Si tratta di una guida alle fonti esistenti in Italia per lo studio
dei movimenti giovanili e studenteschi degli anni Sessanta e Settanta che
si propone di colmare una lacuna nel panorama delle fonti per la storia
del Novecento italiano, penendo l’attenzione su quel periodo chiamato da
Tarrow nel suo lavoro, Democrazia e disordine, ciclo politico di protesta
in cui i movimenti sociali assumono il ruolo di protagonisti differenziandosi
dalle forme classiche con le quali, precedentemente, erano comparsi a partire
dalla fine del XIX secolo
La guida è stata costruita con una mappatura della documentazione
depositata presso istituti archivistici, enti pubblici, istituzioni, soggetti
privati a partire da una scheda di rilevazione inviata a circa 450 interlocutori
possibili, restituita dal 35% degli interpellati, per un totale di 167
segnalazioni. Esse riguardano i fondi depositati presso i Centri di documentazione
gli Istituti Storici Resistenza, gli Istituti Culturali e le Fondazioni,
come l’Istituto Gramsci, biblioteche, come la Braidense o la Franco Serantini.
La schedatura ha riguardato anche gli archivi della RAI e i fondi depositati
presso gli Archivi di Stato locali e centrale, anche se tali fondi, in
base alle disposizioni di legge vigenti non sono praticamente consultabili.
In merito il decreto legislativo del 30 luglio 1999, n. 281, ha introdotto
la categoria di dati supersensibili, tutelati con il limite di 70 anni,
riservata alle informazioni relative allo stato di salute, alle abitudini
sessuali e ai rapporti riservati di tipo familiare; per le altre notizie,
appartenenze politiche e sindacali, i limiti sono diventati 40 anni e 50
quando si tratta di documenti riservati relativi alla politica interna
o estera dello Stato.
Per la maggior parte si tratta di fondi raccolti e consultabili, grograficamente
collocati nell’Italia centrale e settentrionale. Le schede sono esposte
in ordine alfabetico e comprendono una descrizione sommaria dei fondi reperibili
sulla stagione dei movimenti. Utilissimo risulta essere il capitolo dei
“descrittori” dove i vari materiali contenuti nei fondi, ed elencati nelle
schede, sono organizzati per gruppi tematici in ordine alfabetico.
Nell’intenzione dei curatori questo lavoro dovrebbe rappresentare un
valido e utile contributo al dibattito storiografico e alla ricerca storica
attorno al ’68 e agli anni Settanta e, in merito, è il caso
di constatare che la riflessione sul periodo sembra spesso scontare il
limite di un ricorso poco frequente alle fonti conservate nei fondi descritti.
In questo senso il lavoro si inserisce all’interno di quel dibattito storiografico
che si avviò, tra le persone interessate, in occasione del trentennale
del ’68, quando si cominciò a criticare l’uso eccessivo e parziale
della memorialistica dei protagonisti, per indirizzarsi verso la ricostruzione
storica degli eventi del “prima”, del ’68, e del “dopo”. In questa direzione
si dovette considerare la possibilità di utilizzare fonti cartacee
e non, disponibili; ci si chiese se esisteva una base documentaria per
affrontare una ricerca storica sui movimenti, capace di sfuggire alle suggestioni
personali o ai lavori di sintesi e interpretazione non suffragati da ricerche
intensive ed estensive sul radicamento dei movimenti sociali nel tessuto
italiano e sulla loro estensione geografica.
Questo lavoro di ricognizione delle fonti disponibili dimostra che
si tratta di un periodo storico che può essere studiato già
adesso con l’ausilio di numerose e molteplici fonti. Ritroviamo nei fondi
raccolte di volantini, documenti, bollettini, opuscoli, manifesti, giornali
murali, datzebao, riviste, giornali, corrispondenza e poi fonti sonore,
audiovisive, iconografiche. Per le fonti audiovisive i luoghi di conservazione
sono gli archivi della RAI, dell’Istituto Luce, dell’Archivio audiovisivo
del movimento operaio e democratico di Roma, per quelle fotografiche il
libro offre una mappa dei più importanti archivi di fotografi, per
quelle sonore il censimento ha reperito informazioni sugli istituti più
noti, come ad esempio l’istituto De Martino. Infine, i curatori, avvertono
i possibili eventuali futuri ricercatori di non trascuare le potenzialità
offerte da Internet.
Nell’insieme, come scrivono i due curatori nell’introduzione, si tratta
di raccolte documentarie create da singole persone, poiché, trattandosi
di movimenti, a differenza di enti o partiti, essi non hanno, fra le loro
funzioni, quella di raccogliere e conservare la memoria relativa alla propria
produzione e al loro agire politico e sociale. Non hanno una struttura
stabile di quadri, un’organizzazione gerarchica che prevede una continua
comunicazione interna; non sono articolati in sedi periferiche, non producono
corrispondenza fra centro e periferia, quindi non può esistere una
memoria ufficiale dei movimenti; esistono molteplici memorie, legate alle
scelte dei singolo militanti, all’operazione di selezione della memoria
operata da chi, interno alle vicende o spettatore interessato, decide di
conservare alcune testimonianze a scapito di altre.
Diego Giachetti