"Bella ciao", il film di Marco Giusti sul G8 a Genova
 

Finalmente Bella ciao, il documentario di Marco Giusti va "in onda", non sui canali della Rai, a cui era destinato, ma al Torino Film Festival davanti a una platea paralizzata dalle immagini di Genoa Social Forum - Un altro mondo è possibile, sottotitolo dell'opera firmata da Giusti, Sal Mineo (alias Carlo Freccero, direttore di Rai2) e Roberto Torelli (regia). In anteprima a
Torino, dunque, il film in progress (una, due, tre versioni) dei giorni di guerra che sconvolsero Genova, presente alla sala Massimo i genitori di Carlo, il "ragazzo" che se ne sta in croce nella pozza di sangue, icona di uno scontro che giustamente, in quel caso, Berlusconi definì un attacco all'Occidente.
Soli come gli afghani massacrati in queste ore, i manifestanti anti-G8 si guardano intorno alla ricerca di qualcuno che dica "no, questo non potete farlo". Ma il Far-West è qui e chi colpisce per primo è salvo. Invano, medici, giornalisti, avvocati, deputati si fanno avanti coi loro cartellini, in mezzo a teste spaccate e corpi accartocciati, in nome dei diritti civili.
Bella ciao, tra i tanti film visti sul G8, ha la potenza della solitudine esibita in due ore di mischia, senza commento, scandita dalle urla e dalle reazioni sul campo dei manifestanti, a ritmo di un rombo battente di musica metal (selezionata da Elena Giusti). In una momentanea vertigine il festivaliero pensa di aver sbagliato sala, e di assistere a un cult di George A. Romero, La città verrà distrutta all'alba dove un'intera cittadina americana è preda dell'esercito, istigato dal Presidente, che ordina l'annientamento della popolazione colpita dal virus della follia eversiva. Per stroncare il male assoluto, ogni metodo è buono. Al diavolo, i diritti civili. E i manganelli si danno da fare su ragazzini zuppi di sangue, messi all'angolo nei vicoli di Genova, colpiti con la furia di una milizia motivata, furiosa, patriottica. Perché  la violenza lievita, aleggia e si spande in una contrapposizione dalle forme politiche
estreme. Non è solo il frutto di errori tattici, da entrambe le parti, non solo la cronaca di una manifestazione degenerata in guerriglia urbana. I "buoni" sono più violenti dei "cattivi", la polizia lo sa ed è loro che cerca. Si vede nei filmati concitati senza un attimo di respiro. Le tute nere si accaniscano pure contro le macchine e le decorazioni di Genova, poco importa agli agenti, che inseguono una biondina dalla tempra d'acciaio, urlante strategie di difesa ai manifestanti. L'attacco è all'Occidente, in
effetti. E' diretto ai contenuti del G8, all'ordine mondiale in discussione oltre la zona rossa. Bella ciao è così scomodo e forse non andrà mai in onda, come ha detto Marco Giusti, non solo perché mostra i poliziotti aggredire persone inermi, ma perché dà conto dell'energia del movimento, ne fotografa l'ampiezza, la bellezza, la lotta solitaria. La polizia arretra, sbanda, si ritira, incalzata dalla massa dei manifestanti che avanzano. Da lì a qualche mese, l'equilibrio del primo mondo vacillerà a tal punto che la guerra sarà totale. Che persone di qua e di là del globo - 63 etnie per un totale di 6 mila morti delle Torri e migliaia di afghani - sentiranno la carne dilaniarsi dalla "cura" messa a punto dalle democrazie occidentali, unite in un fronte bipartisan per combattere il "virus". Senza retorica, sottolineature, faziosità, Bella ciao è un documento prezioso, un mix di immagini prese dai Tg, videocamere amatoriali, media indipendenti. Come sempre, l'effetto più forte non è dato dalle manipolazioni, basta dire,
vedere. Genova il 20 e il 21 luglio 2001 era così.

Mariuccia Ciotta - Il Manifesto