Venerdì 19 febbraio al Liceo Fermi di Bologna si sono conclusi i laboratori che hanno visto assieme trenta studenti e altrettanti giovani richiedenti asilo non accompagnati, inseriti nel progetto SPRAR Minori (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) del Comune di Bologna.
Alla cerimonia di chiusura ha preso parte l’assessore ai Servizi sociali Amelia Frascaroli, che ha raccontato come è nata l’idea dei laboratori.
“Tutto è cominciato nella notte dello sgombero dell’ex Telecom, notte tragica per me, in cui l’unica cosa che mi ha consolata sono stati i messaggi ricevuti dai rappresentanti degli studenti del Fermi. Mi dicevano che, dato quel che stava accadendo soprattutto alle famiglie di immigrati, avrebbero voluto parlarne a scuola, allargando il tema all’accoglienza in città. Il giorno dopo sono venuti in assessorato per capire come”.
Da qui l’intuizione di connettere gli studenti ai loro coetanei minori stranieri non accompagnati arrivati via mare o via terra, passati per l’hub e poi accolti nelle strutture di Bologna.
Con il contributo ideativo ed organizzativo della cooperativa sociale Camelot Bologna, è stato così sperimentato un percorso formativo condiviso, partito nel dicembre 2015, e sviluppatosi attraverso dieci incontri pomeridiani con vari laboratori: uno artistico di ritratto di sé e dell’altro, uno di produzione di strumenti musicali con materiali di scarto, uno di attività sportive, e uno di informatica per la realizzazione di un album emozionale.
Oltre a questo, seguiti dall’associazione Prendi Parte di Bologna, i ragazzi hanno anche rivitalizzato una strada che costeggia il liceo, realizzando una nuova illuminazione e pannelli dipinti da applicare alle pareti.
La scuola ha svolto il suo ruolo nell’educazione delle coscienze e nella formazione dei ragazzi come cittadini. “In classe avevamo sensibilizzato gli studenti al tema della migrazione e della situazione abitativa, creando evidentemente un terreno fertile alla loro proposta”, ha spiegato, a nome dell’istituto, Davide Cassarini, insegnante.
“Volevamo metterci in gioco e provare nel nostro piccolo ad affrontare i problemi della città. Durante i laboratori si sono instaurate nuove amicizie, è stato un scambio a doppio senso”. Ha detto Francesco, uno dei quattro rappresentanti di istituto del Fermi.
"Ho diciassette anni, vengo dal Benin e sono qui da sette mesi. Mi sono divertito a giocare a pallavolo e a calcio, e ho conosciuto una bella persona, Carlo”, ha raccontato Mouhamadou, riferendosi ad uno dei suoi nuovi compagni. “Vorrei continuare a studiare materie scientifiche, e rimanere a Bologna, che nella mia lingua significa la madre dell’uomo, e io mi sento un suo figlio”.
Altri istituti hanno chiesto di replicare i laboratori ed ora si sta valutando la possibilità di ripetere l’esperienza.