Cesare Bermani, Il nemico interno. Guerra civile e lotte di classe in Italia (1943-1976), Odradek, 1997   p. XVI-325    L. 30.000

Un libro di consultazione, un breviario, un lungo racconto che intercetta il nesso più profondo e occultato della nostra storia: la guerra civile. I1 testo esibisce una sua multimedialità, che integra riferimenti bibliografici e documenti d'archivio, con statistiche, discorsi, articoli, slogan, testimonianze orali trascritte da nastro; cosi Cesare Bermani, storico contemporaneo, ripercorre 50 anni di storia armato di un suo ideale microfono a intervistare i testimoni, a individuare il momento in cui cronache e vicende personali diventano storia, fornendo quindi uno strumento unico per raccontare ai giovani quei fatti che i padri hanno appena cercato di dimenticare. Non esiste una ricostruzione storica consolidata rispetto a quegli anni, ma questo libro pone le condizioni per la costituzione della base documentaria.
Quattro saggi distinti connessi dallo stesso filo tematico, quello di una continua guerra civile, aperta o strisciante.
Le storie della Resistenza vengono analizzate per evidenziare come la categoria di "guerra civile" divenne un tabù solo con l'avvento del centrosinistra e la retorica della "pacificazione", venendo fatta addirittura propria dai fascisti in chiave anticomunista.
Dopo la guerra di liberazione apre un discorso sulle forze armate parallele ai partiti fino al '48, e tira il bilancio delle vittime dell"'epurazione selvaggia" del dopoguerra, reazione alla mancata epurazione legale dei criminali fascisti.
L'antifascismo del luglio '60 è una cronaca puntuale delle agitazioni di piazza che determinarono la caduta del governo Tambroni, e individua i primi segni dello scollamento tra movimento popolare spontaneo e strategia del Pci.
La "democrazia reale" analizza il rafforzamento in senso antidemocratico delle forze di polizia dal '46 in poi, in un processo
involutivo che ha il suo culmine nella accettazione della "legge Reale" da parte del Pci che, ponendo termine al suo ruolo di mediazione, lascia non rappresentato ciò che non si era lasciato assorbire, liberando così forme
tra le più virulente della guerra civile.

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