Cara signora Fiori,
la ringrazio per la sua recensione che trovo coerente con il giudizio sempre
espresso (intendo dalla sua stessa nascita nel 1976) dal giornale sul quale
scrive. Non credo dunque di poter validamente contestare quanto lei ha scritto
del mio libro, anche se forse – in altra occasione – mi auguro possa avvenire.
Vorrei solo chiederle di porre la sua attenzione su un paio di cose. Nel
libro sostengo che gli anni Settanta sono stati aperti dal piombo dello Stato
– non son certo gli anarchici o gli autonomi gli autori dell’attentato del
12 dicembre 1969. Credo che su questo possiamo concordare.
In secondo luogo, lei scrive che non avrei avuto neppure una lacrima per
le persone uccise dai terroristi e per le loro famiglie. Non credo sia vero:
comunque, se avessi dato quest’impressione, me ne scuso. Credo invece di
aver mostrato una forte commozione nei confronti di tutti i caduti di quella
maledetta guerra.
E mi stupisce che lei non ne dimostri altrettanta per le centinaia di morti
sull’altro fronte, uccisi dal terrorismo di Stato. Che io sappia, mai è
stata fatta esplodere una bomba nelle piazze, nelle banche o sui treni da
gente di sinistra, sempre invece da terroristi in torbide relazioni con quei
servizi segreti dello Stato che oggi si vogliono “deviati”. La storia è
difficile da scrivere, il mio contributo è evidentemente parziale
mi perdoni.
Vorrei, per finire, ricordarle che ho pagato tutti gli anni di carcere che
mi sono stati comminati, e son davvero tanti: 30 anni di condanna ridotti
a 17 e che di questa ingiustizia reco testimonianza anche nel mio scrivere.
E mi dispiace aver l’impressione che in Italia mi sia stata tolta la nazionalità
per indegnità quando altrove nel mondo discuto, scrivo e pubblico
con colleghi universitari di filosofia e di scienza politica. Harvard o l’École
Normale Supérieure non sono certo dei covi di sovversivi. Peccato,
oggi, sentirsi soli in Italia. Forse da questo dipende quel che lei chiama
narcisismo. Le assicuro tuttavia che negli anni Sessanta e Settanta, combattendo
contro la violenza dei padroni e dello Stato, non ci sentimmo mai soli.
Le porgo i miei cordiali saluti,
Toni Negri