Mettere in campo azioni comuni per sensibilizzare l’opinione pubblica e tutte le forze sociali ed economiche al fine di fare pressione su Governo e Parlamento per una legge di stabilità e una riforma dell’IMU più eque e sostenibili per i Comuni.
Lo faranno insieme, per il bene della città, il Comune di Bologna, le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, le associazioni di categoria economiche Alleanza delle Cooperative Italiane–Bologna (Agci, Confcooperative, Legacoop), Ance, Confcommercio-Ascom, Camera di Commercio, Cna, Confartigianato, Confesercenti, Federalberghi, e Unindustria.
Alla base delle richieste a Governo e Parlamento la dichiarazione di intenti sottoscritta da tutti i soggetti il 9 novembre 2013.
Nel documento si chiede innanzitutto che l'onere dell'abolizione dell'IMU prima abitazione e delle altre agevolazioni ed esenzioni non sia scaricato sui Comuni, né nel 2013, né negli anni successivi. È infatti lo Stato che deve garantire il mancato gettito 2013, tenendo conto delle aliquote legittimamente stabilite dai Comuni. Inoltre per il 2014 e gli anni successivi, la nuova Tasi deve garantire potenzialità fiscali ai Comuni uguali a quelle esistenti in modo che non sia più onerosa dell'IMU abolita sulla prima abitazione. L'abolizione dell'IMU prima abitazione non deve dunque tradursi in oneri complessivamente di maggiore entità su cittadini e imprese.
I firmatari ritengono essenziale la difesa del welfare e dei servizi educativi, la manutenzione e il rilancio della città, il tutto in un'ottica di sussidiarietà. Tagli e incertezze impediscono un efficiente funzionamento dell'ente. Lo Stato deve delineare un quadro di certezza che non preveda ulteriori tagli, che stabilizzi le fonti di entrata dei Comuni e garantisca l'autonomia degli enti.
Altro punto tra le richieste la riduzione del carico fiscale sul lavoro e sulle imprese che investono e creano nuova occupazione a tempo indeterminato, con l’obiettivo specifico di rilanciare il potere d’ acquisto per i lavoratori e i pensionati ed incoraggiare investimenti e nuove assunzioni. A tale scopo si auspica una riduzione del cuneo fiscale sul lavoro e sulle imprese e la piena deducibilità dell'IMU dal reddito di impresa.
Infine, il Patto di stabilità, che secondo i sottoscrittori va radicalmente rivisto. Deve essere un Patto che non penalizza la crescita, pur garantendo il rispetto dei vincoli comunitari. Per la salvaguardia dell'autonomia organizzativa e finanziaria degli enti, ogni altro vincolo diverso da quelli su indebitamento e debito, dovrebbe essere rimosso.