20 luglio 2001, 20 luglio 2002
di Giuliano Pisapia
È passato un anno dai drammatici fatti occorsi a Genova, in occasione
del vertice G8, che hanno sconvolto non solo i partecipanti alle manifestazioni
e alle numerose piazze tematiche, ma anche l’Italia, l’Europa e il mondo
intero, rimasto attonito per l’inusitata violenza posta in essere in quei
giorni, nei confronti di soggetti pacifici, pacifisti, deboli e inermi.
Il dibattito, mai sopito, sulle ragioni di quanto accaduto, sulle responsabilità,
politiche e non, sulla ricerca della verità è, ad oggi, ancora
aperto. Ma sono ancora molte le domande che non hanno trovato una risposta.
I dubbi, la gestione mediatica delle indagini, il continuo susseguirsi
di notizie, di smentite, di conferme altro non fanno se non aumentare la
preoccupazione di chi vuole sapere per poter continuare a credere nella
verità e nella giustizia.
Sono tanti, troppi, gli interrogativi irrisolti. Sarebbe stato possibile
– se vi fosse stata la volontà – fermare i violenti e, come si era
impegnato a fare il Ministro Scajola in Parlamento, garantire sia il G8
che il diritto di manifestare pacificamente? Sì, sarebbe stato possibile,
se solo lo si fosse voluto. Indagini, fotografie, filmati, testimonianze
hanno confermato che i violenti sono stati lasciati liberi di distruggere,
mentre i manganelli e i lacrimogeni venivano puntati contro i dimostranti
pacifici.
Quei pochi parlamentari presenti a Genova, quegli avvocati, quegli
osservatori, quei giornalisti che con coraggio hanno fatto il loro dovere
per dare a tutti una corretta informazione, hanno permesso in numerose
occasioni di salvaguardare l’incolumità di molti: ragazzi, donne,
anziani. Se fossero stati di più, avrebbero potuto fare molto di
più!
Ecco perché se, a Genova, era importante esserci, ora è
ancora più importante non dimenticare e non cessare di insistere
affinché venga accertata la verità. Quel popolo, che voleva
essere gioioso e pacifico, è stato stretto in una micidiale tenaglia
da parte di chi, nel governo e tra le forze dell’ordine, voleva scardinare,
distruggere, sconfiggere, brutalizzare, impaurire ogni dissenso e creare
le premesse per impedire la crescita di un movimento che intendeva solo
mandare un messaggio che poteva essere recepito da tanti altri: a sinistra
e oltre la sinistra.
Forse è vero che in un momento di crisi degli ideali, anche
le idee fanno paura.
Le regole di uno stato democratico stracciate, i diritti calpestati.
Ecco perché non è possibile dimenticare. Ogni abuso, ogni
violazione dello stato di diritto è la premessa per un abuso successivo
più grave e così via, fino alla catastrofe. Come non pensare
che, se fosse stata fatta immediata chiarezza e fossero stati presi i dovuti
provvedimenti, dopo quanto avvenuto a Napoli nel corso del Global Forum
sull’e-government, forse a Genova non si sarebbero ripetute quelle scene
di violenza per reprimere il pensiero antagonista.
La storia ce lo ha insegnato: alla difesa delle garanzie democratiche
non si è mai abbastanza attenti. Ecco perché, a Genova, era
giusto esserci. E ora è giusto non desistere nella ricerca della
verità; per chi ha diritto di credere ancora nella giustizia; per
chi non vuole oscurare la memoria; per Carlo, un ragazzo.