L'elemento centrale del libro è la tesi di Federico Chabod secondo
cui vi sarebbe continuità tra la partecipazione popolare al Risorgimento,
soprattutto quella garibaldina, i volontari che parteciparono alla prima
guerra mondiale ed infine il movimento partigiano durante la seconda guerra
mondiale. Gualtiero Via estende l'idea di Chabod, considerando anche la
partecipazione ai movimenti di contestazione del sessantotto, i movimenti
pacifisti e no global e, più recentemente, il volontariato sociale
e ambientale. Secondo l'autore, si tratterebbe di aspetti della medesima
partecipazione popolare che caratterizzerebbe la storia d'Italia contemporanea
Vi sono sicuramente elementi di continuità tra il Risorgimento
ed il volontariato di guerra, ed anche con la resistenza (nazionalismo,
libertà dal dominio straniero, a volte istanze di cambiamento sociale).
Alcune di tali caratteristiche si possono ritrovare anche nel sessantotto,
anche se le istanze di cambiamento sociale erano predominanti rispetto
al nazionalismo.
Più difficile trovare elementi comuni tra gli interventisti
nazionalisti della prima guerra mondiale ed i pacifisti nonviolenti, ed
ancor di più con il volontariato ambientalista o umanitario.
Una generalizzazione così vasta, che accomuna gli interventisti
nazionalisti, i militanti sessantottini, i pacifisti ed il mondo del volontariato,
lascia qualche perplessità.
Al di là della tesi centrale, il libro è comunque meritevole
di interesse. Innanzitutto per l'attenzione dedicata all'importanza dei
movimenti sociali nella storia contemporanea. I movimenti hanno acquisito
negli ultimi decenni un ruolo crescente nella vita politica. Basti pensare
al sessantotto, e successivamente alle rivolte popolari che hanno portato
alla caduta dei regimi socialisti, alle mobilitazioni di piazza delle primavere
arabe. Oppure pensiamo al movimento contro la guerra in Iraq nel 2003,
un movimento diffuso in tutto il mondo, capace di organizzare contemporaneamente
manifestazioni in decine di paesi. Oppure pensiamo infine al movimento
no global o ai vari movimenti contro la crisi economica.
E' perciò opportuno che la storiografia dedichi la giusta attenzione
ai movimenti. Gualtiero Via lo fa, concentrandosi sui movimenti nella storia
italiana contemporanea.
Altro elemento apprezzabile, è il presupposto metodologico all'analisi
dei movimenti: un atteggiamento non viziato da pregiudizi, che evita di
considerare "da un lato chi vede nei movimenti quasi solo patologie o sintomi,
solo immaturità ed estremismo, e dall'altro quelli che nei movimenti
e solo in essi credono di trovare le risposte ai problemi aperti". (p.
10)
Il libro offre inoltre molti spunti di riflessione su una notevole
quantità di argomenti: il ruolo dei movimenti dagli anni settanta
ad oggi, il rapporto tra movimenti e partiti politici, il ruolo del Pci
ed a quello delle organizzazioni dell'estrema sinistra, il rapporto tra
movimenti ed organizzazioni della sinistra e le pratiche di lotta violente.
Fabrizio Billi