Formelle in porcellana inserite su alcune facciate degli edifici, sottobicchieri usati come mappa delle strade e dei luoghi di interesse, shopper, vetrofanie, piccoli adesivi ed un depliant a forma di mano aperta, questi gli strumenti che da sabato inviteranno i cittadini a visitare il nuovo ex Ghetto.
Il progetto, nato da un'idea dell'architetto Roberto Maci, parte dall'alto. Osservando infatti da questo punto di vista privilegiato lo spazio urbano compreso tra le vie Rizzoli, Zamboni, Marsala e Oberdan (l'ex Ghetto), ci si scorge una mano aperta. Questa mano aperta è stata elaborata attraverso un processo di sintesi grafica dal suo ideatore per diventare, come afferma l'assessore all'Economia e Promozione della Città Matteo Lepore "molto più che un logo, un vero e proprio strumento di creazione della narrazione che vivrà attraverso il contributo di tutti quelli che lo utilizzeranno".
Ma questa mano diventa anche il simbolo delle cose fatte a mano, dell'artigianato di qualità che rappresenta la vocazione delle attività che nel tempo hanno caratterizzato quest'area. Quella mano è anche la mano aperta, simbolo ebraico, conosciuto come "Mano di Miriam", collegato ai cinque libri della Torah.
Un “progetto rigenerativo”, quindi che oltre a valorizzare, promuovere ed aumentare l'attrattività della zona, vuole sensibilizzare tutti al rispetto dei luoghi "come - preosegue l'assessore Lepore - punto di partenza per riappropriarsi tutti insieme di questi spazi e allo stesso tempo alimentare un cantiere civico in grado di mantenere viva questa parte così importante della città".
Sabato 30 maggio, nello stesso giorno in cui si svolgerà la prima Festa della Collaborazione Civica, le vie del Ghetto saranno animate da eventi musicali, artistici, esposizioni, workshop su come costruire oggetti artigianali, performance e degustazioni. Il progetto è illustrato sulle vetrine di alcuni locali dismessi di proprietà dell'Unicredit in Galleria Acquaderni.