Il 26 maggio prossimo a Bologna si svolgerà un referendum consultivo sulla scuola dell'infanzia. In vista di questo appuntamento abbiamo raccolto le tante domande che i cittadini hanno rivolto all'Amministrazione e deciso di aprire una pagina dedicata per pubblicare dati e informazioni utili a rispondere ai quesiti più frequenti. Qui pubblicheremo nuove domande con le relative risposte utilizzando grafici e strumenti utili. Sarà inoltre possibile porre ulteriori domande attraverso la mail: openscuola@comune.bologna.it.
Vi ringraziamo per il vostro contributo, prezioso, che renderà questa occasione referendaria un momento di confronto e di conoscenza sul futuro della scuola bolognese.
Bologna è l'unica città in Italia con una maggioranza di scuola pubblica dell’infanzia comunale e una minoranza di scuola pubblica statale?
Sì, è vero. In Italia i Comuni non sono obbligati a istituire o finanziare la scuola dell'infanzia. Nonostante questo a Bologna è il Comune, da sempre, a garantire il diritto alla scuola dei bambini tra i 3 e i 6 anni.
Il fatto che il Comune si sia fatto carico storicamente della mancanza di una presenza statale significativa non è quindi un fatto normale, ma una scelta speciale. Questa scelta fa di Bologna una città unica, nella quale il diritto dei bambini e delle bambine ad avere un posto nella scuola dell'infanzia non è garantito dallo Stato, se non in minima parte, bensì dall'impegno straordinario del Comune di Bologna e del suo sistema pubblico integrato.
Il grafico seguente mette a confronto la ripartizione della gestione della scuola in Italia, a Bologna e in Emilia-Romagna.
Quanti soldi investe il Comune per garantire la scuola ai bimbi dai 3 ai 6 anni?
Il Comune di Bologna investe 37,76 milioni di euro ogni anno, di cui 35,5 milioni di euro per la scuola comunale. Un record in Italia.
Quanti bambini dai 3 ai 6 anni ci sono a Bologna, e a quanti il Comune garantisce la scuola?
A Bologna ci sono ad oggi 9.131 bambini, ne possiamo accogliere 8.988. Significa che al 98,4% dei bambini è garantito un posto.
Perché il Comune di Bologna si convenziona con scuole paritarie a gestione privata?
Il sistema pubblico integrato della scuola dell'infanzia bolognese si basa sulla relazione di tre attori: lo Stato, il Comune e le scuole private paritarie. Secondo la legge Berlinguer le scuole comunali sono considerate paritarie e come tali devono rispettare regole definite dallo Stato. Dal 1994, per ampliare l'offerta di posti disponibili e garantire adeguati standard di qualità, l'Amministrazione comunale ha introdotto le convenzioni con le scuole paritarie private che hanno accettato di condividere alcuni obiettivi. Questa scelta ha permesso di allargare la sfera del controllo pubblico e garantire una maggiore accessibilità e qualità per tutta la scuola bolognese. Attraverso la convenzione le scuole paritarie private accettano regole, standard di qualità e verifiche per ricevere contributi che dal 2007 variano da scuola a scuola. Al di fuori di questo perimetro esistono le scuole private non convenzionate. Esse non hanno rapporti con il Comune di Bologna e in quanto tali non sono vincolate in ogni modo a rispettarne l'indirizzo ed il
Il contributo comunale alle scuole paritarie private viola l'art. 33 della Costituzione?
Il contributo alle scuole paritarie a gestione privata non ha nulla di anticostituzionale. La dicitura dell'art. 33 “senza oneri per lo Stato” è da intendersi come senza oneri obbligatori per lo Stato. I firmatari dell'emendamento all'art. 33 della Costituzione che introduce quella dicitura, non intendevano dire che lo Stato non avrebbe mai potuto intervenire a favore degli istituti privati, ma solo che nessun istituto privato sarebbe potuto sorgere con il diritto di avere aiuti da parte dello Stato. Si tratta dunque della facoltà di dare o di non dare. Ciò non è frutto di una interpretazione distorta della Costituzione, ma è stato spiegato in Assemblea costituente dagli stessi promotori dell'emendamento (pagina 3378, intervento Corbino). Il Comune di Bologna dunque non fa nulla di anticostituzionale, se questo lo fosse, la Corte costituzionale lo avrebbe già impedito.
Che vantaggio c’è a dare alle scuole d’infanzia private paritarie 1 milione di euro su 37,7?
La convenzione, che esiste in questo Comune da 18 anni, consente una scelta in più rispetto alla scuola comunale e statale che non riesce ancora ad accogliere tutti i bimbi. Il milione di euro non rappresenta il costo della scuola paritaria privata convenzionata, ma un contributo per le spese di funzionamento, per migliorare gli standard qualitativi e abbassare le rette rendendole il più possibile accessibili a tutti. Inoltre, il Comune garantisce anche la formazione degli insegnanti. Il contributo è diretto alle 27 scuole in convenzione che danno posto ad oltre 1.700 bambini su quasi 9.000. Per fare un raffronto, esclusa la costruzione degli edifici scolastici, sarebbero necessari 12 milioni di euro l'anno per il funzionamento di un numero di scuole necessarie ad accogliere lo stesso numero di bambini, una cifra che lo Stato non eroga.
Perché c'è ancora una lista di attesa se ci sono dei posti liberi?
È una scelta e non un obbligo di legge per i genitori mandare i bimbi alla scuola dell'infanzia. I genitori possono scegliere come meglio credono.
Il Comune garantisce comunque un'ampia scelta di possibilità: i genitori possono indicare fino a 8 scuole differenti. Nel caso in cui non ci fosse posto il Comune offre comunque la possibilità di iscrizione in altre scuole, compreso l'inserimento in corso d'anno.
Sono i genitori che alla fine prendono la decisione migliore per l'organizzazione della loro vita.
Nel 2013 ci sono 179 posti liberi.
Nascono più bambini, cosa fa il Comune per avere più scuola dell'infanzia?
A settembre 2013 apriranno 3 nuove scuole che accoglieranno 177 bambini e 2 nuove sezioni da 26 posti in scuole già esistenti. A settembre 2014 inaugurerà una nuova scuola comunale per 100 bambini; negli anni successivi il Comune costruirà altre 3 nuove scuole.
Sono molto poche le città in Italia che in questo momento investono invece di tagliare.