di Nicola Sani*
Il mare, le sue leggende, i suoi incogniti orizzonti, le sue misteriose profondità, la sua liquida e insondabile immensità, affascina e appassiona. Saghe cinematografiche, celebri eroi dei fumetti, proiezioni visive di grandi artisti contemporanei, romanzi sempreverdi, ne sottolineano la presenza nei favori del pubblico di tutto il mondo e di tutte le età. I più giovani cercano nell’altro continente il territorio nel quale regnano l’incognito e il possibile, mentre il pubblico adulto proietta nei territori marini una dimensione quasi onirica, spostando verso l’instabile e il diverso la tensione del centro di gravità abituale, terrestre e “terreno”. Spazio intermedio tra reale e virtuale, il mare dai confini indefiniti e ignoti, incanta perché è comunque “realmente” raggiungibile dalla nostra gestualità: possiamo imparare a nuotare, ma mai il nostro corpo da solo potrà imparare a volare. Anche il gergo politico si è appropriato del mare per le sue metafore entrate ormai nel lessico giornalistico quotidiano; la confortevole onda lunga di un tempo è stata sostituita dal più travolgente, impetuoso e “mediatico” tsunami di oggi.
La Stagione del Teatro Comunale - che quest’anno celebra il duecentocinquantesimo anniversario dalla sua fondazione oltre a festeggiare assieme alle grandi istituzioni musicali di tutto il mondo il bicentenario della nascita di Verdi e di Wagner - dopo l’apertura con il Macbeth, presenta, come secondo titolo, una delle prime opere di Richard Wagner, L’Olandese Volante, opera conosciuta anche come “Il Vascello Fantasma”. Appunto “il mare”, con una delle sue più fosche e misteriose leggende nordiche, è al centro di questa rappresentazione, affidata alla regia dell’artista greco naturalizzato francese Yannis Kokkos (ripresa da Stephan Grögler) e alla direzione d’orchestra di Stephan-Anton Reck.
*Direttore artistico Teatro Comunale di Bologna