Lerida, Spagna. 18 giugno 1936. Nel Convento di Santa Chiara si raccolgono
un manipolo di falangisti. La popolazione è insorta, il pronunciamiento
è fallito. Gli anarchici assediano il convento.
All’interno del recinto sacro, preti e falangisti annunciano alle monache
di clausura di prepararsi al peggio: i diavoli anarchici, mostri senza
pietà, stanno per entrare e semineranno morte, stupri e atrocità.
Nella sua cella Teresa, ai piedi del crocefisso, trema di paura. Non
ha mai visto il mondo, da quando è entrata in convento, a sette
anni. Adesso ne ha diciassette e il cuore palpita sotto il velo, allorché
la dinamite fa saltare le porte dell’edificio sacro.
Si apre con questo episodio la memoria autobiografica di un combattente
nella guerra sociale spagnola, Antoine Gimenez, appena pubblicata da una
delle più coraggiose case editrici francesi, L’Insomniaque, con
il titolo di Les Fils de la nuit. Souvenirs de la guerre d’Espagne. Poche
pagine e pochi giorni dopo, nelle splendide memorie di Gimenez, Teresa
si è tolta ogni velo e sta facendo l’amore con un anarchico spagnolo:
Miguel. Nella camera accanto Antoine, l’io narrante dell’autobiografia,
si stringe nel letto con la sorella di Miguel. Per strada rimbalzano le
voci dei ragazzini: “La colonna Durruti! La colonna Durruti!”
Ma chi era Antoine Gimenez? Uomo di mille mestieri e molti nomi, il
primo che gli misero addosso era quello di Bruno Salvadori. Perché
sì, Gimenez è un italiano, è un anarchico livornese
fuggito in Francia agli inizi degli anni ’30 per non piegare la testa di
fronte agli italianissimi “ricostruttori” fascisti. Contrabbandiere sui
due lati dei Pirenei nel ’35, in seguito alla sollevazione popolare spagnola
Salvadori-Gimenez ha combattuto nella Colonna Durruti; è entrato
in un gruppo d’assalto (Los hijos de la noche) del Gruppo internazionale
che realizzava incursioni notturne contro i falangisti di Franco; ha ucciso
e ha visto i suoi compagni morire, a volte per loro stessa mano, per evitare
di cadere vivi nelle mani dei fascisti. Come Benjamin Péret, ha
visto Barcellona piena di barricate, decorata di chiese incendiate; ha
criticato l’erosione della rivoluzione sotto il tiro incrociato della necessità
di stato e dell’autoritarismo dei professionisti del “governo in nome del
popolo”; infine, caduto il sogno spagnolo, è tornato in Francia,
nella democrazia, che gli ha dato il benvenuto col lavoro coatto nei campi
di concentramento per i reduci di guerra, e poi nei cantieri di Marsiglia,
dove ha continuato a sudare per un salario da fame.
Infine, prima di morire (si spegnerà nel 1982 a Marsiglia),
ha scritto tra il ’74 e il ’76 le proprie memorie. Ha provato a farle pubblicare,
ma nessun editore, neanche quelli di area libertaria e radicale, se l’è
sentita, nonostante il valore letterario dei suoi Souvenirs.
Perché?
Troppo scabrose quelle pagine. Pubblicare le memorie, questo si poteva
fare, ma certe pagine andavano tolte. Antoine si è sempre rifiutato
di fare una concessione del genere. Perché Gimenez non parla solo
di sacrifici, ma anche di amore. E non usa il linguaggio castigato e pudico
di certa militanza, ma chiama le cose con il loro nome, come farebbe qualsiasi
muratore costretto come lui a invecchiare in un cantiere. Parla di seni,
di cosce, di genitali, di sesso. Di amore di gruppo e di compagne insaziabili,
desiderose di provare ogni esperienza perché la morte è proprio
dietro l’angolo. Parla di una rivoluzione sessuale che si è realizzata
in Spagna per un breve periodo, e che finora è stata tenuta troppo
pudicamente nascosta dagli storiografi dietro una coltre di atti di eroismo
e grandi sacrifici. No, non c’è solo l’epopea della lotta nei suoi
meravigliosi /Souvenirs/. C’è anche la rivoluzione dei sensi, quella
che porta sulle barricate l’urgenza dei corpi turgidi di ribellione e desiderio.
Le memorie di Gimenez-Salvadori, scritte in francese, hanno aspettato
trent’anni per essere pubblicate in Francia, nel febbraio 2006. Quasi negli
stessi giorni è stata pubblicata una traduzione spagnola. Quanto
dovrà aspettare il lettore italiano per godere di queste pagine
sorprendenti? Quanto ancora per conoscere la storia di un ribelle che coi
suoi molti nomi non è riuscito ancora a trovare un posto nel pur
meritorio Dizionario biografico degli anarchici italiani, di recente pubblicazione?
Invito pertanto lettori ed editori a contattare la casa editrice francese
per discutere una traduzione italiana o chiedere una copia del libro. Scrivere
a: L’Insomniaque, 43, rue de Stalingrad, 93100 Montreuil, Francia. Il libro
è corposo (558 pagine), ma le memorie di Salvadori occupano solo
le prime duecento pagine. Il resto è costituito da schede biografiche
e note molto interessanti curate dai “giménologues” (amici di Gimenez
che hanno editato l’opera: Les Giménologues, 42, rue Espérandieu,
13001 Marseille, Francia).
[Il volume è ordinabile anche on line, nel sito www.co-errances.org]
(NdR)
Alberto Prunetti, "Carmilla on line", 22 maggio 2006