“Ero stata da pochi giorni nominata assessore al Decentramento e ai Servizi Demografici. Avevo terminato il giorno precedente gli esami di maturità al liceo Copernico dove insegnavo. Ero alla fermata dell’autobus a metà di via Indipendenza: tornavo a casa per organizzare la partenza per le vacanze con i miei figli di 11 e 4 anni. Ho sentito il boato dell’esplosione e istintivamente ho attraversato la strada e ho preso l’autobus inverso per recarmi in Comune. Alle 10:40 due vigili mi hanno informata delle dimensioni della tragedia: una parte della stazione crollata, centinaia di persone coinvolte. C’era la necessità di attivare soccorsi proporzionati alla dimensione di un tale evento. E capii che per prima cosa era necessario coordinare gli interventi: nacque così con quanti si erano già raccolti, soprattutto dipendenti comunali e dei Quartieri, con Libero Volta, responsabile dei servizi demografici, il Centro di Coordinamento che funzionò ininterrottamente per dieci giorni e divenne poi un Ufficio della Sicurezza Sociale dove venne fondata, nel giugno 1981, l’Associazione dei famigliari delle vittime”.
Con questa storia, "Perché la memoria diventi etica pubblica", Miriam Ridolfi passa la propria testimonianza alla città di Bologna e soprattutto a chi, allora, non era ancora nato. Sono passati 39 anni da quel terribile 2 agosto, ma la necessità di ricordare, particolarmente ai ragazzi e alle ragazze, quella solidarietà corale e continuativa nel tempo che abbiamo assicurato all'Associazione dei familiari delle vittime della strage alla stazione del 2 agosto 1980 è oggi più viva che mai.
La pubblicazione delle storie e dei ricordi di Miriam Ridolfi sulla strage alla Stazione di Bologna proseguirà nelle prossime settimane sul blog Bologna 2 agosto verso una memoria condivisa.
Questa testimonianza, "Perché la memoria diventi etica pubblica", così come tutte "Le Storie di Miriam", suddivise per anno, sono disponibili online sul sito dell'Istituzione Biblioteche Bologna Biblioteca Lame-Cesare Malservisi.