Concita De Gregorio, inviata de "la Repubblica" arriva a Genova con
il compito di raccontare il G8. Lei non conosce perfettamente né
i temi del G8, né le ragioni della contestazione; per questo, forse,
è come se entrasse a Genova in punta di piedi. All'inizio si sorprende
poi si spaventa ed alla fine si smarrisce... Con questo libro regala a
noi il suo ricordo.
Alla scuola Diaz, quando tutti sono stati portati via; su un cartone,
attaccato con lo scotch su di un mobiletto di metallo,sopra la chiazza
più grande di sangue rappreso, vi è una scritta in inglese:
Non lavate questo sangue. Ed anche quando sarà sparito, perché
lo laveranno un giorno, ricordatevi com'era.
La frase tradotta diventa il titolo del libro. Un libro dove i sentimenti
si mescolano alla cronaca e ne diventano parte integrante; così
come i personaggi entrano nei fatti e, a fatica, tenteranno di uscire dal
cuore di chi legge. Le persone, vengono descritte nei
minimi particolari. Quell'uomo, a cui hanno da poco ammazzato il figlio
(con la polo a righe appena stirata il viso pallido ed i modi gentili)
che si scusa con la giornalista sconosciuta per averla fatta attendere
troppo tempo davanti al cancello di casa, è come se fosse lì
in piedi davanti al lettore...
Carlo Giuliani non è più soltanto il ragazzo con la canottiera
bianca, il passamontagna e l'estintore in mano; non è più
soltanto il ragazzo che giace a terra senza vita dopo che Mario Placanica
gli ha sparato in faccia. Ma ritorna ad essere colui che viveva in Via
Mondello (non lontano da papà Giuliano e mamma Heidi) con Cristina
e Morgana la figlia di lei. Un ragazzo che, lasciata l'università,
non aveva ancora deciso cosa fare della propria vita; ma che aveva un lavoro,
un telefonino e tanti amici. Amici dei vicoli, ma anche amici che abitano
case con i divani di broccato. Ed aveva un cuore grande e grande stima
del padre con il quale andava spesso al cinema la sera, aveva una mamma
che si preoccupava del fatto se lui mangiasse abbastanza.
La mattina del 20 luglio tirava vento lassù in Via Mondello,
così Carletto si era alzato per chiudere la finestra per evitare
che, sbattendo, svegliasse la bambina. Voleva andare al mare, ma poi ha
detto: "no, è la nostra città, ci dobbiamo essere anche noi
in piazza"...
Concita De Gregorio ci restituisce quindi la quotidianità di
Carlo e dei suoi amici dopo la sua morte. È difficile staccarsi
da questa quotidianità per proseguire nella lettura del libro.
Ma lei è una brava giornalista e sa fare perfettamente il suo
lavoro. La narrazione continua. È Daniele, l'amico di Carlo, a telefonarle
per avvisarla che sta succedendo qualcosa alla scuola Diaz...
La Diaz e poi Bolzaneto, le angosce, le torture le troppe botte. E
la non voglia da parte del Comitato d'indagine parlamentare di far luce
sulle disumane violenze.
La morte di Carlo Giuliani, sottolinea la De Gregorio, nei verbali
di polizia è indicata come "incidente" e, facendo uno sforzo sovrumano,
si può anche riuscire a considerarla un tragico incidente. Ma la
brutalità, la leggerezza, la durata delle violenze collettive; la
responsabilità di chi ha commesso gli abusi, di chi li ha ordinati,
di chi non li ha fermati, di chi non ne ha chiesto conto, hanno rotto gli
argini, stravolto le regole, hanno segnato un confine.
Prima di Genova, dopo Genova: comunque vada, adesso, il tempo del confronto
civile (conclude Concita De Gregorio) si ricomincia a contare da qui.
Scrivere è uno dei mille modi per evitare che quel sangue venga
lavato dalle menti e dai cuori e per questo noi ringraziamo Concita De
Gregori per aver scritto. E, anche noi, nel nostro piccolo continuiamo
a scrivere...