in calce, da Andrea
Panaccione. I testi proposti non sono state scelti in base a criteri di
continuità e omogeneità ideologica, ma perché, opere
di grandi pensatori socialisti, risultano fondamentali per la comprensione
di nodi della storia del movimento operaio, in particolare nel drammatico
periodo fra le due guerre. Troviamo così accanto a Lenin e a Rosa
Luxemburg,. Otto Bauer e lo studio sulla questione nazionale, la parte
più avanzata del menscevismo con Julij Martov, il rapporto fra socialismo
e guerra analizzato da Karl Kautsky e quello fra socialismo e democrazia
letto da Arthur Rosenberg, oltre al pensiero “fabiano” di Cole.
Un motivo in più per sottolineare l’importanza e l’apertura
culturale di questo piccolo testo.
Sergio Dalmasso