Un ringraziamento
Ho sempre sostenuto che per me in il G8 di Genova è stata una
sorta di prova generale, un tentativo di golpe da parte della destra che
fortunatamente è andato fallito. Una vera e propria prova di tensione,
come quando si tira un elastico per vedere fino a dove regge o le i crash-test
per le macchine, quando quei manichini a forma di essere umano sono spinti
contro i muri per capire a quale livello di impatto arriva la morte.
Rimango convinto che nella cabina di regia di quei giorni oltre alla
polizia e ai carabinieri ci fossero anche politici e credo, oggi più
che mai, che il fallimento di quell’operazione abbia fatto cambiare parere
circa la strategia da seguire in Italia a qualche alta personalità
politica.
Il G8 di Genova è stata la cartina tornasole per dimostrare
senza vergogna agli italiani che la linea politica che si seguiva era quella
del tira la pietra e nascondi la mano.
Questo perché la montatura mediatica che si tentò di
attivare attorno al G8 venne smontata dal fatto che, forse per la prima
volta, le testimonianze filmate individuali esibite in forma massiccia
smentivano sempre e comunque le informazioni ufficiali, davano la realtà
della situazione rispetto alla realtà manipolata che si voleva dare
agli italiani. Una sorta di democratizzazione della verità attraverso
le foto e i filmati girati dai telefonini dei manifestanti.
Per fortuna quella comunicazione commovente anche per la rozzezza delle
immagini vinse rispetto alla patinatura della informazione televisiva.
Questo libro [«L'eclissi della democrazia» di Vittorio
Agnoletto e Lorenzo Guadagnucci, Feltrinelli, ndr] viene a riaprire una
memoria, anzi a ribadire una verità, e fa benissimo perchè
queste non sono cose che vanno dimenticate. Il processo è ancora
in corso ma i risultati di questo processo continuano a dimostrare quanto
sia grave la situazione in Italia. Per esempio tutti coloro che se l’erano
cavata in prima istanza, tutti i signori in borghese davanti alla Diaz,
e che in un secondo momento sono rimasti coinvolti e condannati rimangono
ancora al loro posto. Niente, neanche la vergogna di vedere i loro volti
filmati dai telefonini mentre pestano degli innocenti li hanno costretti
a rinunciare alla poltrona.
Tutto questo perché in Italia vige sì la presunzione
di innocenza ma non vige la presunzione dell’imbarazzo, della vergogna
nel venire smascherati e continuare a occupare lo stesso posto.
Naturalmente le narrazioni individuali di quello che accadde in quella
orrenda notte di «macelleria messicana» hanno una vivezza di
estrema importanza perchè scaturiscono da un esperienza viva ancor
oggi nella carne di ciascuno di coloro presente in quella notte. La forza
della vera immediatezza dove la parola semplice elementare della testimonianza
diventa più pregnante dell’immagine televisiva corrotta.
Grazie veramente ai curatori di questo libro che stimo e continuo a
stimare come uomini pieni di buona volontà nel senso più
alto del termine.
Andrea Camilleri
[Questo articolo di ringraziamento, di uno dei più grandi
scrittori italiani viventi, Andrea Camilleri, è tratto da «L'eclissi
della democrazia»]