Che fine hanno fatto i protagonisti delle protesta studentesca dell'89?
Le occupazioni contro la riforma Ruberti si estesero a tutta l'Italia.
Fra i militanti di allora, Enrico Lucci e Silvia Ballestra.
Il giornalista Francesco Antonini: "Avevamo ragione su tante cose".
Pensi al '68 e ti vengono in mente Mario Capanna, Guido Viale, Franco
Piperno e altri ancora. Pensi al '77 ed ecco le canzoni di Claudio Lolli,
Radio Alice e gli indiani metropolitani. Se ti chiedono del movimento della
Pantera - era "solo" vent'anni fa - grandi cose non se le ricorda nessuno.
Perché quel movimento studentesco nato a Palermo nel dicembre dell'89
e che si estese in molte università italiane fino alla primavera
del 1990, di veri e propri leader non ne ebbe. Così come non fece
in tempo a entrare nell'immaginario di quella generazione che cresceva
sotto l'ombra di un muro che cadeva, quello di Berlino.
L'allora ministro dell'Università, il socialista Antonio Ruberti,
aveva pronta la sua riforma che, di fatto, introduceva l'autonomia degli
atenei da una parte ma faceva entrare i privati nel pubblico dall'altra.
Così partirono le occupazioni in mezza Italia. E siccome proprio
in quei giorni a Roma venne avvistata una pantera, il movimento si inventò
l'accattivante slogan "la pantera siamo noi", usando come immagine proprio
il felino del Black Panther Party americano, quelli per il potere nero
nel '68 americano. O meglio, furono due pubblicitari di professione (Fabio
Ferri e Stefano Palombi) a regalare la "griffe" al movimento. La pantera
perché "non si sa da dove sia spuntata, come questo movimento fiorito
in un momento con pochi spazi d'opposizione. Perché anche se fa
paura la gente sta dalla sua parte. E poi è imprevedibile, con molte
facce, ancora ideologicamente sfuggente", raccontò Ferri a Repubblica
in quei giorni.
Ma che fine hanno fatto i ragazzi della Pantera? Nessuno di loro, a
differenza degli ex sessantottini e affini del '77, è diventato
ministro, o dirigente d'azienda, o direttore di giornale, o attore o regista
di fama. Non per adesso, almeno. Da pantera a iena, nel senso del programma
di Italia1: Enrico Lucci, quello che irride politici e personaggi della
cultura e dello spettacolo con le sue domande fintamente ingenue, era uno
di quei ragazzi della Sapienza e proveniva dalla Fgci, l'organizzazione
dei giovani del Pci. Flavia D'Angeli si candidò a premier con Sinistra
Critica nel 2008 (prese lo 0,4%): era da poco fuoriuscita da Rifondazione
Comunista insieme a Franco Turigliatto, famoso perché aveva votato
contro la fiducia al governo Prodi. Era funzionaria del partito ma si licenziò.
Adesso fa l'insegnante (precaria).
Una ex "pantera" è Franco Coppoli, professore di Italiano e
Storia. Fece notizia l'anno scorso perché quando entrava in classe
staccava regolarmente il crocifisso dal muro. Venne sospeso dall'insegnamento
per un mese e a difenderlo rimasero in pochi, i Cobas e l'unione degli
atei e agnostici razionalisti.
Nando Simeone ci ha scritto un libro su quel movimento, Gli studenti
della Pantera (edizioni Alegre). E' stato vicepresidente del consiglio
provinciale di Roma con Rifondazione Comunista: da uomo delle istituzioni
sfilava nei cortei per il diritto alla casa, ma anche come privato cittadino
non sarebbe stato da meno: infatti lui stesso viveva in una casa occupata
a Trastevere. Si era formato alla facoltà di Psicologia del quartiere
"rosso" di San Lorenzo, dove insegnava il sacerdote Gerard Lutte: uno che
della teologia della Liberazione se ne intendeva e anche bene, tanto che
quella facoltà qualcuno la chiamava "Psicaragua", gioco di parole
che si rifaceva all'esperienza della chiesa dei poveri in Nicaragua.
Anubi Lussurgiu D'Avossa scrive di politica a Liberazione, quotidiano
di Rifondazione, ed è stato portavoce dei Disobbedienti romani.
Venne accusato di aver partecipato al fallito attentato dinamitardo contro
la sede della Confindustria nel 1992, fu assolto tre anni dopo. La scrittrice
Silvia Balestra fu "panterina" ma a Bologna. Ha pubblicato romanzi con
Feltrinelli, Baldini Castoldi Dalai, Rizzoli e Einaudi. Ma se le chiedi
della Mondadori ti risponde: "Mai, grazie". Visse quell'esperienza anche
Sher Kan, pakistano presidente della United Asian Workers Association,
una fra le prime associazioni di immigrati sorte a Roma. Lo trovarono morto
per il freddo a piazza Vittorio a Roma lo scorso dicembre. Negli anni si
era impegnato in diverse lotte sociali diventando un punto di riferimento
per i migranti della capitale.
Francesco "Checchino" Antonini è uno di quelli che racconta
volentieri di quei mesi della Pantera: adesso fa il giornalista anche lui
a Liberazione. Nella pagina dei suoi fan su Facebook c'è scritto
che "si ubriaca con Claudio Lolli, ha reso noto il caso Aldrovandi e somiglia
in modo inequivocabile a Lenin. Penso basti". Cosa resta, adesso, di quel
movimento? "Avevamo ragione su tante cose - dice oggi Antonini - resta
un'istintiva tensione antiliberista ed egualitaria, l'aspirazione a dei
modi di vivere alternativi. L'ecologia è figlia di quell'esperienza,
la denuncia dell'impoverimento delle università resta un tema attualissimo,
l'esperienza dei centri sociali aperti e veicolo di cultura ci viene copiata,
magari male, anche da destra".
La pantera, quella vera, non è mai stata trovata. Mentre il
movimento si sciolse dopo qualche mese e ognuno prese la propria strada.
Sconfitti? Sorride, Antonini: "Forse, ma almeno non ci siamo burocratizzati".
Matteo Pucciarelli, "la Repubblica", 30 gennaio 2010