Vittorio Agnoletto "Prima persone. Le nostre ragioni
contro questa globalizzazione", Laterza, 2003
La bella copertina del nuovo libro di Agnoletto suppongo voglia
significare che, prima di essere persone, eravamo uova! Poi persone! Prima
di ogni altra cosa persone, dunque...
Agnoletto cerca di fare in modo che sofferenze e reazioni, emozioni ed
autocontrollo, razionalita' e sentimenti, camminino per una volta almeno
insieme senza scontrarsi; senza che ruoli e contesti impediscano al suo
(di Agnoletto) cuore di aprirsi a noi (lettori; lettori che ci sentiamo
parte integrante di questo movimento; ma forse soprattutto lettori che
leggeranno cercando di capire idee, contenuti e proposte, pur sapendo di
non poterli condividere).
Cosi' Vittorio ci narra speranze e sogni, progetti e realta'...
Prima persone dunque, prima di essere bianchi o neri, cristiani o buddisti;
prima di essere consumatori, siamo persone. Persone che non possono accettare
una globalizzazione che cancella la nostra dignita' in nome dell'ideologia
del mercato.
Questo movimento viene spesso chiamato "no-global"; ma Agnoletto spiega,
un'altra volta ancora, che non e' corretto chiamarlo cosi'. Questo e',
infatti, il primo esempio di movimento (formato a sua volta da tanti movimenti
e percio' propriamente detto "movimento dei movimenti") veramente globale
che sia comparso su questo pianeta, grazie anche alle nuove tecnologie.
Questo movimento che, si e' affermato come soggetto protagonista dell'agire
collettivo sociale e politico planetare, affonda le
sue radici anche la', nel Chiapas, dove gli zapatisti hanno avuto la forza
ed il coraggio di ribellarsi alla loro sentenza di morte; hanno lottato,
e lottano, per l'affermazione dei diritti della loro piccola comunita'
indigena; e sono riusciti a parlare con un linguaggio globale, hanno individuato
simboli universali ed hanno parlato ai media del mondo con la voce di tutta
una collettivita'. In questo mondo globalizzato dove gli eventi corrono
il rischio di essere confinati esclusivamente nel virtuale,
gli zapatisti hanno avuto la capacita' di trasformare la lotta per i propri
diritti, nella lotta dell'orgoglio e dell'identita' del genere umano. Non
e' quindi un caso che nell'immaginario collettivo di tutto il movimento,
il Chiapas continui ad essere uno dei principali punti di riferimento.
Questo movimento e' dunque a favore della globalizzazione; della globalizzazione
dei diritti prima di ogni altra cosa...
Agnoletto prosegue il suo libro passando da Genova (e come avrebbe potuto
non tornare li'?); toccando temi quali il libero accesso ai farmaci anti
Aids; la cancellazione del debito; la lotta contro gli organismi geneticamente
modificati; la guerra senza se e senza ma. Poi, torna, nell'epilogo, a
quella piazza alla quale una mano sconosciuta ha cambiato nome; e, ricorda
che, ogni volta che qualcuno tenta di far riaffiorare su quell'insegna
l'iscrizione originale, un'altra mano sconosciuta cancella nuovamente la
scritta e con un pennarello riscrive: "Piazza Carlo Giuliani, ragazzo"...
Il libro finisce con un sogno che incomincia forse ad avverarsi. Martin
Luther King sognava un luogo in cui le bambine e i bambini neri e bianchi
potessero tenersi per mano e giocare insieme; un luogo in cui si potesse
lavorare insieme, pregare insieme, lottare insieme, andare in prigione
insieme per difendere insieme la liberta'; un luogo in cui poter essere
liberi. Martin Luther King sognava di riuscire, un giorno, (tutti insieme)
a estrarre dalla montagna della disperazione una pietra di speranza.
Forse, conclude Vittorio, con questo movimento abbiamo incominciato a estrarre,
dalla montagna della disperazione, la pietra della speranza...
Io (come gia' altre volte ho fatto) vorrei, (come forse molte altre persone
vorrebbero), ringraziare Agnoletto (e altri come lui) per aver messo (e
mettere) ogni giorno, il proprio sapere e il proprio tempo a disposizione
di tutti...