Il libro è un esempio, riuscito, di fusione di categorie concettuali
prese in prestito da ambiti disciplinari diversi quali la sociologia, la
teoria politica dello Stato, la storia d’Italia dal crollo del fascismo
fino alla manifestazione genovese contro il G8 del 2001. La scopo, anch’esso
centrato, è quello di ricostruire il rapporto storicamente determinatosi
nel nostro paese tra “polizia e protesta”, come si è posto, è
stato posto e si è affrontato il problema dell’ordine pubblico nell’Italia
repubblicana. Le fonti utilizzate spaziano dai materiali d’archivio, alle
interviste al personale della polizia e ad esperti, a riviste specializzate
di settore, rassegne stampa, atti parlamentari, osservazione partecipante.
La trama narrativa interseca, per i periodi individuati, sia
i fattori interni alla polizia (costituzione, formazione, provenienza sociale,
educazione e addestramento) e quelli esterni che hanno inciso sul suo comportamento
nei confronti della piazza; mette a confronto, quando è possibile,
quello che avviene in Italia con altre situazioni di paesi dell’Europa
Occidentale. Il primo capitolo introduce il tema dello smarrimento,
il disorientamento e la delegittimazione delle forze dell’ordine dopo il
crollo del regime fascista e la ricostruzione del corpo secondo il modello,
poco democratico, chiamato della “polizia del sovrano”, al servizio del
potere statale e non del cittadino. Segue l’analisi della strategia dell’ordine
pubblico durante gli anni della guerra fredda in cui la polizia assume
le caratteristiche di un corpo militare a disposizione del governo per
la repressione di un’eventuale insurrezione comunista. Sono gli anni dello
“scelbismo” che si sciolgono in quelli del centrosinistra e dei primi tentativi
di riforma democratica e tecnocratica del corpo. Gli anni settanta portano
ad una nuova polarizzazione del conflitto sociale, di strada e nelle piazze
e la necessità di affrontare, con tecniche e strategia adeguate,
l’emergenza del terrorismo e della lotta armata. Solo negli anni Ottanta
le spinte per la riforma della polizia conducono ad un nuovo assetto organizzativo
del corpo e ad una trasformazione delle strategie di gestione dell’ordine
pubblico, con una crescente tolleranza delle forme pacifiche di protesta,
pur all’interno di un approccio selettivo, caratterizzato dalla sopravvivenza
di modelli repressivi, come i fatti di Genova del 2001 hanno purtroppo
dimostrato.
Diego Giachetti