Giovane giornalista del gruppo editoriale L'Espresso, Matteo Pucciarelli
affronta, in questa sua opera prima, la storia di Democrazia proletaria,
dalle origini nei movimenti studenteschi e operai del biennio 1968-69 all'autoscioglimento
in Rifondazione comunista nel 1991. Una storia particolarmente articolata
che l'a. racconta attraverso il succedersi di vicende emblematiche e testimonianze
di protagonisti.Dopo i primi tre capitoli dedicati a tratteggiare l'urto
conflittuale delle nuove generazioni alla fine degli anni '60, a presentare
i gruppi della sinistra rivoluzionaria e a rendere conto delle aspettative
deluse del cartello elettorale di Dp nel 1976, l'a. entra nel merito delle
vicende del Partito, ufficialmente costituitosi a Roma nell'aprile 1978,
durante i giorni del sequestro di Aldo Moro da parte delle Brigate rosse.
Una situazione che, di per sé, segnalava le difficoltà del
progetto demoproletario, stretto tra le incalzanti azioni dei gruppi armati
di sinistra e la dura politica repressiva dei governi di «solidarietà
nazionale». Difficoltà, peraltro, accentuate dalle problematiche
relazioni con altri movimenti, in particolare il femminismo e il Settantasette,
che misero in discussione la centralità del Partito nell'organizzare
ed esprimere il conflitto antisistemico.Gli ultimi quattro capitoli sono
dedicati alla storia di Dp negli anni '80. A questa seconda fase si riferisce
la citazione del romanzo di James Fenimore Cooper, quando il «piccolo
partito dalle grandi ragioni» (p. 71) dovette attraversare un durissimo
clima di emarginazione e resistenza sia nel quadriennio passato fuori dal
Parlamento (1979-1983) che nel periodo della segretaria di Mario Capanna
(1984-1987). Tuttavia, in quel decennio, Dp non solo continuamente si propose
come riferimento per le mobilitazioni che segnavano la scena politica,
come quelle ambientaliste e pacifiste, ma tentò di rifondare il
proprio apparato teorico proprio a partire dalle elaborazioni di quei nuovi
movimenti. In questa seconda parte del volume, però, l'a. affronta
senza soluzione di continuità alcuni passaggi determinanti nella
discussione e nella vita dell'organizzazione, arrivando in un attimo prima
alla scissione dei dirigenti «rosso-verdi» (1989) e poi al
dibattito congressuale che sancì la confluenza in Rifondazione comunista.Il
taglio aneddotico del volume - senza note e con una bibliografia essenziale
- rende certo la lettura veloce e piacevole ma, troppo spesso, sacrifica
la riflessione storiografica sull'altare di una divulgazione semplificata,
sia rispetto al dibattito interno al Partito che alla sua reale capacità
di incidere sulle mobilitazioni sociali e sul sistema politico repubblicano.
Questa ricostruzione, insomma, si deve collocare in quella ormai ampia
pubblicistica di tipo giornalistico, cui interessa raccontare di nomi noti,
di vicende scandalose e di lineari continuità, più che contribuire
al difficile lavoro di scavo intorno a quella complessa e articolata area
politica che fu l'estrema sinistra.
William Gambetta