Bologna è la prima città d'Italia a trasformare il vecchio CIE (Centro di Identificazione ed Espulsione) in un luogo di accoglienza per profughi in fuga dalla guerra.
Dopo richieste e pressioni che il sindaco Virginio Merola di Bologna e l'Amministrazione comunale tutta, supportata da molte voci della società civile e del territorio, hanno fatto in quest'ultimo anno perché il CIE collocato in via Mattei da circa 10 anni, non riaprisse più con la stessa funzione, venerdì scorso a fronte di nuove arrivi di 200 profughi annunciati sul nostro territorio, il Ministero degli Interni ha consentito nel giro di 24 ore che il CIE venisse convertito in un luogo di prima accoglienza.
"Il Cie come luogo di detenzione illegittima di persone senza reati a cui veniva imputata solo l'irregolarità dei documenti di soggiorno non esiste più. Il Cie come luogo che tratteneva le persone in condizioni disumane e degradanti non esiste più. Il Cie come luogo costosissimo per la comunità e totalmente inefficace dal punto di vista della lotta alla criminalità immigrata attraverso le espulsioni, che non si è mai riusciti a fare, non esiste più. E questo è avvenuto per la prima volta a Bologna - commenta in Consiglio comunale l'assessore ai Servizi sociali, Amelia Frascaroli - Oggi il CIE è un luogo che, in 24 ore, è stato trasformato in un centro di accoglienza aperto, dignitoso e umano per uomini donne e bambini in fuga da luoghi di guerra. Questo grazie all'enorme impegno e al lavoro che in modo immediato e con disponibilità assoluta si è messo in campo a partire dal presidio esercitato dalla Prefettura, dalle cooperative dei gestori che sono stati presenti giorno e notte senza risparmiarsi, senza limiti di orario e che hanno saputo coinvolgere sia il volontariato sia gli ospiti, fatto importante che vorrei sottolineare, degli altri due centri di accoglienza presenti in città che in grande numero si sono resi disponibili e hanno svolto effettivamente loro la mano d'opera per allestire la struttura. Un grazie anche a tutti gli operatori del Comune di Bologna".
Il Centro di Prima Accoglienza viene dunque inserito nel processo di accoglienza sul quale è stato raggiunto un accordo in Conferenza Unificata Stato Regioni lo scorso 10 luglio, che prevede per l'operazione “Mare Nostrum” tre fasi:
- raccolta in mare o di impatto nei porti;
- smistamento delle persone nei Centri regionale per l'identificazione e tutti gli accertamenti igienico sanitari necessari;
- accoglienza diffusa nei comuni tramite il sistema SPRAR (Sistema Protezioni Richiedenti Asili e Rifugiati).
Attualmente il sistema SPRAR è attivo per 20.000 posti su tutto il territorio nazionale. La Conferenza Stato Regioni ha chiesto al Governo di arrivare a 35.000 posti con il relativo stanziamento di risorse adeguate.
L'accordo del 10 luglio scorso permette di risolvere anche il tema dei minori stranieri non accompagnati che anch'essi rientreranno nel sistema SPRAR, non rimanendo così totalmente in carico alle amministrazioni locali, come è stato finora.