La notte dei manganelli alla scuola Diaz di Genova è diventata un libro. Le lunghe ore di terrore, i feriti che chiedono aiuto, le ambulanze che non arrivano: Lorenzo Guadagnucci, 38 anni, giornalista del Resto del Carlino, redazione economica di Bologna, quella sera era andato a dormire lì, dopo avere seguito il corteo di sabato 21 luglio che aveva riversato a Genova centinaia di migliaia di persone. Ed è finito nella mattanza di quella notte: 66 feriti, alcuni anche in maniera grave (in maggioranza stranieri) su 93 persone fermate (di cui poi 92 saranno rilasciati). Fin dall'inizio è stato un testimone privilegiato della violenza e degli abusi che sono avvenuti nella palestra della scuola Diaz, e non è un caso che sia stato uno dei primi ad essere ascoltato dalla magistratura genovese.
La prima volta che l'ho sentito raccontare quel che era avvenuto è
stato poche ore dopo la mattanza: Lorenzo era riuscito in quel delirio
a conservare il telefonino e mi ha chiamato dall'ambulanza che lo stava
portando in ospedale. Le notizie sull'assalto della Diaz si erano già
sparse per tutta Genova ma lo sgomento ci impediva di credere a quel che
stava avvenendo. La telefonata di Lorenzo è stata una brusca conferma.
Per una giornata intera, forse di più, è stato come vivere
in una sorta di limbo in cui i diritti fondamentali della persona non esistevano
più. Anche per questo è importante capire quel che è
successo e chiedere che sia fatta giustizia. Lorenzo lo fa come l'ho visto
fare fin dai primi giorni dopo quel drammatico 21 luglio: in maniera pacata,
senza caricare i toni, senza enfatizzare il dolore e l'angoscia. Sempre
cercando di capire, quasi con aria professionale, come se anche quell'esperienza
riguardasse qualcun altro, e lui fosse solo il cronista. Lo ha fatto fin
dalle prime ore in ospedale, con gli agenti che lo piantonavano, come racconta
in queste pagine, lo ha fatto in questi mesi nelle decine di incontri pubblici
a cui è stato invitato.
Ci è andato sempre, quasi in punta di piede, ma sapendo che
quello era il suo compito. Testimoniare. Il libro è un'altra tappa
di questo compito. Perché anche chi non c'era possa capire.
Miriam Giovanzana (dal sito di Altreconomia)