Inaugura venerdì 11 dicembre alle 17.30 al Museo Medievale, in via Manzoni 4 la mostra "Tra la Vita e la Morte. Due confraternite bolognesi tra Medioevo e Età Moderna". Per la prima volta un 'esposizione interamente dedicata al suggestivo tema delle confraternite bolognesi, con un particolare sguardo rivolto a quelle di Santa Maria della Vita e di Santa Maria della Morte, un tempo ubicate una di fronte all’altra. Infatti, se quella della Vita aveva sede all’interno della Chiesa omonima, in via Clavature, quella della Morte si estendeva tra via Marchesana e il portico che ne conserva il nome, correndo lungo via dell'Archiginnasio e costeggiando il lato di San Petronio.
Curata da Massimo Medica e Mark Gregory D'Apuzzo, ospitata all'interno del Lapidario del Museo Civico Medievale, la mostra comprende oltre cinquanta opere fra documenti storici, dipinti, miniature, sculture, ceramiche ed oreficerie, provenienti da importanti istituzioni cittadine, tra cui il Museo della Sanità e dell'Assistenza - in origine sede dell'Antico Ospedale di Santa Maria della Vita - la Biblioteca dell'Archiginnasio, la Pinacoteca Nazionale di Bologna, senza dimenticare le opere presenti all'interno dei tre Musei Civici d'Arte Antica (Museo Civico Medievale, Museo Davia Bargellini, Collezioni Comunali d'Arte) e quelle prestate da collezioni private.
Attraverso le testimonianze artistiche e documentarie presenti in mostra - tra le quali ricordiamo in particolare le numerose e preziosissime miniature contenute nei volumi degli statuti di entrambe le compagnie - vengono ricostruite le vicende di questi sodalizi devozionali a larga base popolare che a Bologna compaiono a partire dal 1261, con scopi religiosi, dall'orazione alla penitenza fino all'esercizio di opere di misericordia verso i bisognosi. Sarà Raniero Fasani da Perugia, dopo aver fondato nella città umbra il movimento dei Disciplinati o Flagellanti o Battuti, a dare vita a Bologna alla confraternita dei Battuti Bianchi o frati flagellanti e ad adoperarsi affinché nel 1275 circa venisse aperto un ospedale nel centro della città, che potesse dedicarsi all'accoglienza e all'assistenza degli infermi e dei pellegrini. Accanto all'ospedale venne poi costruita anche una piccola chiesa, dedicata a San Vito che in seguito alle moleplici guarigioni e alla perizia dei medici dell'ospedale venne denominata Chiesa della Vita e così oltre alla chiesa, anche l'ospedale e la confraternita assumeranno il nome di Santa Maria della Vita.
L'altra confraternita, quella di Santa Maria della Morte aveva invece la finalità di assistere i carcerati e i condannati a morte, provvedendo anche alla loro sepoltura, oltreché prendersi cura degli ammalati acuti. Dopo la sua fondazione avvenuta nel 1336, sulla scorta della predicazione che il domenicano Venturino da Bergamo aveva lasciato in città nei due anni che aveva trascorso nel convento di San Domenico (1332-1334), venne costruito, insieme alla chiesa, l'interno dell'ospizio per i poveri infermi; tale ospizio era strutturato in tre bellissimi ordini, in cui il primo era riservato agli uomini, il secondo alle donne, il terzo per “quei che son feriti”. Dal 1433 in poi, la Compagnia si dedicò anche al trasporto della Beata Vergine di San Luca dal Colle della Guardia in città: da qui, la comparsa in alcune opere del simbolo della Compagnia, affiancato a quello della Madonna di San Luca, documentato in mostra da quattro candelieri in bronzo argentato.
L'esposizione è realizzata dall'Istituzione Bologna Musei | Museo Civico Medievale, in collaborazione con Genus Bononiae. Musei nella Città - Museo della Sanità e dell'Assistenza, l'Istituzione Biblioteche del Comune di Bologna, la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici del Polo Museale dell'Emilia-Romagna, la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, l'AUsl Bologna e con il patrocinio della Curia Arcivescovile di Bologna.