Il 68 raccontato in un altro modo
La rivolta studentesca degli anni ‘60, quella che culminò nel
“maggio francese”, ha avuto alcune delle sue radici più profonde
negli Stati Uniti. E il testo in questione racconta proprio una parte di
questa storia, quella degli SDS (Students for a Democratic Society) una
delle tante forze che contribuirono al più diffuso e importante
movimento di contestazione globale del XX secolo. Il volume è diviso
in due parti, la prima (più piccola) dove viene raccontata la storia
degli SDS (1962-1969) e la seconda dove a prendere la parola sono i singoli
militanti che ricordano episodi relativi a quegli anni dei quali sono stati
protagonisti. Si tratta di una serie di piccole storie, mai più
lunghe di una decina di pagine, e molto diverse tra loro, sia come temi
che come livello di approfondimento: dai problemi di leadership esistenti
tra la fazione maoista e quella che potremmo definire “movimentista” all’emergere
delle tematiche sulla liberazione della donna, dall’apporto dato alla lotta
dai cantanti folk ai contatti degli studenti con il mondo del lavoro, dal
problema della violenza a quello dell’uso delle sostanze psicoattive.
Vengono ricordati sia episodi conosciuti anche all’estero, come gli
scontri alla Convenzione di Chicago e i quattro studenti uccisi dalla Guardia
Nazionale alla Kent University, sia altri molto meno noti, come quello
della fazione “anarco-surrealista” degli SDS dello Iowa. Ma il testo in
questione non è un saggio nel senso classico del termine: è
infatti una raccolta di fumetti dove la storia viene raccontata attraverso
il linguaggio popolare dei comics, che negli USA hanno una lunga tradizione
alternativa.
Un limite del volume è che gli autori esprimono, molto chiaramente,
una posizione che potremmo definire di “centro” degli SDS: a farne le spese
sono sempre i maoisti del “PL” (Progressive Labour Party) ed i “Weathermen”
(I meteorologi) la componente più radicale dell’organizzazione.
Il mezzo del fumetto è interessante come strumento per diffondere
storie che altrimenti sarebbero destinate ad una più scarsa circolazione
e, nonostante i disegnatori non siano delle firme famose, il volume è
nel suo complesso accettabile. Interessante anche scoprire che, dopo quaranta
anni, gli SDS sono stati ricostituiti. Il volume si chiude proprio con
alcune tavole dedicate ad un ideale passaggio di consegne tra i vecchi
militanti ed i nuovi.
Chi volesse iniziare ad approfondire l’argomento su Internet può
partire dalle immancabili pagine della wikipedia in lingua inglese che
dedicano agli SDS una lunga voce e magari dare un’occhiata a come si muovono
oggi su queste pagine web: http://studentsforademocraticsociety.org/
Pepsy, "Umanità nova", 18 gennaio 2009