Hannah R. è la cuoca del leggendario Bauhaus, la scuola di arte, design e architettura fondata da Walther Gropius negli anni della Repubblica di Weimar. Chiamata da studenti e insegnanti del Bauhaus "la cuoca rossa", nel 1918 Hannah R. dà vita, insieme a un gruppo di compagni e allievi di Paul Klee, a una cellula spartachista all’interno della scuola.
Terrina di pernice delle nevi al Porto
C’è stata una guerra che le illusioni imperiali hanno voluta e persa, ma a Berlino non se ne rendono conto dopo un lungo sonno di 918 anni. In Europa i viali delle grandi capitali sono attraversati da archi trionfali di fiori bianchi e rossi e non c’è compagnia di soldati che non sia preceduta dallo strepitio dei tamburi e dal clangore degli ottoni. Noi in Germania dobbiamo oggi imparare a sopravvivere con la nostra amara disfatta morale e politica, sopravvivere agli ippocastani in fiore, al lezzo della corruzione di una borghesia da operetta, all’irritante arroganza di una storia che ha sempre disprezzato coloro che sfrutta e che nessun fuoco finora ha domato. Dobbiamo sopravvivere al desiderio di una coesione sociale, che si è sciolta come neve al sole. Alle principesse reali, che scostano i loro veli per piacere agli ultimi ufficiali sopravvissuti. Alle piccole borghesi, che nei loro minuscoli appartamenti arrotolano i tappeti consunti per potersi esercitare nello shimmy. Alle pattuglie di ronda, all’ozio, con il quale, nei vecchi, bui e polverosi caffè aspettiamo la notte. Agli imbecilli che vantano l’abitudine mondana del five-o’clock tea sognando automobili americane. Alle parentesi d’illusione che le improvvise fiammate di una rivoluzione europea, che stenta a scoppiare, aprono nei nostri cuori feriti. Dobbiamo sopravvivere al matrimonio di convenienza con i falsi riformismi, agli errori del nazionalismo, ai tribuni del popolo sovrano, a chi ci chiama impunemente fratelli, ai deliri dei "signori dello spirito". Dobbiamo… ma le bottiglie erano vuote e, come potevamo osservare dalle nostre stanze, anche le ultime luci della scuola si erano spente, la decisione era stata presa. Il nostro ristorante si sarebbe chiamato Unendliche Nacht! [Mai venga il mattino!]. Il nome l’ha scovato Leonhard, il nostro esperto musicale, ispirandosi alla Sacre du printemps di Igor Stravinsky ed è stato subito accettato da tutti, a partire da Wilhelm, che vede in questa composizione le luci e le ombre della sua San Pietroburgo. Attraverso la finestra aperta per fare uscire il fumo dei sigari, improvvisa entra una voce che canta la Baiadera di Kalman: "Prima lo ballavamo sull’erba/ ora sulla stoffa più superba/ dei salon…".