Questa cronologia è stata realizzata da Sébastien Croquet per la propria tesi di laurea (Université des sciences humaines d' Aix en Provence)
Gennaio
L'inizio dell'anno venne segnato da numerose rivolte nelle prigioni
in tutta Italia e una serie impressionante di evasioni, per lo più
di attivisti dei gruppi armati.
Il primo gennaio, durante una rivolta alla prigione di Piacenza la
polizia sparò uccidendo uno dei rivoltosi.
L'indomani, tredici detenuti della prigione di Treviso evasero, tra
di loro un membro delle Brigate rosse. Due giorni dopo, una nuova rivolta
scoppiò nel carcere di Venezia. Il cinque quattri prigionieri
evasero dalla prigione di Fossombrone, il sedici un commando attaccò
la prigone di Lecco, liberando tre prigionieri, il ventitrè le nappiste
Maria Pia Vianale e Franca Salerno evasero dalla prigione di Pozzuoli.
Le organizzazioni terroristiche innescarono la loro politica d'attacco
« al cuore dello stato » con una successione ininterrotta di
attentati, tra cui i più significativi rimasero la distruzione di
una caserma dei carabinieri a Monza da parte dei « Nuclei combattanti
comunisti » e il rapimento dell' armatore genovese Piero Costa
dalle Brigate rosse.
L'anno politico incomiciò il cinque, con la proposizione del
presidente del consiglio, Giulio Andreotti, di bloccare la scala mobile
dei salari e di ridurre i consumi, per diminuire l'inflazione.
La proposta venne respinta in blocco dai sindacati, che firmarono,
il venticinque, un accordo col padronato (Confindustria) sulla riduzione
del costo del lavoro ( controllo dell'assenteismo, mobilità della
manodopera, ecc.).
Il governo ottenne il voto favorevole del parlamento e abolì,
il trenta, una parte della scala mobile dei salari.
Nella stessa giornata, vennero arrestate a Napoli settantasette persone
dopo autoriduzioni di biglietti di teatro.
Il quattordici, al teatro Eliseo di Roma, Enrico Berlinguer, segretario
del Pci, propose nel suo discorso al paese, una politica di austerità,
invitando ad appoggiare « la lotta agli sprechi » e a «
porre un freno al consumismo individuale esasperato ».
La settimana seguente, dopo un lungo dibattito, la legge sull'aborto
fu approvata alla camera dei deputati (con, 310 SI e 296 NO), mentre a
Catanzaro si aprì il quarto processo delle bombe di Milano (Bombe
di Piazza Fontana, 1969).
Il ventiquattro, a Palermo, gli studenti occuparono la facoltà
di lettere contro la circolare del ministro della pubblica istruzione,
Malfatti, del 03/12/1976, che limitava la ripetizione degli esami.
Questa manifestazione segnò l'inizio dell'escalation di proteste,
che poi si diffuse rapidamente nella maggior parte dei focolai di contestazione
studentesca.
Gli ultimi giorni del mese di gennaio, vennero macchiati da due scandali
politico-finanziari.
Il ventisette, il parlamento discuse del crac delle autostrade (4000
miliardi di lire) e l'indomani, il presidente della corte di cassazione
di Roma, Carlo Spagnolo, venne sospeso per avere favorito la fuga del banchiere
Sindona dall'Italia.
Febbraio
Il mese di febbraio venne caratterizzato da una cospicua recrudescenza
della violenza.
Il primo, una settantina di neofascisti entrarono nell'università
di lettere e giurisprudenza di Roma, intonando canzoni e slogan, poi spararono
su un'assemblea generale ferendo gravemente uno studente, Guido Bellachioma.
La risposta fu organizzata l'indomani : diverse manifestazioni antifasciste
si svolsero in molte città. Ma fu nella stessa città della
vigilia, che i gruppi della sinistra estrema (l'Autonomia Operaia e gli
ex Lc (Lotta continua)) decisero di assaltare la sede fascista (Msi) del
Fronte della gioventù, iniziando una guerriglia con la polizia durante
la quale vennero feriti due studenti e un poliziotto.
Quattro giorni dopo, un gruppo dall'Autonomia commise, sempre a Roma,
cinque attentati contro dei commissariati e delle caserme di carabinieri,
mentre il movimento neofascista «Ordine nuovo» e i servizi
segreti misero una bomba nel treno « Napoli-Brennero », che
venne disinnescata dalla polizia.
Dopo una relativa tregua, il quindici le forze dell'ordine arrestarono
il nemico pubblico numero uno, Vallanzasca. L'indagine rivelò che
aveva stretti legami col terrorista neofascista di Ordine nuovo, Pier Luigi
Concutelli, assassino del giudice Occorsio nel luglio 1976.
Il sedici si chiuse a Napoli, il processo dei ventiquattro membri dei
Nap con pene detentive destinate a dare l'esempio.
Lo stesso giorno si aprì a Brescia, quello dei gruppi neofascisti
Sam-Ram, accusati di tentativi di colpo di stato e di preparazione alla
guerriglia civile.
Di fronte alla moltiplicazione degli atti terroristici e alla violenza
delle manifestazioni degli studenti, il ministro degli interni, Cossiga,
dichiarò su La Repubblica datata del diciotto, che «il
nostro paese non puo essere trasformato in un far-west. Chi gira con le
armi deve andare semplicemente in galera e rimanerci ».
Cossiga annunciò tutta una serie di decreti-legge, che permettevano
al ministro dell'Interno di avere il potere necessario per chiudere i cosiddetti
« covi » dei gruppi della sinistra estrema.
Contro ogni evidenza, l'opposizione alla lotta armata non fu l'appannaggio
della destra, difatti circolò un documento firmato da Pdup
e Ao , che venne pubblicato su Il Manifesto datato del venti, che
criticava la prospettiva della radicalizzazione delle lotte.
Nello stesso tempo, il movimento studentesco portò alla ribalta
le insufficienze e l'arretratezza del sistema educativo, ma anche l'inadeguatezza
dei vecchi quadri legislativi in una società in piena mutazione.
In sostanza, l'opposizione degli studenti, nel mese di febbraio, poteva
riassumersi nel rifiuto categorico e unanime della legge Malfatti e del
corteo di riforme che ne derivava.
Il movimento universitario si strutturò insieme alla diffusione
sistematica dei metodi classici di lotta, cioè la dimostrazione
di piazza, i sit-in, l'occupazione di locali pubblici e talvolta addirittura,
lo scontro fisico con la polizia, con i gruppi neofascisti e all'interno
del movimento stesso.
L'otto, la grande maggioranza delle università vennero occupate
per opposizione alla legge Malfatti. Due giorni dopo a Roma, 30000 studenti
sfilarono per le stesse ragioni, la dimostrazione venne seguita da scontri
di una violenza inaudita, i saccheggi e gli assalti alle sede del Msi fecero
tre feriti.
La rottura tra il Pci e gli studenti apparve sempre più evidente
e profonda.
Il diciassette, il segretario del principale sindacato italiano, la
Cgil, Luciano Lama, venuto per tenere un comizio all'università
di Roma, allo scopo di « riportare l'ordine », fu accolto con
slogan ironici, sarcastici, molto pesanti, che sboccarono su una rissa
violentissima tra gli studenti e il servizio d'ordine del sindacato, congiuntamente
a quello del Pci e alla polizia.
Lama fu cacciato dall'università, e infuriato sollecitò
manifestazioni di solidarietà, ma l'appoggio non venne.
Nei giorni che seguirono quest'evento, gli autonomi occuparono le università,
creando diversi collettivi molto contestati dagli « Indiani metropolitani
».
L'indomani, si formarono alcune assemblee in diverse aziende della
penisola, per protestare contro quello che Lama chiamò « nuove
forme di fascismo » e che Enrico Berlinguer definì una settimana
dopo, « diciannovismo ».
Simultaneamente uno sciopero generale scoppiò in ventitre università.
Il giorno dopo, fu organizzata a Roma una manifestazione, durante la
quale 50000 studenti scesero in piazza per chiedere l'abrogazione della
legge Malfatti.
Il mese di febbraio si concluse dalla riunione del Coordinamento nazionale
degli studenti universitari. La confusione totale e la violenza che ressero
durante due giorni, spinsero le femministe e gli « indiani metropolitani
» ad abbandonare l'assemblea, denunciando il vuoto dei dibattiti
e l'assenza di contenuto delle rivendicazioni del movimento, superato secondo
loro, dalla violenza e dall'incomunicabilità.
Sul piano sociale, bisogna notare una nuova ondata di aumenti ( IVA,
carburante..ecc..) e l' inquietante incremento del lavoro nero, al punto
che certi gruppi autonomi della sinistra operaia non esitarono ad assaltare
enti e aziende per contestare questo fatto e metterlo in piena luce.
L'otto, i sindacati rinunciarono allo sciopero generale in protesta
agli aumenti del 4 febbraio.
L'indomani, scoppiò una serie di scioperi selvaggi nelle aziende
del NordItalia, per protesta contro la riduzione del costo del lavoro,
condizione sine qua non imposta dal Fondo monetario internazionale (Fmi)
per la concessione di un prestito.
Le nuove misure per l'ordine pubblico vennero prese il ventuno dal
governo. La rivolta della base del Psi e l'occupazione di molte sedi del
partito dagli stessi socialisti seguirono il venticinque. E infine il giorno
dopo, durante l'ultimo comitato centrale del Pdup, il gruppo politico esplose,
scindendosi in quattro organismi .
Questo stillicidio di eventi lasciò intravedere una grande fragilità
delle diverse forze politiche e partitiche, che si dimostrò drammatica
il mese successivo, con la politica di repressione e la mancanza di mediazione,
di cui diedero prova il governo e le diverse componenti « storiche
» dello scacchiere politico.
Marzo
Durante la prima settimana, assistiamo all'accentuazione degli episodi
violenti, per così dire a un vero e proprio « salto di qualità
», come venne comunemente chiamato l'aggravarsi della situazione.
La violenza raggiunse vertici pericolosi e incontrollabili, tra campi
opposti, ma anche tra le diverse componenti del movimento e della sinistra.
Il due, a Roma nove fascisti del Msi spararono contro gli studenti
dell'istituto magistrale Margherita di Savoia, senza ferire nessuno.
L'indomani, il parlamento e il senato si riunirono per deliberare sull'incriminazione
di due ex ministri, Tanassi e Gui, per lo scandalo (bustarelle) Lockheed.
Mentre a Torino, alcuni studenti della Fgci vennero aggrediti da
alcuni autonomi.
I seguenti tre giorni, l'attività contestataria degli studenti
si concentrò a Torino, dove un gruppo di autonomi venne aggredito
dal servizio d'ordine del Pci in riposta alla vicenda della vigilia. Ma
il grosso della contestazione si svolse soprattutto a Roma, dopo la condanna
di Fabrizio Panzieri a nove anni di carcere, per « complicità
morale » nell'assassino di un fascista greco.
Il livello e la frequenza degli scontri, incitarono il governo ad applicare
nuove misure antiterroristiche e ad imporre la chiusura dell'universtà
di Roma.
Nuovi scandali scoppiarono e dilaniarono il mondo politico. Il sette,
il Partito radicale chiese l'imputazione del presidente della repubblica,
Giovanni Leone (presidente della repubblica dal 1971), che sarebbe stato
anche lui coinvolto nello scandalo Lockheed.
Tre giorni dopo, i ministri e i senatori, votarono il rinvio a giudizio,
dinanzi alla corte costituzionale per corruzione aggravata ai danni
dello stato, di due ex ministri (Tanassi e Gui).
L'undici e il dodici , furono l'apice della rivolta durante il mese
di marzo e addirittura del movimento del 1977.
A Bologna, alcuni studenti del movimento che si presentarono ad una
assemblea di Cl , vennero malmenati, la situazione degenerò in una
rissa furibonda e coll'arrivo dei carabinieri in una guerriglia urbana,
nella quale fu ucciso Francesco Lorusso (membro dal 1972 del gruppo dell'
estrema sinistra, Lotta continua ), colpito alle spalle da un carabiniere.
Una rabbia fenomenale spinse allora gli studenti a distruggere le vetrine
dei negozi di lusso, ad occupare tutti i luoghi strategici della città,
ad assaltare la sede della Dc, la libreria di Cl « Terra promessa
», due commissariati e ad affrontare per tutta la notte i carabinieri.
Gli studenti si rifugiarono alla fine nell'università, occupandola
per tre giorni, prima di essere sgombrati dai carri armati mandati dal
ministro degli intreni, Cossiga.
L'indomani, si tenne a Roma una grande manifestazione con tutti i militanti
di Lc e numerosi simpatizzanti del movimento (±100.000) venuti da
tutta l'Italia.
La situazione andò peggiorando, dal momento in cui Cossiga impedì
la manifestazione. Roma si trasformò allora in un campo di battaglia,
i manifestanti distrussero i negozi, assaltando commissariati, l'ambasciata
del Cile, la sede del Popolo, lasciando le strade in uno stato di desolazione.
Lo scatto d'ira si diffuse nel paese, nella stessa giornata a Milano
un corteo assaltò l'Assalombarda, a Torino venne ucciso il brigadiere,
Giuseppe Ciotta, a Bologna, la polizia chiuse manu militari la radio «
Radio Alice », la stessa notte tutta una serie di scontri oppose
i carabinieri ai manifestanti.
La repressione che seguì questo micidiale week-end, colpì
essenzialmente Bologna.
Il tredici, i carri armati entrarono nella città, senza nessuna
protesta del sindaco comunista della città, Renato Zangheri.
La polizia chiuse di nuovo Radio Alice, mentre uno dei conduttori della
radio, Franco Berardi detto « Bifo », fu costretto a fuggire.
Il Pci nell'ottica della politica del compromesso storico sostenne
apertamente la polizia e l'azione repressiva del governo.
Il giorno dopo, il martedì quindici, la Dc propose di adottare
il « fermo di pubblica sicurezza », che permise alla polizia
di arrestare qualsiasi sospetto.
A Bologna, l'indomani, all'appello per la manifestazione « contro
la violenza » indetta dalla Dc insieme al Pci, 150.000 persone sfilarono
nelle strade della città (Il Pci si alleava con la Dc perchè
era convinto che a Bologna, fosse in atto un « complotto »
per affossare il compromesso storico, creando una frattura tra Dc e Pci.
I comunisti si facevano più che mai il partito garante dell'ordine).
Di fronte a questa manifestazione, fu peraltro organizzata una «
contromanifestazione », con un corteo di 15.000 persone.
La rivolta urbana e giovanile assumeva proporzioni notevoli negli ultimi
giorni del mese, insieme all'incremento del malcontento degli operai che
derivava verso forme di lotte sempre più radicali.
Come per esempio durante i violenti scontri di Milano e di Napoli,
che seguirono uno sciopero generale organizzato dalle confederazioni sindacali,
per chiedere il rilancio degli investimenti nel mezzogiorno e contro la
disoccupazione.
Dopo una lunga trattativa, Berlinguer e i sindacati cedettero, il trenta
marzo, alle pressioni del Fmi (Fondo monetario internazionale), per la
concessione di un prestito « simbolico » e firmarono un accordo
col governo allo scopo di ridurre il costo del lavoro.
Aprile
Il mese di aprile segnò l'esordio dell'ondata terroristica che
non cessò di amplificarsi fino al 1979.
Gli attacchi terroristici contro i simboli dello stato, contro i neofascisti,
contro le rappresentazioni del capitalismo si moltiplicarono in modo giornaliero
e appesantirono il dibattito civile e la rivolta sociale.
Resero sempre più difficile ogni contestazione, anzi impedendo
ogni manifestazione antagonista e contestataria dei movimenti di massa.
In effetti i primi giorni, vennero segnati dall'onnipresenza sulla
scena mediatica dei gruppi terroristici. Il quattro aprile le Brigate Rosse
liberarono l'industriale Costa, rapito all'inizio del mese di gennaio,
contro un riscatto di un miliardo di lire.
L'indomani venne rapito il figlio dell'ex segretario del Psi, Guido
De Martino a Napoli. Questo rapimento coinvolse tutta la classe dirigente.
Dopo Bologna e Padova, l'ondata di repressione colpì anche Firenze
: decine di arresti, perquisizioni domiciliari vennero effettuati nell'ambiente
dell'estrema sinistra.
I germogli di una guerra urbana si svilupparono, man mano che l'intensità
degli attentati aumentò. I gruppuscoli della sinistra rivoluzionaria,
ma anche quelli della destra neofascista seminarono il terrore e la confusione
principalmente a Roma, ma anche in altre città .
Il sei, si svolse a Milano, la prima assemblea di « Dissidenza
sindacale », con la netta volontà di alternativa alla politica
di « collaborazione e di sostegno », della Cgil e degli altri
sindicati alla coalizione governativa.
L'indomani, l'ufficio privato di Cossiga a Roma, venne distrutto da
una bomba.
Il carabiniere che aveva ucciso un militante fiorentino nel 1975, fu
condannato a otto mesi di prigione, una pena che venne vissuta come un'ingiustizia
nell'ambiente della sinistra autonoma.
Il Fmi accettò le garanzie italiane e concesse il sedici, un
prestito di 500 milioni di dollari al governo. La Cee prestò esattamente
la stessa somma due giorni dopo.
Il ventuno, gli studenti di Roma occuparono quattro università
per protestare contro la riforma Malfatti. La polizia intervenne energicamente
per sgomberarli. Violentissimi scontri seguirono l'arrivo delle forze dell'ordine,
nei quali furono feriti militari, studenti, una giornalista americana e
soprattutto, vennero ucciso un poliziotto, Settimo Passamonti, raggiunto
al cuore da una pallottola di « P38 ».
Nella stessa giornata, a Milano, Firenze e Bologna si assisté
a una serie di esplosioni e alcuni sequestri di docenti.
In conseguenza, il ministro degli interni, Francesco Cossiga, proibì
ogni manifestazione pubblica per un mese e chiese nuove misure per lottare
contro il terrorismo. Le università persero il loro statuto di zone
franche.
A richiesta dei sindacati, quattro giorni dopo, Cossiga ritornò
sui propri passi e autorizzò le manifestazioni programmate del primo
maggio.
Il martedì ventisei, la radio romana dell'autonomia, Radio città
futura venne denunciata per istigazione a delinquere.
Il giovedì seguente, le Brigate rosse uccisero il presidente
degli ordini degli avvocati, Fulvio Croce, che era incaricato di costituire
un collegio per la preparazione del processo di membri delle Br, che così
restò bloccato.
Infatti, alcuni giudici popolari si rifiutarono di far parte della
giuria.
Gli ultimi due giorni del mese, venne organizzato a Bologna il secondo
coordinamento nazionale degli studenti universitari, il quale apparve meno
caotico e violento del primo, tenutosi il ventisei e il ventisette febbraio.
Alla fine, venne approvata una mozione, nella quale gli studenti affermarono
che il movimento doveva rifiutare : « sia lo scontro contro l'apparato
miltare, sia riprendere un posto all'interno delle istituzioni del movimento
operaio ». Il movimento si oppose al compromesso storico, considerandosi
come forza dell'opposizione, ma nello stesso tempo rifutò la radicalizzazione
per quanto concerne lo scontro. Gli autonomi si ritrovarono così
conseguentemente isolati.
Maggio
Le celebrazioni del primo maggio si svolsero ovunque in un clima di
forte tensione.
A Roma, Padova e Milano, degli scontri opposero gli autonomi da una
parte e dall'altra la polizia e il servizio d'ordine sindacale : vennero
feriti più o meno duecento giovani.
Due giorni dopo, si aprì a Torino il processo delle Brigate
rosse, che finì prima di cominciare. Fu rimandato sin dalla prima
udienza, la maggior parte dei giurati, terrorizzati dalle minacce delle
Br, non essendosi presentati al tribunale.
Nella stessa settimana, vennero promulgate misure speciali dopo la
recrudescenza degli incidenti nelle carceri. La conseguenza immediata fu
una serie di rivolte e di sequestri, nei giorni seguenti in alcune prigioni
del NordItalia.
Il governo si dedicò alla repressione contro i simpatizzanti
della sinistra extraparlamentare e degli ambienti autonomi.
Il sei, vennero arrestati a Bologna, Diego Benecchi e Bruno Giorgini,
tutti e due leader dell'Autonomia, accusati entrambi di apologia di reato
e di istigazione a delinquere.
L'indomani, sempre a Bologna, furono effettuate molte perquisizioni
a librerie, riviste e giornali di movimento, mentre a Verona venne arrestato
l'editore Giorgio Bertani, trovato in possesso di una pistola lanciarazzi.
Qualche giorno dopo, il dodici, durante una manifestazione, proibita
dal governo, svoltasi a Roma e indetta da Lc, Ao-Pdup e la Fgsi per
l'anniversario della vittoria nel referendum sul divorzio, la polizia intervenne
e il pacifico raduno (sit-in) si trasformò in una guerriglia urbana,
durante la quale fu uccisa una ragazza di 19 anni, Giorgiana Masi , colpita
alla schiena.
Cossiga negò in parlamento la presenza di squadre speciali e
annunciò nuove misure antiterroriste (condanna all'ergastolo per
gli autori di attentati), ma il quotidiano romano « Il Messaggero
» pubblicò delle foto di poliziotti in borghese, che contraddissero
così, le parole del ministro degli interni.
Dei disordini scoppiarono nei giorni successivi, a Milano, Torino,
Venezia, Bergamo, Napoli, Bologna, Firenze e altre città. Durante
i tafferugli successi capitale lombarda, venne ucciso il brigadiere Antonio
Custrà, dopo uno scontro con dei membri di « la Spesa proletaria
» , mentre stavano assalendo un supermercato.
Il quindici, venne liberato Guido De Martino, dopo tre settimane di
sequestro, senza che fosse elucidato « il mistero » del suo
rapimento.
Il mese di maggio si concluse con una serie di eventi di una gravissima
portata, sul piano della sicurezza, il diciannove, coll'attentato esplosivo
nella metropolitana di Milano, che venne rivendicato da Prima Linea. Ma
anche sul piano politico e democratico, quando l'indomani, quattro deputati
radicali che avevano lanciato un appello per l'organizzazione di una manifestazione
il dodici maggio, furono minacciati di finire sotto processo. Poi, sul
piano economico e sociale, quando il ventotto, i sindacati dichiararono
che la situazione (già catastrofica con più di due milioni
di disoccupati) stava per peggiorare nei mesi seguenti.
Ma il danno che screditò più gravemente la classe dirigente
nel suo insieme, fu l'apertura, il trenta, a Roma del processo del principe
fascista, Junio Valerio Borghese (tentativo di golpe nel 1970), in cui
si trovarono, tra gli imputati ; dei generali, dei deputati, dei carabinieri
e dei membri dell'apparato poliziesco.
Giugno
Il primo, le Brigate rosse spararono nelle gambe del vice direttore
del giornale « Secolo XIX », poi l'indomani colpirono a Milano
Indro Montanelli, uno dei decani del giornalismo italiano, direttore del
« Giornale nuovo ».
Fu l'inizio di una lunga serie in cui vennero feriti dodici giornalisti,
imprenditori, uomini politici, medici.., sempre colpiti alle gambe, i «
gambizzati ».
Il lunedì sei, Luciano Lama venne riconfermato segretario principale
della Cgil, durante il congresso del sindacato tenutosi a Rimini, malgrado
la sua ultima disavventura all'università di Roma.
Il martedì, allo stesso congresso, il socialista Agostino Marianetti,
fu nominato segretario aggiunto.
Lo stesso giorno, il senato bocciò, al contrario di quanto aveva
fatto Palazzo Montecitorio, la legge sull'aborto.
Il nove, un « commando contro il lavoro nero » distrusse
una libreria a Roma. Parecchie vicende dello stesso genere accaddero durante
tutto l'anno, in fabbriche, aziende.. che vivevano del lavoro nero. I gruppi
che combattevano per un risanamento del mondo del lavoro, furono numerosi
e sempre vicini alla sponda sinistra del movimento.
L'indomani, in tutte le città, si svolsero manifestazioni indette
dalle donne (20.000 femministe manifestarono a Roma), per protestare contro
la decisione del senato e a favore della legge sull'aborto.
Il diciotto, il congresso della Cisl si chiuse con la vittoria
della sinistra in questo sindacato tradizionalmente vicino alla Dc.
Due giorni dopo, degli scontri alla facoltà di Cagliari, opposero
autonomi e militanti del Pci. Durante il mese di giugno, l'azione politico-militare
di alcuni gruppi della estrema sinistra con le stesse ideologie di Ao,
distrussero vari magazzini delle grandi imprese (Marelli, Siemens), assaltarono
queste aziende e ferirono dei dirigenti, dei presidi di facoltà.
Uno dei capi delle Br, Renato Curcio, venne condannato a sette anni
di prigione per porto d'armi.
Il senato approvò le decisioni del governo di chiudere i «
covi » dell'Autonomia e il divieto di portare durante le manifestazioni,
ogni mezzo di protezione che potesse impedire l'indentificazione dei manifestanti.
Il venerdì ventiquattro, per la prima volta dalla fine della
guerra, i dirigenti dei partiti dell'«arco costituzionale»
si incontrarono per firmare il nuovo programma di governo.
Nello stesso momento scoppiarono violentissimi scontri a Padova, tra
poliziotti e manifestanti, dopo la condanna a due anni di carcere di un
autonomo.
Il ventinove, i sei partiti dell' « arco costituzionale »
firmarono l'accordo sul programma di governo, che definiva i punti importanti
per quanto concerneva l'ordine pubblico (arresto preventivo), l'economia,
le nomine dei dirigenti del settore pubblico.
Apertura, il lunedì seguente, del processo dei 17 operai dell'Alfasud
per avere partecipato agli scioperi selvaggi del febbraio 1976, mentre
alla prigione d'Asti evasero dieci detenuti tra cui tre militanti del gruppo
clandestino « Nap ».
Degli incidenti scoppiarono a Torino e Cassino, in cui fu colpita la
Fiat. Vennero seguiti da fatti simili l'indomani.
Il mese di giugno si concluse con una serie di attentati che travolse
il paese e che colpì una decina di città. Il più significativo
ebbe luogo a Firenze, quando i fascisti uccisero la guardia giurata Remo
Petroni, che li sorprese mentre stavano preparando una bomba.
Luglio
Durante il mese di luglio alcuni intellettuali francesi (tra cui Jean-Paul
Sartre, Michel Foucault, Félix Guattari, Gilles Deleuze, Roland
Barthes ed altri ) redassero un appello contro «la repressione che
» si stava « abbattendo sui militanti operai e sui dissidenti
intellettuali in lotta contro il compromesso storico», che provocò
una polemica con gli intellettuali comunisti e divise il mondo culturale
italiano per l'intera estate.
Per il resto, anche se la frequenza degli attentati diminuì,
non si deve perdere di vista che i gruppi clandestini, sia di destra, che
di sinistra non cessarono le loro azioni (rapimenti, bombe, attentati alle
persone, alle sede di partiti e di aziende) in tutta Italia (i focolai
più vivaci si concentrarono a Roma, Bologna, Milano, Firenze) e
in modo quasi quotidiano.
Il primo luglio, a Roma una pattuglia della polizia uccise uno dei
capi dei Nap, Antonio Lo Muscio, e arrestò Maria Pia Vianale e Franca
Salerno. L'inchiesta che seguì, stabilì che la pallottola
che aveva raggiunto Lo Muscio alla testa era stata sparata a bruciapelo,
mentre stava a terra.
Tre giorni dopo, i sei partiti dell'arco costituzionale (Pci, Dc, Psi,
Pri, Pli, Psdi) ratificarono l'accordo sul progamma del governo.
Il venerdì otto, a Roma, le Unità comuniste combattenti
uccisero, per errore, lo studente Mauro Amati. La vittima designata era
l'agente di custodia Domenico Vellutto.
Lo stesso giorno uno sciopero generale venne organizzato in Calabria,
per protestare contro la crisi del mezzogiorno.
Il martedì dodici, la legge sulla riconversione industriale
fu adottata.
Il venerdì della stessa settimana, la camera approvò
(con i voti di Dc, Pci, Psi, Psdi, Pli e Pri ) il programma del «
governo delle astensioni », cioè l'accordo firmato dai partiti
politici, a guida poltica Dc, appoggiato dall'esterno dai partiti dell'arco
costituzionale.
Due giorni dopo, i Nap sequestrarono undici custodi alla prigione di
Trani, creando così una rivolta, mentre i « nuclei armati
d'azione rivoluzionaria » fecero esplodere delle bombe nelle prigioni
in costruzione di Firenze e di Livorno.
Gli ultimi giorni del mese di luglio, vennero segnati dall'abbassamento
dell'impegno politico e rivendicativo del movimento studentesco, a favore
dell'accrescimento, tanto sul piano quantitativo, quanto su quello qualitativo,
dell'azione armata.
Agosto
Il mese di agosto mette in piena luce i dissensi che lacerano il mondo
sindacale e la drammatica difficoltà a seguire una linea politica,
in cui la base non si senta abbandonata o più semplicemente nella
quale non vengono rappresentati i propri interessi.
In effetti, il quattordici durante l'ottavo congresso della Cisl a
Roma, Macario e Carniti criticarono il « compromesso storico »,
per loro frutto di una politica « stabilizzante ».
E il ventinove, durante il settimo congresso Uil , Benvenuto criticò
severamente l'atteggiamento del sindacato che per lui avrebbe dato «
prova di lassismo e immobilismo » di fronte ai problemi,
credendo di risolverli in sede politica.
Tre giorni dopo, la legge n°533 fu adottata. Permise fra l'altro
l'arresto di persone con caschi, sciarpe o qualunque mezzo « atto
ad impedire il riconoscimento della persona ».
La politica repressiva proposta da Cossiga sembrò raccogliere
un numero di simpatizzanti sempre più importante nei ranghi del
parlamento, anche a sinistra.
La fuga a Roma, la settimana successiva, del nazista, Kappler, suscitò
una profonda indignazione sui giornali della sinistra.
Molti vuoti e molti dubbi rimasero sulla ricostruzione dell'evasione,
lasciando intravedere una partecipazione delle forze di polizia. Vennero
sospesi alcuni agenti, ma l'inchiesta non chiarì nulla.
Nel giro di qualche giorno, il paese conobbe un altro scandalo di grande
importanza, quando il giovedì venticinque, venne arrestato il sottosegretario
agli interni, Zamberletti, con la pesante accusa di truffa, dopo le rivelazioni
sullo scandalo della ricostruzione che seguì il terremoto del Friuli.
Ispirato dalla filosofia hippie, ma anche in stretto legame con la
realtà dei pericoli delle nuove forme di energie e con la politica
di risparmio e di ricerche in questo dominio, nacque la domenica ventotto,
il « Movimento antinucleare », con una manifestazione alla
centrale di Montalto di Castro.
Si oppose al piano nucleare, che prevedeva la costruzione di quattro
centrali e di quattro altre in caso di necessità.
Settembre
Zamberletti, arrestato qualche giorno prima, scelse di dimettersi durante
il consiglio dei ministri del giovedì otto. Finì sotto processo
dopo le accuse del 25 agosto.
Durante il processo di Catanzaro (strage di Piazza Fontana), Mariano
Rumor sconcertò l'aula, ma anche l'opinione pubblica col suo atteggiamento
molto ambiguo e la sua deposizione che era contraddittoria con quelle di
Andreotti, Tanassi, Zagari, Miceli.
Questo processo segnò la fine politica di Rumor e mise in piena
luce i rapporti oscuri tra politica, servizi segreti e ambienti della destra
estrema durante i cosidetti « anni della tensione » o del fantomatico
« golpe ».
Dal ventitrè al venticinque, si svolse a Bologna il convegno
degli studenti « contro la repressione » .
Il Pci, che aveva rinunciato da poco alla teoria del « complotto
», ammise timidamente che non aveva affrontato convenientemente il
movimento del settantasette, accettò e accolse (pasti, alloggi,
diritto di parola..) il convegno nella città-simbolo del comunismo
italiano.
Furono presenti 100.000 giovani di tutte le componenti del movimento,
dall'autonomia più dura ai partiti della nuova sinistra e agli indiani
metropolitani.
Le ali più politicizzate, si confrontarono e a volte si scontrarono,
anche fisicamente nel corso dell'assemblea al Palazzetto dello sport.
Il settarismo imperò durante tutto il convegno. L'autonomia,
che respinse le proposizioni delle altre componenti (Mls, Ao, Lc), si isolò
e impedì al movimento di darsi prospettive politiche coerenti e
unanimi.
Contrariamente alla confusione e all'assenza del dibattito politico,
il clima di fraternità, di gioia e di creatività (animazioni,
diffusione di riviste e volantini, teatro controculturale, momenti «
ludicocreativi ») che si sparse nelle strade della città
segnò l'inizio di una corrente che ebbe un'eredità molto
diffusa in Italia (ecologia, antinuclearismo, numerose riviste tra cui
« Il Male » e gruppi come gli « Skiantos »).
Ma questo convegno simboleggiò soprattutto la fine politica
del movimento e l'inizio del « riflusso », come venne chiamato
l'abbandono dell'impegno dalla più grande parte dei simpatizzanti
e attivisti del movimento studentesco del '77 e anche di un'intera generazione
di lotte operaie e sociali incominciata negli anni sessanta.
Un terribile sentimento di delusione colpì i seguaci del convegno,
alcuni dei quali raggiunsero i gruppi clandestini e la lotta armata, ed
altri affondarono nella droga .
La delusione si mescolò alla tristezza, quando nella serata
del venerdì trenta, venne assassinato a Roma un militante di Lotta
continua, Walter Rossi, da un gruppo di fascisti della sezione di via delle
Medaglie d'Oro.
Questo evento ravvivò le tensioni tra la destra estrema (neofascista)
e la sinistra extraparlamentare e autonoma.
Ottobre
Tra le numerose manifestazioni antifasciste e di protesta per l'uccisione
di Walter Rossi, quella che si svolse l'indomani a Torino, si trasformò
in una vera caccia contro i militanti del Msi e più genericamente
contro tutti i simpatizzanti della destra estrema, durante la quale morì
Roberto Crescenzio, un giovane studente di 22 anni, rimasto prigioniero
delle fiamme nell'incendio del bar « L'Angelo Azzuro », devastato
dagli autonomi.
Le confederazioni Cgil, Cisl e Uil invitarono i lavoratori a sospendere
il lavoro per quindici minuti, in segno di protesta e di lutto, in concomitanza
con il funerale del giovane studente torinese.
Centomila persone seguirono il funerale di Walter Rossi, in un clima
di grande tensione, in cui venne ferito un agente di polizia e vennero
incendiate diverse automobili.
Grazie al voto favorevole del Pci e all'astensione del Psi, fu adottato,
il cinque, il piano per l'energia, che prevedeva la realizzazione di quattro
centrali nucleari per evitare il deficit energetico.
Nel mese di Ottobre sorse a Ivrea, « Rinascita piemontese »
di Umberto Bossi (influenza regionalismo autonomo), che sboccherà
negli anni ottanta su « Lombardia autonomista ».
Di fronte alla valanga di scandali nei quali vennero coinvolti i servizi
segreti, lo stato iniziò un risanamento di questo settore, varando
il ventiquattro, una riforma che prevedeva che entro il 22 maggio del 1978,
dovessero essere sciolti tutti i vecchi servizi.
Novembre
A Mosca, il due novembre, per il 60° anniversario della rivoluzione,
Berlinguer allora segretario del più importante partito comunista
occidentale, rivendicò il « diritto del proprio partito a
seguire i principi dell'eurocomunismo », ma anche il fatto che «
il Pci si » batté « per un socialismo che » garantisse
« l'esistenza di diversi partiti, il pluralismo e tutte le libertà..
».
Il dissidio tra i leader sovietici e i rappresentanti del comunismo
occidentale e soprattutto italiano, venne in piena luce.
Quattro giorni dopo, in una intervista a « La Repubblica »,
Ugo La Malfa chiese l'ingresso del Pci al governo.
L'indomani, con un provedimento di polizia vennero chiusi, a Torino
il circolo «Cangaçeiros» e a Roma, le sedi dell'autonomia
di «Via dei Volsci» e di «via Donna Olimpia».
Ma la politica di repressione non dissuase i gruppi armati, anzi li
incitò a perseguire la loro lotta contro il potere capitalistico,
nello stesso tempo onnipresente e invisibile.
Ed è secondo questa logica, che il mercoledì sedici,
il vicedirettore della « Stampa », Carlo Casalegno, venne ferito
gravemente da quattro pallotole sparate dalle Br.
Morì tredici dopo, e sulla stampa italiana si parlò di
« salto di qualità » della violenza, perché questa
volta i terroristi delle Br non avevano mirato alle gambe.
L'ultimo sussulto del movimento avvenne il ventitrè, quando
si riunì a Roma per decidere di partecipare alla manifestazione
nazionale dei metalmeccanici, programmata il 2 dicembre.
Ma una volta di più gli autonomi romani si isolarono, organizzando
la loro dimostrazione, mentre le femministe e una parte di Lotta Continua
scelsero di associarsi alla manifestazione del Flm .
Il ventotto, a Bari, in piazza Massari un commando fascista uccise
a coltellate un giovane comunista, Benedetto Petrone.
L'indomani, ventimila persone scesero in piazza per denunciare l'omicidio,
molte vetrine furono spaccate e la sede missina venne devastata.
Dicembre
La manifestazione dei metalmeccanici organizzata dalle tre confederazioni
sindacali, Uil, Cgil, Cisl si svolse come previsto il due a Roma.
I sindacati e i dimostranti chiesero una svolta politica e la soluzione
ai problemi che il governo non aveva saputo risolvere durante l'intero
anno, anzi che si erano aggravati, lasciando il paese in una situazione
di grave crisi.
Tanto sul piano sociale (gli attentati, il blocco della scala mobile
dei salari), quanto sul piano economico (il tasso dell'inflazione e il
debito pubblico che scoraggiarono ogni tentativo di rivendicazioni
e di negoziati sindacali), ma anche politico (i numerosi scandali, il
compromesso storico). Il che inquinò la vita politica, riducendo
il suo scenario ad un unico conglomerato, che facilitò la collusione
e il clientelismo partitico, un male italiano ricorrente sin dall'Unità
.
Gli ultimi giorni dell'anno vennero macchiati da eventi di una rara
violenza nella storia repubblicana dell'Italia ( bombe e assalti contro
le sede del Msi, di parecchie multinazionali, delle prigioni in costruzione,
di alcuni giornali e a volte addirittura contro i loro giornalisti).
Alcuni omicidi furono perpetrati contro dei giovani simpatizzanti della
sinistra estrema, ma anche contro quelli dell'altra sponda dello scacchiere
politico .
Questa serie di attentati lasciò presagire la stagione drammatica
che stava arrivando e si amplificò nel 1978.